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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 5 ore 56 min fa

Israele, le proteste e l'Articolo 6 in due mosse

Ven, 17/05/2024 - 10:08

Uno degli aspetti più importanti dell'articolo di oggi è la parte riguardante le proteste in Georgia, le quali possono diventare facilmente e rapidamente un innesco a dir poco preoccupante per un conflitto più serio e ampio nella regione. Nel 2008, quando scoppiarono le tensioni anche a livello militare, tutto ebbe inizio dal vertice di Bucarest di quell'anno in cui si disse chiaramente che Ucraina e Georgia sarebbero entrate nella NATO (nonostante il parere contrario di Germania e Francia, che però non erano in grado di fermare i loro alleati, ovvero gli USA, nel caso in cui si dovesse perseguire un obiettivo specifico). I rapporti da lì in poi si sono letteralmente sgretolati. La Georgia venne “persuasa” dai russi a tornare in carreggiata, mentre la storia dell'Ucraiana la conosciamo bene: di rivoluzione colorata in rivoluzione colorata fino al colpo di stato del 2014 è stata trasformata in un'arma puntata contro Mosca. Ora che però Kiev è stata passata al tritacarne e la situazione della NATO è compromessa, in Georgia si stanno moltiplicando manifestazioni e proteste nella capitale. Per cosa? L'approvazione di una legge che vuole la registrazione su un particolare elenco di quelle attività che operano sul territorio e che ricevono un tot. del loro bilancio in finanziamenti esteri, detto in parole povere. C'è la mano dei russi? Se davvero fosse così facile la spiegazione allora si dovrebbe dire che ci fosse anche nel 1938 negli USA. Quest'ultima, però, non ha criteri oggettivi in base ai quali determinare la registrazione, bensì interpretabili, perché prevede che tutte quelle attività che sono sotto la direzione/controllo/istruzioni di agenti esteri devono registrarsi; invece la legge georgiana è più oggettiva: se l'attività riceve più del 20% del proprio bilancio in finanziamenti, deve registrarsi. Ora, oltre alle bandiere europee presenti in questi tafferugli, salta all'occhio la presenza di James O'Brien, sottosegretario di stato americano per gli affari europei ed euroasiatici, che è lì per far arrivare un messaggio (a dir poco mafioso) al parlamento georgiano: non approvare quella legge altrimenti scattano sanzioni. Questo ufficialmente... ufficiosamente ritengo che sia lì per fare quello che la Nuland fece nel 2014 in Ucraina. Ma non è finita qui, perché oltre a suddetto O'Brien a Tbilisi c'erano anche i ministri degli esteri di Islanda e Paesi baltici che hanno partecipato alle proteste. Dove avete già visto queste scene? Durante il colpo di stato in Ucraina nel 2014, allora c'erano Victoria Nuland per gli Stati Uniti e anche funzionari europei. Oggi si rischia di cadere nella stessa trama. Lo scettico potrebbe affermare che mi stia spingendo molto in là con la fantasia, salvo poi constatare la presenza di altre “briciole di pane” sparse lungo il percorso che vanno a supporto della mia tesi. Quindi, è davvero un caso che mentre l'Ucraina viene piegata come un fuscello d'erba, si stia tentando di aprire un nuovo focolaio in Georgia? Se le cose dovessero andare così, allora a questo giro la risposta russa sarà ben peggiore di quella di due anni fa, visto che, ad esempio, se dovesse esserci un eventuale altro giro la minaccia potrebbe arrivare da Nord.

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di Tom Luongo

Prima di approfondire ciò che penso stia realmente accadendo con le proteste anti-israeliane nei campus universitari, voglio che una cosa sia molto, molto chiara: Non sono affatto d'accordo con ciò che Israele ha fatto in risposta all'attacco del 7 ottobre. Non sono d'accordo con quello che ha fatto anche Hamas, il massacro di civili da parte di musulmani, ebrei, ucraini, russi, ecc. è moralmente ripugnante.

Nessun “Se...”, nessun “E...” e certamente nessun “Ma...”.

Allo stesso tempo voglio ricordare ciò che ho scritto sulla guerra in Ucraina a giugno dell'anno scorso:

Gli inglesi ne hanno bisogno perché la loro faida secolare contro la Russia non può finire con una sconfitta in Ucraina.

Gli Stati Uniti pensano di averne bisogno a causa del ridicolo pensiero delle Grandi Potenze sulle colonie e sul fatto che si sentono "migliori" degli altri.

La cricca di Davos ne ha bisogno perché non può portare il mondo sotto il suo controllo totale se esistono ancora grandi nazioni.

Visto attraverso la lente dei mercanti di potere che hanno scatenato questa guerra, vi lascio con un'ultima domanda: “Cosa sono centomila slavi morti che combattono per delle paludi?

Un buon inizio.

Tornando al 2017, abbiamo parlato all'infinito di come le ossessioni di Benjamin Netanyahu stessero facendo degli ebrei i capri espiatori di tutti i problemi del mondo. Faceva innervosire tutti comportandosi come se governasse il mondo e potesse far ballare tutti i principali leader mondiali al suo ritmo, perché aveva i grandi e cattivi Stati Uniti a coprirgli le spalle.

A proposito, avrete notato lo stesso comportamento in posti come Lituania, Polonia e Francia.

Tutto ciò che doveva accadere era che venisse rimossa la protezione dei sionisti e del sionismo da parte dei nostri media e che si potesse iniziare a cercare un capro espiatorio.

Persone come Nick Fuentes sarebbero passati dall'oggi al domani da persona non grata a coraggiosi rivelatori di verità; oppure abbiamo dimenticato che nemmeno tizi come Mike Enoch e Richard Spencer erano dei veri nazisti?

Ho avvertito tutti subito dopo il 7 ottobre che Netanyahu stava operando con falsi presupposti, ovvero che gli Stati Uniti si sarebbero sempre attenuti ai suoi comandi.

In caso contrario sarebbe ribollito di rabbia anche nei confronti dei nostri leader; i soldi dei contribuenti americani dovevano andare all’estero per difendere i suoi scoppi d’ira, mentre non c'era un centesimo in patria. Ed eccoci qui con il presidente Mike Johnson, ora l’uomo più odiato in America per la sua strenua difesa di Israele. Per mesi ho dovuto sopportare che i conservatori nel campo di Trump perseguitassero Ron DeSantis a causa del suo sostegno a Israele, eppure ecco lo stesso Trump in questo momento che chiede la pena di morte per coloro che protestano contro Israele.

Questa rabbia per il massacro di civili per ciniche ragioni geopolitiche è ciò che sta alimentando alcune di queste proteste, la parte organica; c'è poi anche una parte inorganica in questo movimento contro Israele.

A tal fine non userò la parola tanto di moda “genocidio”, perché 40.000 su 3 milioni NON sono un genocidio. È terribile, è barbaro, ma non è un genocidio. I genocidi sono meccanicistici, procedurali; ciò che sta accadendo a Gaza non è affatto questo.

Questa è un'iperbole intesa a suscitare una risposta emotiva e risucchiarci nell'orbita psicologica dei nostri oppressori. Ricordate gente, la propaganda è fitta su tutti i lati di questi conflitti e non è diverso da quanto accaduto durante i primi giorni della guerra tra Russia e Ucraina.

Vi ricordate quando tutti si stracciavano le vesti per i missili “ipersonici” della Russia? Notizia flash: tutti i missili sono ipersonici.

Non è diverso dall'istrionismo quando qualcuno in precedenza diceva qualcosa di lontanamente antiebraico. Allora uno avrebbe potuto aspettarsi una chiamata dagli avvocati dell'ADL; abbiamo convissuto con queste sciocchezze per decenni.

Ma, per favore, non pensate nemmeno per un secondo che quella fosse una sorta di prova di una Grande Cospirazione Ebraica. Ci sono molti altri gruppi che sono altrettanto protetti quanto Israele.

Notate come non li elenco qui per sottile questione retorica.

So che il ritornello comune è: “Guardare chi non si può criticare ed è quello che ti governa”, l'ho usato anch'io in passato. Ma poiché credo di essere diventato più bravo a vedere le cose con chiarezza, penso che l’osservazione migliore sia: “Guardare a chi ci è permesso di criticare e si capirà chi i nostri governanti vogliono che odiamo”.

A questo punto credo che il secondo sia il filtro molto più predittivo attraverso il quale visualizzare la finestra di Overton attuale rispetto al primo.

Questi due gruppi oggi sono gli Stati Uniti e Israele.

Torneremo a sentirci dire di odiare la Russia più avanti questo mese, dopo che Putin avrà fatto una mossa contro Zelensky.

Quando diamo uno sguardo attento alle divisioni su questo tema, emergono importanti distinzioni. I nostri campus universitari esistono in una realtà che è molto diversa dalla rabbia nel cuore del Paese, che per la maggior parte sostiene il diritto di Israele di difendersi dopo i fatti del 10/7. Le loro prospettive separate sono il perno che gli abusatori narcisistici usano per mettere i due gruppi l'uno contro l'altro e guadagnarci.

Nel momento in cui Soros e la cricca di Davos hanno trasformato le proteste universitarie nella versione aggiornata di quelle del Black Lives Matter nel 2020 o Occupy Wall Street nel 2008, abbiamo un classico gioco “divide et impera” da parte dei soliti sospetti, indipendentemente dalla giustezza della causa.

Ora gli americani, giustamente indignati per la violenza di Hamas, si contrappongono ai ragazzi dei college, giustamente indignati per l'inaccettabile risposta di Israele.

Il risultato sono più divisioni all’interno di una società che viene suddivisa quasi di ora in ora.

Ora ponetevi la domanda più importante: cui bono? Chi ci guadagna e perché?

Netanyahu o è un utile idiota oppure un complice. La maggioranza israeliana (e quella americana) che sostiene le sue azioni contro Hamas sono state assolutamente spinte nel ruolo di utili idioti.

I soldi di Soros vengono ancora spesi, immagino.

E credo che ciò sia stato fatto in modo tale che, alla fine, tutti gli ebrei sarebbero diventati poi le vittime del prossimo pogrom... o, più precisamente, “Il pogrom per porre fine a tutti i pogrom”, a meno che non venga fatto qualcosa per risvegliarli e capiscano dove si sta andando a parare.

Ecco perché mi ha fatto piacere vedere che l'attacco missilistico iraniano ha inviato il messaggio giusto alle persone giuste: agli israeliani che seguivano ciecamente l'aggressione di Netanyahu per motivi pseudo-religiosi e per il falso senso di sicurezza offerto dall'alleanza con gli Stati Uniti e con le difese aeree Iron Dome di Israele.

Allo stesso tempo l'Iran potrebbe aver ricevuto un campanello d'allarme su quanto possa essere surclassato dalla tecnologia missilistica statunitense/israeliana durante la presunta risposta israeliana.

Quindi su questo fronte è un po' una situazione di stallo, che credo sia una buona cosa.

Ancora una volta, la propaganda a cui credete in questo scambio dice più su di voi che sulle persone che si lanciano missili a vicenda.

Quei quattro missili balistici che sono riusciti a raggiungere il suolo potrebbero rappresentare i “missili” più efficaci della storia umana: hanno mandato in frantumi quell'illusione di sicurezza, visto che un sacco di israeliani sono corsi all'aeroporto più vicino per sfuggire al pericolo.

Allo stesso tempo anche gli iraniani hanno ricevuto il loro campanello d’allarme: se Israele iniziasse una guerra contro l’Iran quest'ultimo sarebbe in grossi, grossi guai. Non lasciatevi risucchiare dal vortice secondo cui nessuna delle nostre armi funziona: molte funzionano e bene anche.

Detto questo, è nostro compito, non responsabilità, eliminare la risposta emotiva alla violenza (così dannatamente difficile da fare, lo so!) per guardare fuori dal microcosmo della psicosi sul campo e guardare quel fastidioso quadro più ampio attraverso cui operano le persone che hanno fomentato questo conflitto.

È ovvio che se si gratta un po' la superficie di queste proteste si può vedere la mano dell'attore esterno con il pollice sulla bilancia. C’è davvero indignazione per ciò che Israele ha fatto a Gaza e per ciò che Netanyahu deve ancora fare.

Ci sono anche un sacco di forze esterne, però, che amplificano questo conflitto che risale a decenni prima della nascita dei ragazzi che protestano. Oppure abbiamo dimenticato che i sovietici appoggiavano l’OLP e Hamas è stato creato dall’Occidente (un po’ come l’ISIS) per essere il gruppo palestinese che Israele era pronto ad affrontare?

Queste proteste, nel complesso, sono organiche quanto le rivolte del Black Lives Matter nel 2020, la rivolta ucraina a Maidan nel 2014, le proteste di Occupy Wall Street nel 2008 e ogni altra “rivoluzione colorata” tentata e/o riuscita negli ultimi quarant'anni.

Ovvero, non lo sono affatto: sono, strategicamente, un’arma per arrivare a un risultato particolare. Le proteste di Occupy Wall Street riguardavano originariamente il razzismo e poi sono state dirottate (fonte Tim Pool) da forze organizzate per marciare altrove.

I cecchini erano sui tetti che sparavano a poliziotti e manifestanti in piazza Maidan per garantire il caos e il rovesciamento violento di Viktor Yanukovich. E sono morti (fonte Roger Zelazny).

Perché queste proteste legittime sono state dirottate? Conosciamo la risposta. Il mio interesse per questo tema è iniziato con questo tweet in cui ho citato una persona che rispetto profondamente ma che, secondo me, ha perso la testa.

I'm sorry I fundamentally disagree here. Nothing Gabbard said here is off-base.

These protests are part of another color revolution tactic to undermine the US politically. They are NOT organic anymore than the BLM riots were organic in 2016. Their cause is just, their… https://t.co/qY68vEeVdT

— Tom Luongo (Head Sneetch) (@TFL1728) May 4, 2024

Sapete perché conoscono bene i nostri inneschi? È perché li hanno installati proprio loro!

Perché coloro che hanno definito stronzate cose Occupy Wall Street, o hanno visto la mano della Nuland su Maidan, o l'organizzazione di Antifa durante le rivolte del Black Lives Matter, o che hanno coperto le rivolte della Primavera Araba, non riescono a vedere la mano pesante di quelle stesse persone adesso? Perché c'è Israele nel mirino?

Lascio a voi l'interpretazione. La mia opinione personale è che alle critiche a Israele, a lungo represse e in qualche modo giustificate, è stato ora permesso di scatenarsi per scopi geopolitici più ampi.

Questa è la prima ondata di frustrazione che si trasforma in rabbia giusta, se non ipocrita. Ancora una volta, ora, a quanto pare, è bello poter finalmente criticare Israele.

Ricordate quando abbiamo scoperto che gli stronzi anti-impero americano come Caitlin Johnstone e Bernard di Moon of Alabama desideravano che gli americani morissero durante il COVID affinché tutti ci potessimo accorgere del marcio nel nostro sistema sanitario privato?

NO? Io sì e ancora non li ho perdonati. Perché mi hanno mostrato chi erano veramente: ideologi impegnati nelle loro agende politiche piuttosto che campioni di pace e umanità.

Il mio amico e collaboratore, Dexter White, mi ha spinto a fare un podcast durante i primi giorni della guerra in Ucraina perché sentiva che mi stavo avvicinando troppo a giustificare l'inizio della violenza da parte della Russia lì. Ho dovuto elaborare un sacco di teoria cristiana sulla guerra giusta per superare tutto ciò e non credo di aver fatto il miglior lavoro, col senno di poi.

Il mio lavoro qui non è dirvi quello che volete sentire, ma a volte quello che avete bisogno di sentire.

I palestinesi morti sono una tragedia, ma lo stesso accadrà anche agli ebrei morti. E se Netanyahu si trovasse con le spalle al muro a causa delle forze esterne che ora stanno dilaniando Israele, creerà proprio lo spargimento di sangue che tutti noi vogliamo evitare.

Chi sono queste forze esterne? La cricca di Davos. Perché? Perché vogliono che gli Stati Uniti siano coinvolti in guerre che 1) li mandino in bancarotta sia economicamente che moralmente e 2) giustifichino la fine della politica degli Stati-nazione e il passaggio alla governance globale nelle loro mani attraverso le Nazioni Unite.

E se Israele e alcuni ebrei e arabi, che alla maggior parte delle persone è stato insegnato a odiare, devono essere vaporizzati nel processo, beh, c'è tutta quella storia delle frittate e delle uova rotte...

Oppure non abbiamo guardato il film Watchmen abbastanza volte per capire la battuta?

La frustrazione e la rabbia sono facili. Sono, come continuavamo a sentirci dire da quei fastidiosi film di Star Wars, la via verso il lato oscuro. Quindi il mio messaggio a tutti è semplice: fate attenzione a ciò che desiderate.

Oppure il prossimo scambio non riguarderà qualche migliaio di morti, ma qualche centinaio di milioni.

Ricordate la prima regola della geopolitica espressa dall’architetto del XX secolo, Winston Churchill: “Non ci sono alleanze, solo interessi”.

Quando mi guardo intorno e vedo l'enorme spinta all'interno delle Nazioni Unite per una soluzione a due stati in Medio Oriente, il mio “senso di ragno” formicola in un modo che ascolto sempre.

Detto questo, diamo un'occhiata un po' al quadro più ampio e vediamo cosa sta realmente succedendo nei nostri college e come il denaro affluisce in essi, perché è qui che potremmo trovare un filo conduttore.

Teniamo sempre presente che l’obiettivo è ed è sempre stato quello di indebolire gli Stati Uniti politicamente, socialmente ed economicamente. Quindi è mio compito essere scettico su ciò che vedo ora.

Mi sta diventando chiaro che il piano della cricca di Davos è quello di dividere il mondo su Israele/Palestina usando l'ONU come “voce della ragione” per quanto riguarda il “genocidio” a Gaza. L’Europa si è schierata pienamente a sostegno di questa idea, ma lo ha fatto per marginalizzare/neutralizzare l’influenza di Stati Uniti e Regno Unito sulle Nazioni Unite, ponendo le basi per una riforma di tale istituzione con Europa e Cina al timone.

La dipartita degli Stati Uniti sarebbe una buona cosa per loro, visto che porrebbe fine alla relativa influenza che hanno sulle Nazioni Unite. Ma questa è ora la parte apertamente dichiarata della strategia: Trump e il Congresso neoconservatore (Israele) contro Biden e gli europei/RoW (Palestina) sono solo pedine in questo gioco di potere.

Ovvero: fine degli Stati-nazione, default sul vecchio sistema, trasferimento del potere a istituzioni globaliste come l’ONU, controllo di tutte le rampe d'accesso alla civiltà con un passaporto digitale e denaro fasullo.

Non lasciatevi ingannare: a questa gente non gliene frega niente dei palestinesi. Sono un mezzo per raggiungere un fine e più Israele li uccide, più forte diventa la posizione della cricca di Davos.

E se non vi piace che lo sottolineo perché volete solo sentirvi bene mentre la vostra rabbia scorre, peggio per voi. È quello per cui mi pagate, anche se vi mette a disagio.

Detto questo, diamo un'occhiata a come la reazione istintiva del Congresso a queste proteste potrebbe essere stata una trappola tesa per questi idioti globalisti, che sono prevedibili quanto le 24 ore di una giornata.

Cos'è stato approvato dal Congresso con l'Antisemitism Awareness Act? In breve, una riformulazione dell’ordine esecutivo di Trump che vietava al governo federale di finanziare l’antisemitismo utilizzando come giustificazione l'Articolo VI del Civil Rights Act del 1965.

Se questa cosa è stata nei libri contabili per tutto questo tempo come ordine esecutivo, allora perché nessuno se n'è mai lamentato fino ad ora? Perché è stato resuscitato in questo momento per alimentare la folla indignata?

Per dare un po' di contesto, ecco la denuncia dell'ACLU:

In una lettera ai rappresentanti, l’ACLU ha scritto: “La legge federale proibisce già la discriminazione antisemita e le molestie da parte di entità finanziate dal governo federale. La HR 6090 non è quindi necessaria per proteggere dalla discriminazione antisemita; invece raffredderebbe la libertà di parola degli studenti nei campus universitari equiparando erroneamente all’antisemitismo le critiche al governo israeliano. Mentre sosteniamo pienamente gli sforzi per combattere la discriminazione e le molestie attraverso denunce e indagini dell'Articolo VI, ci opponiamo fermamente all'uso della definizione IHRA o a qualsiasi definizione di discriminazione che minacci di censurare o penalizzare il discorso politico protetto dal Primo Emendamento”.

Ciò che è in gioco qui non è il raffreddamento della libertà di parola, ma il sussidio di certi tipi di libertà di parola che poi travolge qualsiasi controargomentazione. In altre parole, il denaro delle tasse va a sovvenzionare il fiorire di questo virus mentale egualitario attraverso il Civil Rights Act che ora ha superato il limite della follia.

Quindi quello che l'ACLU sta effettivamente dicendo è che va bene che alcune persone ricevano soldi per parlare delle loro questioni ai sensi del Civil Rights Act, mentre altri devono semplicemente starsene buoni e accettarlo.

La libertà di parola nei campus universitari è stata un terreno di gioco dissestato sin dal 1965.

Se si vuole la libertà di parola nei campus, allora a tutti dovrebbe essere permesso di parlare liberamente senza essere sopraffatti da coloro che ottengono miliardi per avere una piattaforma più grande di altri.

E l’ACLU e altri ora vedono la trappola e stanno cercando di trasformarla in una questione ai sensi del Primo emendamento. Non che io giustifichi questa roba, ma dobbiamo smetterla di leggere i titoli dei giornali e reagire in modo spropositato a essi. Perché se il disegno di legge diventa legge, con tanto di svolta politica contro questo tipo di protesta, cosa che comprende sdraiarsi davanti al traffico, ecc., i soldi finiranno assolutamente. In effetti, sono già finiti.

In sostanza, questo disegno di legge non è tanto diverso dalle leggi anti-ONG approvate in Georgia sulla scia di quelle approvate precedentemente in Russia; sono un mezzo attraverso il quale il governo nazionale può tracciare il flusso di denaro esterno al Paese per scopi politici. Sono leggi letteralmente progettate per porre fine alle “rivoluzioni colorate”.

E non c’è nulla che possa portare la gente nelle strade a gridare “Diritti umani!” e fomentare la violenza sventolando come feticcio queste leggi. È così che Alexei Navalny, ad esempio, s'è costruito la sua fama in Russia.

Questi demoni della cricca di Davos vogliono un flusso di denaro illimitato e non rintracciabile per destabilizzare la società dalle fondamenta.

Nel caso di questa legge sull’antisemitismo l’obiettivo sono gli Stati Uniti, ma la traccia dei finanziamenti è ancora più perniciosa. Il Civil Rights Act è stato l’inizio di questo progetto, la spina dorsale della loro Lunga Marcia attraverso le Istituzioni; è stato un progetto lungo perché avevamo strutture legali e sociali talmente forti da resistere a queste sciocchezze.

Il Civil Rights Act è stato ciò che ha permesso al virus mentale marxista dell’egualitarismo di metastatizzarsi liberamente con i nostri soldi nei campus universitari per quasi 60 anni. Non c’è da stupirsi se stiano combattendo ogni tentativo d'indebolirlo.

Se si vuole provocare l’ira dei globalisti, vi basta semplicemente togliere loro le operazioni di riciclaggio di denaro.

Chiedete alla Cina chi c’era veramente dietro le rivolte di Hong Kong del 2018 e il trattato di estradizione. Si trattava di un’operazione britannica per proteggere gli asset dell’MI-6 nel sistema bancario di Hong Kong e l’ancoraggio del dollaro di Hong Kong al dollaro statunitense. I black bloc che vanno in giro disturbando il traffico, lanciando bombe?

Davvero pensavate che fossero spontanei?

O, meglio ancora, chiedete a Putin perché è un crimine in Russia registrare le ONG come agenti stranieri (FARA) come negli Stati Uniti. Vi ricordate che Obama invocò il Logan Act per convincere il consigliere di Trump, Paul Manafort? No? Giusto perché la storia è solo superficiale.

Quando lo facciamo noi è per la sicurezza nazionale, ma quando lo fa qualcun altro è una prova di delinquenza.

Sono tutte stronzate, gente.

Come sempre, la cricca di Davos ha visto un’opportunità per dividere e governare con l’ennesima crisi umanitaria e attivando il proprio popolo. Non si sarebbero mai aspettati che qualcuno avrebbe avuto il “coraggio” politico per difendere Israele, perché ci hanno detto che ora va bene avere i nostri Due Minuti di Odio nei confronti dei sionisti.

Se qualcuno tentasse di contestualizzare il conflitto in un modo diverso dalla narrativa dominante, otterrebbe l'etichetta di “complice di genocidio”.

Proprio come chiamavano tutti “Servo delle corporazioni (Occupy Wall Srett)”, “Pagato dai russi (Maidan)”, “Razzista! (Black Lives Matter)”, “Anti-Scienza (COVID)” e “Negazionista climatico”.

Hanno vissuto in un mondo in cui potevano gridare le loro insensate sciocchezze e nessuno al potere aveva il coraggio di alzarsi e dire loro di no: “State zitti e sedetevi”.

Potete essere arrabbiati e avere il vostro punto di vista, ma non sconvolgerete più il mondo per i vostri scoppi d'ira. Niente più soldi per questo. Le rivoluzioni colorate non saranno più gratuite negli Stati Uniti. Il Civil Rights Act può ora essere sfidato apertamente perché la cricca di Davos ha fatto il passo più lungo della gamba attaccando Israele negli Stati Uniti. Sebbene pensassero di poter interrompere il legame tra Stati Uniti e Israele, cosa che potrebbero finire per fare a lungo termine (una cosa assolutamente positiva), ciò metterà anche in moto lo smantellamento del Civil Rights Act come mezzo per finanziare il loro continuo controllo sulle nostre istituzioni.

Questa è la vera ironia di questa situazione e per molti americani programmati per credere alla Grande Cospirazione Ebraica, ciò di cui erano veramente arrabbiati era non essere in grado di parlare onestamente dei veri problemi. È davvero difficile credere che fosse stato fatto apposta?

Quindi è un momento di emozioni contrastanti, simile alla vecchia battuta di vostra suocera che precipita da un dirupo e finisce sulla vostra nuovissima Ferrari.

Detto questo, nutro immenso rispetto e simpatia per quei ragazzi là fuori sinceramente indignati per ciò che sta accadendo a Gaza. Parla dell’inizio del ritorno di una certa empatia negli Stati Uniti in un momento di vera crisi; mi dice che alcuni di loro ancora sono genuini.

Perché questa volta la cricca di Davos et.al. hanno morso la mano che nutriva la bestia egualitaria. Questa volta il flusso di denaro sta finendo perché gli ebrei, giustamente, ritirano il loro sostegno da tale infrastruttura.

Quando Bill Ackman smette di fare la sua donazione da $10 milioni all’anno ad Harvard a causa di questa storia, il gioco è cambiato.

Quando il MIT smetterà di utilizzare la diversità ai fini dell’ammissione, il gioco sarà cambiato.

Ora l’amministrazione Obama/Biden ha provato a prendere di mira gli ebrei e il risultato è stato un fallimento. Gli ebrei post-olocausto pagarono fior di quattrini al governo federale per il racket della protezione e quindi doveva essere garantita.

Fino a questo momento di vera crisi ovviamente, quindi ora quel sostegno è andato via.

Ed è per questo che finalmente si sono visti i college chiamare la polizia per sedare le proteste. Non perché stavano eseguendo gli “ordini dei padroni ebrei”, ma perché hanno visto i soldi prosciugarsi e hanno detto: “Oi vey!”

È davvero diverso da ciò che sta accadendo in altre aree del Paese riguardo ai criteri DEI, ESG e a tutte le altre stronzate marxiste con cui abbiamo avuto a che fare?

Ora sappiamo che l’intero controllo dell’intelligence negli Stati Uniti, il cosiddetto Quarto ramo del governo, è stato finanziato attraverso queste stronzate. Il denaro sempre più degradato fluiva attraverso il governo federale per sostenere ogni stupido progetto marxista di reclutamento attraverso l’Ivy League, basato sulla profilazione psicologica. È così, ad esempio, che hanno reclutato Jeffrey Epstein.

Le migliori scuole erano le migliori perché era lì che scorreva il denaro. Quei soldi si stanno esaurendo e stanno andando altrove. Adesso può iniziare l’opposizione politica ai costi reali del Civil Rights Act, perché può essere impugnato legalmente dato che non riceve più copertura politica dal Congresso.

Quel sistema di reclutamento di leader politici e servizi d'intelligence dovrà fare le valigie e trovare una nuova casa. E lo farà, perché queste persone sono locuste.

La parte migliore di tutto ciò è che i veri sionisti (che sono solo un’altra parte della massa di Davos) al Congresso sono caduti completamente in questa trappola. È un pantano politico. Biden è stato messo al potere per dare il via a questa spinta finale volta a distruggere gli Stati Uniti e la situazione si sta ribaltando a suo sfavore. In precedenza il Partito repubblicano non si sarebbe mai opposto alla “discriminazione anti-bianca” perché il costo politico sarebbe stato troppo alto. Come si separano gli ebrei dal resto dei “bianchi privilegiati”?

Nel linguaggio moderno di come dovremmo vedere lo status di vittima degli oppressi, il “potere ebraico” è al centro di tutto il razzismo “anti-bianco”. Quindi adesso odiate gli ebrei? Grande! Grazie per aver fatto davvero sapere a tutti qual è la vostra vera agenda.

Ora abbiamo le basi politiche per portare avanti le azioni legali attraverso i tribunali per smantellare il Civil Rrights Act. Piaccia o no, la chiave di tutto ciò è che la maggioranza degli americani che sostengono Israele è la chiave di tutto ciò e usarla per dire “Basta” è la trappola.

Soros et al. pensano che mettere il mondo contro Israele sia la vittoria. Forse. Va bene ora criticare Israele, ma che lo faccia il governo federale è contro l'Articolo 6 del Civil Rights Act. E ciò estende il gioco più importante, impedire agli Stati Uniti di cadere nella trappola della guerra civile e della dissoluzione, per un altro ciclo presidenziale.

Ora può essere una questione cruciale smettere di spendere i soldi dei contribuenti in programmi sociali progettati per distruggere il Paese. Questo è il primo passo concreto per riappropriarci delle nostre istituzioni.

Se non sprofondiamo nella guerra civile, si fermerà il crollo del mercato del debito statunitense, il che è un vantaggio sia per l’Europa che per la Cina. Questo è il motivo per cui c’è questo costante aumento dei conflitti esteri. È per questo che gli inglesi stanno dando il via libera all’Ucraina per usare i suoi missili all’interno della Russia. Gli Stati Uniti devono essere trasformati in un paria e l’attuale campagna contro Israele ne è l’avanguardia.

Per essere chiari, anche Netanyahu è caduto in questa trappola. Qui tutti usano tutti gli altri. Noi – americani, europei, palestinesi, russi, ucraini, africani, arabi e sì anche EBREI – siamo le vittime.

Quindi non incoraggiate nessuna delle due parti in questo conflitto. C’è violenza più che sufficiente nella storia del Medio Oriente per giustificare entrambe le posizioni. Il mio obiettivo con il pezzo di oggi è quello di farvi riflettere su come possiamo scendere dalla ruota dei criceti e smettere di giocare ai loro stupidi giochi, ribaltando la situazione geopolitica a nostro vantaggio.

Più spingiamo affinché questa guerra di logoramento psicologico finisca, più è probabile che potremo evitare il grosso degli spargimenti di sangue di cui hanno così disperatamente bisogno per giustificare un governo globale e la sofferenza universale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


La rinnovata pressione normativa su Bitcoin non è affatto una sorpresa

Gio, 16/05/2024 - 10:12

 

 

di Mark Jeftovic

Abbiamo sempre sostenuto che l’ascesa di Bitcoin e del mondo fintech decentralizzato avrebbero rappresentato un cambiamento nel sistema monetario e che sarebbe stato ingenuo aspettarsi che i “poteri costituiti” e l’establishment sarebbero crollati senza combattere.

Dopotutto coloro che traggono vantaggio dall'Effetto Cantillon hanno avuto il controllo monopolistico su un meccanismo che per oltre un secolo ha trasferito di nascosto la ricchezza di tutti gli altri nelle loro tasche.

Ora, all’improvviso, arriva Prometeo – sotto forma di Satoshi – e regala all’umanità un nuovo meccanismo, chiamato crittografia asimmetrica a chiave pubblica. In realtà è solo matematica, ma consente a ogni individuo sulla Terra di proteggersi dalla sopraccitata appropriazione indebita.

If you want to keep your #Bitcoin safe from the government, just make a seed phrase using Jeffrey Epstein’s clients’ names.

That way the FBI will never look for it.

— Walker⚡️ (@WalkerAmerica) April 26, 2024

Ancora peggio per le élite è che il loro meccanismo per sottrarre ricchezza alla società è denominato in unità di valuta fiat che perde il proprio valore nel tempo, mentre la plebe che fa uso di questo nuovo sistema sta scoprendo che il proprio potere d’acquisto aumenta nel tempo.

Coloro che traggono vantaggio dall'Effetto Cantillon stanno combattendo l’inesorabile cannibalizzazione del proprio potere d’acquisto a causa degli effetti perniciosi dell’uso del debito, mentre il nuovo sistema emergente è spinto da effetti di rete e buoni incentivi vecchio stile.

Per l’establishment, i banchieri centrali, i politici e i clientes probabilmente tutto sembra un po’... ingiusto.

Non sorprende, quindi, che chiunque tra loro che veda la proverbiale scritta sul muro si rifiuti di “ingoiare la pillola arancione”, e scaglierà tutto il potere, l’influenza e la corruzione istituzionalizzata a sua disposizione per cercare di prevenire la prospettiva di un’iper-Bitcoinizzazione.

Chokepoint 1.0 è stata un’iniziativa dell’era Obama, inaugurata nel 2013 ha posto le basi per escludere gli operatori finanziari non sanzionati dal sistema bancario preesistente: prestiti con anticipo sullo stipendio, reti di trasferimento di denaro – e, cosa più importante, ha messo fine da un giorno all’altro a un settore: il gioco d’azzardo online.

Chokepoint 2.0 è arrivato sulla scia del bear market crypto 2021-2022, le conseguenze del fallimento di FTX (insieme a Celsius, Terra/Luna e tutto il resto).

Abbiamo visto il presidente della SEC, Gary Gensler, combattere gli ETF su Bitcoin, la formazione dell'“esercito anti-criptovalute” di Liz Warren e un assalto coordinato contro le banche cripto-friendly – tra cui la stessa Silvergate Bank, che fino ad allora stava andando benissimo, ma alla fine ha ceduto.

Uno dei principali artefici di Chokepoint 2.0, Bharat Ramamurti, è ora a capo della CFTC.

Chokepoint 3.0 ha iniziato a essere riconoscibile a metà del 2023; la prima volta che ne ho sentito parlare è stato da Riot Blockchain a febbraio, in risposta al “sondaggio” pianificato dal governo degli Stati Uniti sull'utilizzo di elettricità da parte dei miner Bitcoin.

Da quando la SEC ha subito la sua umiliante perdita contro Bitcoin nell'approvazione degli ETF spot, sembra che il ritmo del FUD normativo negli Stati Uniti sia aumentato e ora provenga da tutte le parti:

• Abbiamo riportato in precedenza che la SEC ha preso di mira Uniswap;

• Da allora ha accusato Metamask di essere un broker di titoli senza licenza (Consensys, la società madre di Metamask, sta ora facendo causa alla SEC per “sequestro illegale”);

• I fondatori, l'Ad e il CTO di Samourai Wallet sono stati arrestati e accusati “di reati di riciclaggio di denaro e trasferimento di denaro senza licenza” secondo il comunicato rilasciato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

• L'FBI ha lanciato un avvertimento ai consumatori affinché evitino di utilizzare exchange senza KYC:

“L'FBI mette in guardia gli americani dall'utilizzare servizi di trasmissione di denaro in criptovaluta che non sono registrati come Money Services Businesses (MSB) [...] evitate servizi di trasmissione di denaro in criptovaluta che non raccolgono informazioni Know Your Customer (KYC) dai clienti quando richiesto”.

Aggiungendo anche che:

“L'utilizzo di un servizio che non rispetta gli obblighi legali potrebbe comportare il rischio di perdere l'accesso ai fondi dopo che le operazioni delle forze dell'ordine hanno preso di mira tali imprese”.

Che parafrasando le parole dell'FBI significa “Not your keys = not your coins”.

• Il 26 aprile il Depository Trust and Clearing Corporation (DTCC) ha annunciato che avrebbe ridotto a zero il valore collaterale degli ETF con esposizione a Bitcoin o criptovalute a partire dal 30 aprile. Ha inoltre diminuito il valore delle obbligazioni spazzatura B1-B3 (spingendo il “valore dell’haircut” dal 50% al 70%).

L'elenco potrebbe continuare, ma ne approfondiremo un paio in più oltre l'elenco puntato.

Il vice segretario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, Wally Adeyemo, ha avvertito che “i gruppi terroristici aumenteranno l'uso di valute virtuali e altri asset digitali”, anche se:

“Mentre continuiamo a valutare che i terroristi preferiscono utilizzare prodotti e servizi finanziari tradizionali, temiamo che senza un’azione del Congresso volta a fornirci gli strumenti necessari, l’uso di asset virtuali da parte di questi attori non potrà che aumentare [...]”.

Detto in modo diverso, e facendo eco a ciò che altre forze dell’ordine e ministeri governativi statunitensi hanno ripetutamente affermato nei loro studi, criminali e terroristi preferiscono ancora utilizzare il denaro fiat – vale a dire dollari statunitensi – per svolgere le loro attività.

Eppure nuovi poteri costituzionali sono in qualche modo necessari per risolvere un problema che non esiste.

A tal fine abbiamo ottenuto un'anteprima delle possibili informazioni fiscali relative agli asset digitali. Il nuovo modulo fiscale 1099-DA proposto per segnalare i “Proventi di asset digitali dalle transazioni” è stato pubblicato sul sito web dell'IRS:

Ben visibile per la sua presenza è l'opzione della casella “wallet unhosted” e possiamo vederla richiedere indirizzi per il trasferimento e persino ID delle transazioni.

Nulla di tutto ciò dovrebbe sorprendervi, infatti ci aspettavamo un aumento delle normative e della verifica dell’identità su tutte le strade che entrano o escono dalla criptoeconomia.

Adesso quando arriva il momento di togliere le fiches dal tavolo (se si sceglie di farlo) bisogna tenere conto dell'impatto fiscale e segnalarlo di conseguenza (qui in Canada il governo ha aumentato la tassa sulle plusvalenze dal 50% al 66,6% – portando l''impatto fiscale effettivo sui guadagni massimi dal 25% al ​​33%: entrerà in vigore il 27 giugno e copre Bitcoin e altre criptovalute).

Tenete inoltre presente che una delle nostre premesse principali è che la ricchezza è sempre più un viaggio di sola andata verso la criptoeconomia senza mai ritornare al sistema fiat, che riteniamo abbia una durata limitata. Ciò significa che il sistema finanziario mondiale si biforcherà inevitabilmente in due sistemi monetari separati.

Un sistema basato sulle CBDC in cui il denaro viene sostituito da punteggi di credito sociale; in cui i servi neo-feudali arrancano attraverso vite di silenziosa disperazione, dove la loro quotidianità è ottimizzati per obiettivi collettivisti e di “decrescita”. “Socialismo d'emergenza”, per usare il termine di George Gilder.

E una rete di cripto-anarchia – marmorizzata in questa utopia mondiale e neo-marxista, sarà costituita da numerose enclavi, micro-sovranità, città-stato e persino caste in cui la ricchezza reale è detenuta da individui che sono relativamente liberi di esercitare il libero arbitrio. È lo scenario “The Sovereign Invidividual”, scritto in grande.

Da che parte della Grande Biforcazione vi troverete è praticamente da vedere in questo momento. Le CBDC rivolte al commercio al dettaglio sono ancora lontane, misurate in termini di anni, di conseguenza c'è ancora tempo per schierarsi dalla parte giusta dell'imminente apartheid monetario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Perché l’Occidente sta rinunciando ai diritti individuali

Mer, 15/05/2024 - 10:14

 

 

di Finn Andreen

Sebbene la classe politica occidentale critichi costantemente la natura “autoritaria” di alcune nazioni, bisognerebbe prima spazzare davanti alla propria porta tanto per parafrasare Johann von Goethe. Infatti gli stati-nazione occidentali e le istituzioni internazionali da anni intaccano la libertà e i diritti sia degli individui che delle imprese.

In primo luogo le pressioni fiscali e inflazionistiche esorbitanti sulle popolazioni occidentali non dovrebbero mai essere considerate “normali” o “accettabili”; sono gravi violazioni dei diritti di proprietà in sé e per sé. Queste pressioni da sole aiutano a spiegare la stagnazione economica e la decadenza politica delle società occidentali. Inoltre alla polizia e alle forze di sicurezza occidentali sono stati conferiti poteri precedentemente impensabili, molti dei quali ora permanenti. Wikileaks e altri hanno rivelato i programmi di sorveglianza di massa su intere popolazioni imbastiti dalle agenzie di intelligence occidentali.

La censura e la propaganda sono pratiche comuni da parte dei governi e dei media generalisti, soprattutto nelle democrazie occidentali dove il controllo dell’opinione pubblica è fondamentale. Ma la violazione dei diritti in Occidente ha preso una svolta drammatica con i confinamenti senza precedenti e ingiustificati di persone sane durante la pandemia Covid-19, con l'obbligatorietà della vaccinazione e con gli altri scandali politici che hanno riguardato questi vaccini.

All’ordine del giorno ci sono ulteriori restrizioni alla libertà di parola su alcune piattaforme social. Nuove leggi, come il RESTRICT Act (Restricting the Emergence of Security Threats that Risk Information and Communications Technology) negli Stati Uniti e il Digital Services Act in Europa, vengono approvate in modo antidemocratico. Sebbene all'apparenza vengono propagandate come protezione per le persone, consentono all’élite oligarchica occidentale di aumentare il proprio controllo sulla società, attuare la propria agenda globalista e proteggersi dal dissenso.

Nel futuro prossimo le cose probabilmente andranno molto peggio: dall’allarmante controllo capillare delle vite individuali attraverso i wallet digitali e le valute digitali delle banche centrali alle gravi  conseguenze economiche e sociali dei “Green Deal”, tutti i campanelli d’allarme suonano già da tempo.

Alla luce di queste gravi violazioni dei diritti e le minacce di ulteriori violazioni, ci si potrebbe aspettare una reazione da parte della maggioranza dei destinatari. È vero, ci sono sacche di disobbedienza politica, come le proteste degli agricoltori in Europa, ma si tratta di movimenti marginali di persone che stanno sperimentando in prima persona le linee di politica sopra menzionate.

Ci sono segnali positivi di disapprovazione tra la popolazione in generale, come una misurabile perdita di fiducia sia nei media generalisti occidentali che nei leader politici, ma non c’è una massiccia opposizione a queste evidenti violazioni dei diritti individuali. Quindi, prima di chiedersi quali siano le condizioni necessarie per un cambiamento politico radicale in Occidente, è necessario analizzare questa indifferenza.


L'abbandono dei diritti individuali

Il mondo occidentale è stato in grado di produrre testi importanti come la Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino e la Carta dei diritti degli Stati Uniti, entrambi del 1789. Il loro scopo era quello di garantire la protezione dei diritti e delle libertà individuali contro la coercizione statale. Per più di due secoli questi due documenti hanno svolto un certo ruolo nel frenare le violazioni più eclatanti dei diritti individuali da parte dei governi occidentali contro i loro sudditi.

Va notato, tuttavia, che questi documenti non solo sono stati interpretati in modo abbastanza “arbitrario”, ma sono stati violati, anche apertamente, in molte occasioni (ad esempio, la coscrizione forzata e la tassazione, per citarne solo due). Ciò è inevitabile quando tali diritti sono tutelati solo dalla volontà dei legislatori e dei giudici di aderire a vecchie pergamene, per quanto “sacre” spesso si pretenda che siano. Considerando la protezione relativamente scarsa dei diritti individuali che questi documenti hanno di fatto fornito, non sorprende che tali diritti – in particolare quello più fondamentale, il diritto di proprietà – possano essere indeboliti tanto facilmente oggi.

Probabilmente l’attuale sfrontata violazione dei diritti può verificarsi per diverse ragioni. In primo luogo, nella cultura postmodernista prevalente, i significati delle parole sono soggettivi, positivisti e non devono essere presi sul serio. Ciò si riflette nell’attuale zeitgeist che considera l’intervento statalista non solo accettabile, ma anche un mezzo migliore per muovere la società rispetto ai “vecchi e pittoreschi principi”. Un buon esempio di ciò sono le misure draconiane che si prevede verranno imposte per combattere il “cambiamento climatico”.

In secondo luogo, i diritti individuali sono solitamente disattesi dalla maggioranza perché sono dati per scontati. Questa è l'ingenua convinzione della “fine della storia”, secondo la quale le “democrazie liberali” occidentali sono l'apice dello sviluppo morale e politico dell'umanità. È l’idea, comune tra le persone di buon cuore ma politicamente ignoranti, che i diritti individuali non necessitano più di attenzione perché sono già stati acquisiti, una volta per tutte.

Oggi in Occidente non si capisce che la lotta per la libertà non finisce mai. Come disse Benjamin Constant in un famoso discorso all’assemblea francese del 1819: “Per beneficiare della libertà che vorrebbe, il popolo deve esercitare una sorveglianza attiva e costante sui suoi rappresentanti”. Altrimenti, come scrisse George Santayana: “Se tutti gli interessati non manterranno un occhio vigile sul corso degli affari pubblici e non si pronunceranno frequentemente sulla loro condotta, presto si renderanno conto del fatto che sono stati ignorati e ridotti in schiavitù”. Tali parole di saggezza non sono mai state assorbite dalla popolazione occidentale.


L’attenzione ai diritti positivi

Il terzo modo in cui i diritti individuali vengono compromessi è quando vengono interpretati in modo troppo ampio e quindi diluiti. Ciò accade quando vengono ampliati per includere non solo i diritti negativi, ma anche quelli positivi, quelli che ci si aspetta che lo stato faccia rispettare. Ciò legittima sia la crescita di quest'ultimo sia la sua coercitiva e ingiusta redistribuzione della ricchezza al fine di garantire “uguaglianza di opportunità” o, peggio, “uguaglianza di risultati”.

Tale pensiero permea la società occidentale odierna, anche nella Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite, la quale parla di “diritti” positivi come il diritto al lavoro, il diritto alla parità di retribuzione, o il diritto al riposo e al tempo libero. Questi ovviamente non sono “diritti” nello stesso senso del diritto naturale alla proprietà e la loro applicazione da parte dello stato viola necessariamente i diritti di proprietà altrui. Infatti, come scrisse Murray Rothbard nel suo libro L’etica della libertà: “Il concetto stesso di 'diritti' è 'negativo', poiché delimita le aree dell’azione di una persona nelle quali nessun essere umano può interferire”.


Come sempre, bisogna istruirsi sulla libertà

Può esserci un solo risultato da questo abbandono dei diritti individuali da parte della maggioranza in Occidente: la loro strisciante violazione evidente oggi. Se i principi dei diritti naturali fossero davvero insegnati, invece del vacuo mantra ripetuto fino alla nausea secondo cui “tutti gli uomini sono creati uguali”, il nefasto programma di controllo imposto dalla minoranza dominante potrebbe essere contrastato molto più facilmente.

Vale la pena ricordare che la prima frase della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino afferma: “L’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti umani sono le uniche cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione del governo”. Gli sforzi devono quindi continuare senza sosta per informare e istruire le persone sui principi di libertà e sull’importanza di proteggere i diritti negativi contro i continui tentativi di violarli.


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Javier Milei contro lo status quo

Mar, 14/05/2024 - 10:08

 

 

di Octavio Bermudez

L'amministrazione di Javier Milei sta suscitando meritati commenti, sia positivi che negativi. La discussione critica è vitale poiché è il primo presidente libertario, quindi mantenere una distanza tra il libertarismo stesso e le sue azioni di governo è un must se i libertari non vogliono cadere insieme a lui nel caso in cui i suoi piani di governo dovessero fallire.

Solo perché è un libertario e ha avuto accesso alla presidenza non significa che abbia il sostegno immanente del resto del movimento libertario, pertanto non sarebbe saggio salire sul suo carro dei vincitori nel breve termine. Mantenere un atteggiamento critico finché non verranno mostrati ulteriori risultati è la soluzione migliore.

Una grande domanda tra gli ambienti libertari e non si è diffusa da quando Milei ha iniziato come outsider e ha guadagnato una grande popolarità: sta provocando una rivoluzione all'insegna della libertà in Argentina? La popolazione argentina sta gravitando verso il libero mercato e si è allontanata dallo statalismo? Sicuramente sono domande difficili a cui rispondere, in questo articolo cercheremo di avvicinarci a una risposta.

Recenti sondaggi suggeriscono che, nonostante la recessione, Milei mantiene un'immagine altamente positiva tra la popolazione. Al Congresso non ha ancora avuto successo, ma con gli strumenti esecutivi a sua disposizione ha apportato cambiamenti sia reali che simbolici nella vita politica. Dall’assicurare che l’inflazione monetaria cessasse alla vendita di aerei e veicoli di proprietà statale (e molto altro ancora), sia i cambiamenti reali che quelli simbolici hanno avuto un impatto sull'opinione pubblica dato che ha mantenuto la promessa di ridurre la presenza dell'apparato statale nella vita delle persone.

È interessante notare che la migliore analisi del fenomeno Milei non è venuta dai suoi stessi sostenitori ma dai detrattori: una fatta dai sociologi Pablo Seman e Nicolás Welschinger. Gli autori sottolineano molte ragioni per cui il panorama pubblico è cambiato da quando Milei è entrato nell’arena politica. La loro analisi è anche autocritica, poiché ammettono molti fallimenti da parte dei politici e delle istituzioni progressiste.

L'elettore progressista sembrava disposto a sacrificare l'efficienza a favore della proprietà pubblica, nel senso che non importava se le istituzioni pubbliche fossero inefficienti, se si trattava di proprietà statale allora tutto andava bene. Questo tipo di dogmatismo sembrava indistruttibile, poiché resisteva a qualsiasi calamità prodotta dalle istituzioni statali tramite la loro inefficienza. Tuttavia tale e apparente dogmatismo non era così indistruttibile come sembrava, dato che il progressismo ha portato i suoi sostenitori a un livello così estremo di declino economico che il sostegno delle sue istituzioni non è stato più dogmatico ma basato sull’esperienza.

Questo crollo del discorso progressista ha generato frustrazioni e sogni infranti di cui Milei ha tratto vantaggio: ha identificato gli autori del disastro argentino, chiamandoli “casta”, e ha spiegato dettagliatamente come le istituzioni statali siano arrivate alla situazione attuale. Milei ha portato speranza agli elettori disillusi che non necessariamente si identificavano con lui ma vedevano coerenza e un bagno di realtà nel suo discorso. L’“estado presente” (la versione argentina dello stato sociale) si è trasformato da diritto positivo in circostanza di sofferenza; la sua difesa è ancora più difficile di prima. I progressisti si riducono sempre più ai loro circoli dogmatici.

I sostenitori di Milei, come spiegano Selman e Welschinger, sono riuniti in tre cerchi concentrici che alimentano le forze del malcontento nei confronti della “casta”. Il primo cerchio è quello dei “fondamentalisti del mercato”, gli ideologi, a conoscenza della dottrina di estrema destra e libertaria: essi creano la base che viene percepita dal secondo e terzo cerchio di elettori, i quali iniziano poi a sostenere Milei nelle diverse fasi della corsa elettorale.

L'ascesa di Milei avviene mentre la connessione tra le élite progressiste e il popolo si erode a un punto tale che il discorso statalista sembra provenire da un'altra dimensione. Le realtà egualitarie degenerano e finiscono per diventare parodie di sé stesse.

C’è la richiesta di un quadro che consenta agli sforzi individuali di portare prosperità e qui entra in gioco l'individualismo di gran parte della popolazione argentina, che finalmente intravede la strada verso la stabilità e il successo nel duro lavoro individuale. Il sacrificio è ciò che porta a risultati per questa parte della popolazione, la quale non richiede doni ma opportunità. Milei ha saputo rappresentare questi sentimenti facendo la differenza tra “la gente de bien”, la gente per bene, e “la casta”. La casta è descritta come attori pubblici parassiti che vivono come sanguisughe sulle spalle delle persone per bene; essa mira solo alla propria sopravvivenza, ovvero lo status quo. Milei è arrivato per smascherarli.

Alcuni analisti politici hanno espresso preoccupazione per il piano di Milei di ribaltare lo status quo: se il benessere della nazione dev'essere sacrificato per mantenere un sistema politico “ordinato”, allora è necessario sacrificarlo poiché i sistemi politici corrotti sono difficili da ricostruire. Questa tesi non solo è lontana dalle buone intenzioni e dalla preoccupazione per la sofferenza delle persone, ma non rappresenta affatto il piano di Milei. Non è arrivato per distruggere, ma per riorganizzare. Come lui stesso ha affermato, uno dei suoi obiettivi politici è riordinare il teatro politico in parti ideologiche, quindi gli elettori collettivisti votano per i partiti collettivisti e i sostenitori del libero mercato votano per i partiti del libero mercato. Questa la logica per ora sembra aver ottenuto qualche risultato.

I poteri dello status quo sono stati disconnessi dalla popolazione, non rappresentano più “il popolo” ma solo i propri interessi. Pertanto le voci esterne hanno adesso un tono più alto di quanto accadrebbe in circostanze normali e Milei è diventato una di queste voci esterne. Dà dignità ai suoi sostenitori riconoscendoli come individui che possono cambiare il loro futuro rispetto alla decadenza decretata dalla “casta”.

Al di sopra dei risultati ottenuti una volta in carica, Milei ha ottenuto una vittoria in termini di comunicazione: rendere il pensiero del libero mercato più popolare che mai. Ciò non significa che le persone siano improvvisamente libertarie, ma il cosiddetto “Zeitgeist” si è allontanato dal collettivismo. Questo cambiamento di direzione dev'essere sostenuto e capitalizzato se si vuole ottenere una vittoria a lungo termine. In caso contrario, il momento di Milei passerà alla storia come l'ennesima fantasia del “libero mercato”.


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Confutare la difesa neoconservatrice dell’Impero britannico

Lun, 13/05/2024 - 10:11

 

 

di Martin George Holmes

Uno dei peggiori romanzi del diciannovesimo secolo, sia dal punto di vista estetico che politico, è Anno Domini 2000 (1889) di Julius Vogel. Dal punto di vista dello stile è orrendo, perché l'autore era un burocrate senza abilità letterarie; dal punto di vista politico, poi, è spaventoso perché prevede un futuro in cui l’Impero britannico sarebbe sopravvissuto fino al secondo millennio. Rimane in stampa fino ancora oggi.

Il romanzo di Vogel è rilevante perché confuta i recenti tentativi degli studiosi di ritrarre l'Impero britannico come un esempio di libertà. Neoconservatori come Niall Ferguson e Nigel Biggar sostengono che l’Impero britannico incarnava i principi liberali e li diffondeva in tutto il mondo. Sostengono che il liberalismo viene assicurato attraverso il potere dell'impero e quindi si struggono per la sua fine. Dal loro punto di vista solo la volontà degli Stati Uniti dopo il 1945 ha impedito una crisi del liberalismo occidentale.

Una consapevolezza anche di base della teoria dei diritti naturali demolisce questa retorica “la forza è giusta”. Murray N. Rothbard una volta definì la Gran Bretagna come “l’impero più spietato sulla faccia della Terra”. Il suo ragionamento era basato sull'ampio e duraturo disprezzo dei diritti naturali da parte dell'Impero britannico.

Il liberalismo autentico difende, per principio, la dignità delle singole persone e delle comunità. L’Impero britannico, in netto contrasto, si diffuse calpestando i diritti delle popolazioni indigene di tutto il mondo (che furono brutalmente “civilizzate” attraverso la conquista) e dei suoi stessi cittadini (che furono tassati in modo aggressivo e arruolati per rendere possibile tale conquista). Questo progetto statalista, questa missione “civilizzatrice”, è un anatema per il liberalismo. C’erano elementi liberali nella politica britannica, ma gli imperialisti statalisti li avevano emarginati verso la fine del XIX secolo.

Le parole e le azioni dei leader dell'impero rafforzano questo punto, come illustra proprio Anno Domini 2000. Vogel fu un importante politico imperiale della fine del XIX secolo; per due volte fu premier della Nuova Zelanda, di cui abolì le province e distrusse l'economia attraverso costosi lavori pubblici. Poi andò in Gran Bretagna e lavorò con il partito conservatore dell'arcimperialista Benjamin Disraeli.

Vogel scrisse Anno Domini 2000 quando molti pensatori britannici erano preoccupati per la sicurezza del loro impero. Come difendersi dai rivali? Come poteva l’impero, essendo così disparato, rimanere compatto economicamente e politicamente? La risposta, secondo lui e molti altri, stava nella federazione. Dando alle colonie una maggiore partecipazione negli affari imperiali, i legami di lealtà sarebbero stati rafforzati. La missione “civilizzatrice” sarebbe potuta andare avanti senza sosta. Vogel scrisse Anno Domini 2000 per rendere popolare questa idea tra le masse. Infatti il romanzo ha una trama leggera (alcuni valorosi lealisti imperiali combattono una cospirazione per indebolire l'impero) e un'analisi politica pesante.

I federazionisti imperiali pretendevano di sostenere i principi liberali, ma in realtà li distruggevano per il bene dello stato. La futura federazione nel libro di Vogel collega i territori dell'impero attraverso la coercizione e lo sciovinismo. Le forze armate sono immense: la marina federale la più grande di tutte le altre flotte messe insieme, le varie forze di terra ammontano a oltre due milioni di soldati e una flotta di incrociatori aerei si libra sopra le nuvole pronta a proiettare potenza militare ovunque nel mondo nel giro di poche ore. Una rigida gerarchia sociale, intrecciata con quella militare, domina la vita pubblica. Per mantenere contente le classi inferiori, ci sono generosi programmi di assistenza sociale. Anche le persone normodotate che rifiutavano di lavorare possono vivere comodamente grazie allo stato sociale.

Per pagare questo apparato gonfio, l’impero tassa incessantemente i suoi cittadini e regola centralmente l’economia. Il commercio estero e l’impiego di stranieri all’interno dell’impero sono scoraggiati; esso funziona come un blocco protezionista, i suoi cittadini hanno il comando di commerciare tra loro e di vedere tutti gli altri come potenziali nemici.

L’apparato federale garantisce che le colonie siano ben rappresentate in Parlamento. La sede del governo cambia periodicamente posizione per indicare il suo impegno nelle relazioni inter-impero. Tuttavia questa federazione non è una libera unione di popoli: l'Impero britannico rifiuta la Rivoluzione americana di stati indipendenti che si uniscono volontariamente per una causa comune e rimangono uniti solo finché le loro popolazioni lo desiderano. La federazione imperiale britannica è dettata dall’alto e mantenuta con la forza.

Come affermava lo stesso Vogel: “Mettere in discussione anche la semplice volontà di far andare avanti l’Impero [...] o permettere la separazione di uno qualsiasi dei domini era ritenuto un grave tradimento; e non era mostrata alcuna misericordia al colpevole”. La trama conferma questa idea: quando un certo Lord Reginald Paramatta lancia un movimento separatista in Australia, le autorità lo perseguitano fino ai confini della Terra. Allo stesso modo l’ostilità al vero liberalismo provoca tensioni tra l’Impero britannico e la Repubblica americana, facendo scoppiare la guerra quando il presidente americano, riaffermando l'indipendenza dalla Gran Bretagna, offende l'imperatore britannico. In difesa dell’onore nazionale gli inglesi lanciano un’invasione su vasta scala delle coste americane. Gli incrociatori aerei neutralizzano la costa orientale, l'esercito americano viene sconfitto in battaglia e il New England viene annesso al Canada. Vogel celebra questa aggressione come “il 4 luglio recuperato”: una vendetta per la Dichiarazione d'Indipendenza dei coloni americani nel 1776.

Anno Domini 2000 dimostra che l’Impero britannico non era un bastione del liberalismo. Vogel non predisse il futuro in modo accurato sotto tutti gli aspetti e non rifletteva l'opinione di tutti, tuttavia manifesta la convinzione condivisa da tutti gli imperialisti britannici di tutte le epoche: che la collettività abbia la priorità sull'individuo e che la missione “civilizzatrice” dell'Impero britannico gli conferisce il diritto di opprimere altri popoli e costringere i propri cittadini.

La difesa neoconservatrice dell’Impero britannico, in altre parole, è fallace sotto ogni punto di vista, soprattutto quello morale. Per una vera comprensione della tradizione liberale, bisogna rivolgersi a eventi come la Rivoluzione americana e a pensatori come Murray N. Rothbard.


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La melodia dei pifferai, il vantaggio dei topi

Ven, 10/05/2024 - 10:03

 

 

di Francesco Simoncelli

Molte volte su queste pagine ho ricordato di come gli Stati Uniti siano attualmente in guerra con sé stessi, o per meglio dire con infiltrati che ne stanno minando le basi fiscali e prim'ancora monetarie, e contro il resto del mondo. La Cina, così come l'Europa, non ha fatto altro che approfittare del sistema monetario a riserva frazionaria che l'eurodollaro ha messo a loro disposizione negli anni antecedenti al 2022; a corto di finanziamenti a basso costo, l'unico modo per averne ancora era che il Congresso spendesse senza freni. Le spese di guerra, così come il deficit federale in peggioramento, sono tutti figli di quest'unica volontà. Ma se Cina e Giappone, ad esempio, hanno un cuscinetto di asset che possono dispiegare per difendere le proprie valute, non ultimi i titoli di stato americani accumulati forsennatamente negli ultimi anni, lo stesso non lo si può dire dell'Europa. Nell'attuale race to the botom è perdente sotto tutti i punti di vista. Capiamoci, tutti i player in questa corsa sono destinati a schiantarsi... ma alcuni prima degli altri. Quindi per quanto la BNS abbia di recente offerto una mano, obtorto collo, alla BCE con la sua decisione di operare un taglio dei tassi, i risultati sono stati comunque sfavorevoli all'euro.

Per quanto la BNS sia stata tirata per la giacchetta affinché fornisse spazio di manovra alla BCE, queste macchinazioni non sono sufficienti quando la tua valute perde credibilità su più fronti. pic.twitter.com/lULO169tFx

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) May 1, 2024

Perché? Perché i mercati hanno iniziato a credere alle parole di Powell, in special modo i mercati obbligazionari, e a chiamare il bluff della Lagarde. Ovvero, per quanto possa dirsi pronta a effettuare un taglio dei tassi a giugno, non può farlo da sola altrimenti sarà un chiaro segnale di short sull'euro. La posizione fiscale dei vari stati membri, Italia in primis, non offre credibilità alcuna alla narrativa secondo cui c'è una ripresa economica tale da giustificare un cambio di rotta nella politica monetaria. Per non parlare poi dell'inflazione dei prezzi.

1/ Il mondo che viene immaginato dalla cricca di Davos, e per estensione applicato all'Europa, è uno in cui esiste un divario netto tra chi ha e che non ha. Un mondo in cui le classi inferiori non hanno più la possibilità di scalare la scala sociale.https://t.co/QyynSY8RUX

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 29, 2024

Ecco perché Powell, avendo messo una pezza sul lato monetario dell'equazione, continua a pressare il Congresso affinché ne metta una anche sul lato fiscale. “Insostenibile” significa che non può andare avanti, ma è già andata avanti da molto, molto tempo. Infatti dal 1970 il PIL degli Stati Uniti è passato da $5.000 miliardi a $25.000 miliardi, un aumento di cinque volte; nel frattempo il debito pubblico è passato da $350 miliardi a $34.000 miliardi, ovvero un aumento di quasi 100 volte.

Un debito pubblico diventa insostenibile quando rappresenta un peso per la crescita e porta l’economia a un costante aumento delle tasse, a una crescita della produttività più debole e a una crescita dei salari reali più scarsa. L'accumulo può continuare perché lo stato stesso lo impone sui bilanci delle banche e costringe il settore finanziario a considerarlo come “asset a rischio più basso”, facendo altresì crescere la sua dimensione nell’economia ed erodendo il potenziale di crescita e produttività di quest'ultima. Un settore privato sempre più debole, salari reali deboli, crescita della produttività in calo e potere d’acquisto in diminuzione indicano tutti l’insostenibilità dei livelli di debito. Diventa sempre più difficile per le famiglie e le piccole imprese far quadrare i conti e pagare beni e servizi essenziali. Si inizia con un deficit di piccole dimensioni, il quale spinge a sua volta la spesa pubblica. Era solo nel 1982 che il debito americano superò i mille miliardi di dollari; ci sono voluti altri 27 anni, fino al 2009, affinché il debito pubblico raggiungesse i $10.000 miliardi.

A poco a poco i deficit sono aumentati e poi, all’improvviso, sono diventati giganteschi. Dal 2009 a oggi – in soli 15 anni – il debito pubblico americano è aumentato di $22.000 miliardi. E ora, sulla base dei primi 5 mesi di quest’anno fiscale, il deficit è diretto a circa $2.500 miliardi che verranno aggiunti al debito nazionale. Ciò che Powell intende non è un cambio di direzione, ma un cambio di velocità. La direzione fu stabilita nel 1971, quando gli Stati Uniti passarono al denaro fasullo e il “buon senso” economico venne sostituito con nuove abitudini insolite. Pareggiate il bilancio? Eliminare le spese inutili? Spegnere le luci quando si esce da una stanza? Chi lo fa più? In questo mondo nuovo e del tutto straordinario i deficit non avevano importanza. E finalmente qualcuno – oltre a me – sta suonando l’allarme.

Alan Greenspan, Ben Bernanke, Janet Yellen, stranamente nessuno di loro pensava che valesse la pena menzionare il debito. E così, anche se coloro al comando sono cambiati, non è stata apportata alcuna correzione di rotta. La nave si è semplicemente spinta sempre più verso il limite del mondo finanziario, dove le economie precipitano nel caos e nella catastrofe. E adesso? L'avvertimento di Powell è preso sul serio dai mercati obbligazionari, i quali hanno iniziato a credere alla sua strategia “higher for longer”, ma non dal Congresso il quale è popolato da politici che spacciano la credenza “la nave non è mai affondata prima e non affonderà neanche stavolta”. Infatti vanno avanti a tutta velocità: soldi per Israele, soldi per l'Ucraina, soldi per l'industria dei chip, soldi per l’industria della guerra, soldi per questo e per quello. Soldi per tutto, soldi per tutti. Ma non è finita qui, perché Trump dice che se verrà eletto una delle sue prime azioni sarà licenziare Jerome Powell. Tagliare i tassi è proprio ciò che Powell non ha fatto, invece ha ribadito più e più volte di voler vedere l’inflazione saldamente all'obiettivo del 2% prima di tagliare i tassi e ha avvertito il Congresso e l’opinione pubblica che prestiti, stampa di denaro e spesa scellerata dovranno essere tenuti sotto controllo.

Ma Trump ha ragione: se Powell mantiene le sue posizioni e vuole davvero tenere sotto controllo le spese scellerate, dovrà andarsene.


I PIFFERAI

Indipendentemente dalle motivazioni personali di Trump, per quanto possano far trasparire una volontà di cambiamento agli occhi del suo elettorato, dovrà sempre scontrarsi con la realtà dei fatti: deve rispondere a comandi che arrivano da più in alto. La maggior parte delle persone fatica ancora a venire a patti con un fatto cruciale: abbiamo di gran lunga superato il punto in cui l'attuale sistema poteva essere cambiato da un aggiustamento al centro, o da una singola persona, o da un singolo partito. Le ultime dichiarazioni di Trump sulla guerra, oltre a quelle su Powell, vanno in una direzione che si allinea alla narrativa dominante della realtà, non la realtà stessa. C'è da dire che la sua retorica è sempre stata accattivante agli occhi dell'elettorato americano, salvo poi vedersi circondato di personaggi di dubbia integrità morale e politica; la stessa cosa accade adesso. Gli equilibrismi geopolitici durante la sua presidenza nei confronti della Russia erano pensati per far fare due passi in avanti alla strategia americana e uno indietro: a tal proposito basti pensare all'uscita dal trattato sui missili balistici, alla propaganda pro-Ucraina e alle minacce di un'uscita dalla NATO. In questo modo le tensioni venivano ridotte al minimo affinché non ci fossero troppi scossoni; allo status quo non piace che le acque diventino troppo agitate.

Qual è il problema al giorno d'oggi? Lo spazio di manovra per quel singolo passo indietro è decisamente risicato, per non dire assente. L'uscita dalla NATO? Decisamente improbabile, per non dire impossibile. Allo stato attuale, e per come sono stati impantanati gli Stati Uniti nelle questioni ucraine, la credibilità stessa degli statunitensi verrebbe messa sul piatto andando a inficiare quanto di buono ha fatto Powell da solo negli ultimi 2 anni. Gli USA, purtroppo, sono stati instradati già su un percorso di guerra da cui sarà arduo tirarsene fuori. E questo grazie anche a membri del Congresso di cui non importa niente il benessere della nazione o degli americani, o a ricatti cui sono sottoposti altri come ad esempio la recente capitolazione alla Camera da parte di Johnson e del Partito repubblicano. Indebolire gli Stati Uniti è l'unico modo che hanno gli altri player affinché la loro situazione non appaia più drammatica. Tutte le grandi nazioni del mondo sono lanciate a velocità folle contro un muro di mattoni, la sola differenza tra di esse è chi ci arriverà prima e fungerà poi da cuscinetto che attenuerà l'impatto di chi arriverà dopo.

1/ Quattro anni fa ho scritto il pezzo "L'ultimo pilastro" (https://t.co/3VUn4bYSVX) in cui descrivevo la natura del sistema pensionistico e come esso fosse l'ultima colonna a reggere la credibilità/affidabilità dell'apparato statale agli della maggior parte delle persone.

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 13, 2024

Data la delicatezza della situazione l'establishment non vuole che le mine vaganti fungano da propellente a eventi imprevisti e che possano agitare le famose acque. Trump è una di queste mine vaganti e i processi a suo carico sono un promemoria affinché capisca che il ruolo di presidente prevede il rispetto di determinate regole del gioco. Il suo essersi allineato alla narrativa dominante della realtà, almeno per il momento, pare proprio un'ammissione del fatto che abbia capito l'antifona. Ciononostante essersi cucito addosso l'etichetta della vittima del Deep State gli ha permesso di poter veicolare l'idea di un “cammino del martirio” al suo elettorato, rendendolo adesso un messia ai loro occhi. La retorica non gli è mai mancata, perché ha semplicemente detto all'entroterra statunitense quello che voleva sentirsi dire e adesso, con questa aura di “salvatore”, può giocarsi una carta vincente per raggiungere la poltrona di presidente per la seconda volta. In verità non esistono politici disallineati, o in qualche modo capaci da soli di traghettare una nazione verso un futuro avveniristico contro tutte quelle forze che cospirano contro la gente comune. Come ripeto spesso, quelle figure pubbliche che vediamo costantemente non sono altro che figuranti al soldo di una cupola mafiosa composta da diverse cosche. Queste ultime a volte hanno obiettivi convergenti e vanno tutte in una direzione, altre volte invece hanno obiettivi divergenti e, come ogni cosca mafiosa che si rispetti, si fanno la guerra.

L'obiettivo in questo particolare momento storico è quello di risolvere il problema del debito pubblico, ma ogni cosca ha un suo piano. Un conflitto scoppia nel momento in cui una cosca o alcune di esse si coalizzano per fare le scarpe a un'altra mentre apparentemente dicono di andare tutte per la stessa strada. È stato il caso della cricca di Davos che ha cercato di scalare in modo ostile gli Stati Uniti per ridurre i contraccolpi di un continente che non è in grado più di creare valore aggiunto attraverso la sia industria. Il coacervo di normative e regolamenti che caratterizzano l'Europa la rendono un blocco solamente in grado di sottrarre valore, non di aggiungerlo. La desertificazione industriale in UE è figlia dell'allungamento delle catene di approvvigionamento unito allo sfruttamento del mercato dell'eurodollaro affinché i Paesi sviluppati godessero dell'Effetto Cantillon mondiale tramite la riserva frazionaria. Tutti tranne gli Stati Uniti stessi, diventati involontariamente la garanzia collaterale di qualsiasi sconsideratezza economica all'estero; il tutto col beneplacito del governo americano, infiltrato da una cosca mafiosa che non aveva la pur minima considerazione della nazione. Ricordate ancora una volta, non dovete ragionare per confini nazionali bensì per dichiarazioni e decisioni conseguenti, altrimenti ogni volta sembra che ci sia schizofrenia a livello di linee di politica.

La giravolta di Trump, alla luce di queste constatazioni, s'inserisce in un contesto logico che può spiegare come mai abbia improvvisamente cambiato direzionalità per quanto riguarda la sua volontà di ripristinare la grandezza dell'America. I politici, quindi, sono inaffidabili perché rispondono ad agende al di sopra di quelle presentate agli elettori, i quali devono essere solamente un condotto attraverso il quale devono fluire energie e finanziamenti fiscali quanto più volontariamente possibile. E quindi possibile che Trump possa aver cambiato cosca mafiosa che rappresenta, non solo in quanto a circostanze ma anche a convenienza personale. Poche sono le persone che una volta portate in alto dall'attuale sistema possono rimanere a galla da sole. Un esempio nostrano a tal proposito è stato Berlusconi, il quale, grazie al suo patrimonio, è riuscito a barcamenarsi in un marasma giudiziario scatenato contro di lui nel momento in cui non voleva farsi da parte e scegliere il declino. Oppure pensate all'industria dell'intrattenimento, fucina per eccellenza del consenso nei confronti dell'establishment: oggi non si fa che parlare di una Taylor Swift elevata a status symbol solo per cristallizzare quanti più consensi possibile; oppure pensate a una Chiara Ferragni la cui attività è stata drammaticamente politicizzata negli ultimi 4 anni e nel momento in cui non è servita più la tempesta giudiziaria è stata una tragica conseguenza nonché foglia di fico. Per nascondere cosa? I ricatti sono all'ordine del giorno per tenere in riga le presunte mine vaganti e gli addestratori di cani di Pavlov.

Allinearsi significa prosperare in questo sistema in cui il clientelismo è il meccanismo sovrastante l'attività socioeconomica. Non si cresce per merito, bensì per servilismo. Così come le startup vengono create solo per venire assorbite poi dalle grandi corporazioni attraverso l'ingegneria finanziaria, l'industria dell'intrattenimento è una concorrenza a chi è più allineato e quindi sfondare a livello di fama. L'assenza di merito e talenti, quindi, impedisce a questi personaggi di sopravvivere con le proprie gambe nel momento in cui diventano inutili a livello utilitaristico e vengono scartati; allo stesso modo le grandi corporazioni assorbono le startup per prosciugare la concorrenza e ciclicamente sono costrette a licenziare parte del personale per sgonfiare la grandezza ipertrofica che raggiungono. Come si tengono a galla? Diversamente dalle piccole/medie imprese a cui il credito è precluso in questo momento storico, le grandi corporazioni hanno accesso alla liquidità e quindi possono ricorrere all'ingegneria finanziaria per sopravvivere (es. riacquisto di azioni proprie, fusioni/acquisizioni, LBO, ecc.). Infatti il motivo per sfoltire la platea di piccole/medie imprese è quello di eliminare la diversificazione all'interno del panorama economico, così come tutti quei residui d'indipendenza che ancora la popolano; oltre a essere la spina dorsale di un'economia esse sono essenzialmente il motivo di emancipazione dei singoli individui. Nei piani dell'establishment questo assetto, oltre a essere un fattore destabilizzante per il comando/controllo con cui traghettare l'attuale sistema verso quello nuovo, è pressoché inutile quindi meritevole d'essere cestinato.

Oltre a essere una degenerazione della cosiddetta economia mista, come illustrato anche da Mises dal punto di vista teorico in Planned Chaos, il controllo capillare dell'economia è paragonabile a un esperimento di laboratorio controllato in cui si tenta di tenere in considerazione tutti i fattori possibili immaginabili. Il solo problema è che si tratta di variabili e, inevitabilmente, alcune di esse possono impazzire. L'iperregolamentazione e l'ipertrofia del governo europeo replicano esattamente questo stato di cose, soprattutto perché, come accade in tanti casi in cui la persona che ha la delega per amministrare il patrimonio di quell'anziano ricco le cui facoltà cognitive vacillano, il fine ultimo è arrivare a mettere le mani sui risparmi degli europei e in questo modo guadagnare tempo nella race to the bottom in atto. Il sistema attuale ha iniziato a declinare vistosamente dalla Brexit in poi e con la fine del LIBOR il prossimo settembre ci saranno le esequie, di conseguenza è in corso una transizione verso un nuovo sistema, ma i pianificatori centrali di questo faranno di tutto per di continuare ad avere un ruolo cardine nel processo decisionale del prossimo. I ricchi/ammanicati, i privilegiati artificiali, i clientes vogliono continuare ad avere lo status che hanno adesso e non ci riusciranno sequestrando le proprietà altrui. No, questo è solo un passaggio intermedio, dato che non è denaro o immobili quello che vogliono realmente. Ciò che vogliono davvero per portare a termine con relativo successo il traghettamento verso il nuovo sistema è una connessione stabile con i contribuenti attraverso le proprietà di questi ultimi. I perpetual bond, l'economia degli stakeholder, una società basato sul prendere in prestito le cose che le servono: sono tutti mezzi per rubare il tempo attraverso la proprietà privata. Il partenariato pubblico/privato che si profila all'orizzonte riguarda esclusivamente questo fine.

Ecco perché Bitcoin è particolarmente osteggiato in Europa. Diversamente dagli Stati Uniti, i quali hanno indipendenza finanziaria ed energetica con cui assicurarsi una posizione dominante nella race to the bottom, oltre al fatto che stanno veramente dando un senso al concetto di valuta di riserva mondiale per quanto riguarda il dollaro, l'Europa non possiede niente di tutto ciò credendo di poter sopravvivere alla prova del tempo sfruttando indefinitamente il sistema dell'eurodollaro. La fuga dei contribuenti dalla morsa predatrice della burocrazia europea significa non poter perorare in modo efficiente il furto del tempo e, a sua volta, esporsi significativamente alla disfatta. Le caratteristiche di Bitcoin, infatti, alimentano e potenziano l'indipendenza individuale, in particolar modo la trasparenza e la natura pubblica della sua rete P2P. Il clientelismo del sistema attuale è stato possibile cementificarlo grazie all'opacità che lo caratterizza. E questa opacità verrà altresì traghettata nel prossimo sistema, più precisamente nella cinghia di trasmissione del comando/controllo per eccellenza: le valute digitali delle banche centrali. Infatti per quanto si voglia forzare nel mondo moderno un'economia di guerra, quella preponderante è l'economia del welfare state, la quale è molto più pervasiva e assuefacente della prima. Questa è un'arma a doppio taglio perché è vero che la maggior parte delle persone diventa estremamente dipendente da questa manna dal cielo e di conseguenza altamente manipolabile, ma è altrettanto vero che vengono annientati creazione di valore aggiunto e risparmi reali/bacino della ricchezza reale. È vero che il potenziamento/sostegno del comparto pubblico e l'assunzione di una platea sempre più ampia di dipendenti pubblici giocoforza costringe il comparto privato ad adattarsi, ma è altrettanto vero che aumento la sclerosi dell'economia reale: piuttosto che tornare a produrre ricchezza reale chi continua a ricevere bonus li incassa e, ad esempio, preferisce giocare sui mercati.

I BRICS, e la Cina in particolar modo, hanno capito l'antifona e quindi continuano a commerciare in oro e a emanciparsi industrialmente.

1/ La storia ci ha insegnato che copiare gli altri, e acquisire il know-how facendolo, è un passaggio obbligato nella crescita potenziale di una nazione. È così che, ad esempio, l'Inghilterra ha superato dal punto di vista navale l'Olanda.https://t.co/bWyYhFwadI

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 30, 2024

Dopo TikTok aspettatevi che il prossimo a finire nel mirino sarà Huaweihttps://t.co/WuJfgEa4hs

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 29, 2024

Ecco perché, tra i tanti altri motivi, gli Stati Uniti possono continuare a logorare finanziariamente l'Europa visto che essa s'è scavata la fossa da sola, ma temono la Cina e le sue nuove sfere d'influenza.


CONCLUSIONE

Quando la posizione fiscale è insostenibile, l’unico modo affinché lo stato possa forzare l’accettazione del suo debito è attraverso la coercizione e la repressione. Il debito di uno stato è un asset solo quando il settore privato valorizza la sua solvibilità e lo utilizza come riserva, quando invece impone la sua insolvenza al resto dell’economia, il suo fallimento si manifesta nella distruzione del potere d’acquisto della valuta attraverso l’inflazione e l’indebolimento della capacità di acquisto dei salari reali. Lo stato sostanzialmente conduce un processo di lento default dell’economia attraverso l’aumento delle tasse e l’indebolimento del potere d’acquisto della valuta, cosa che porta a una crescita più debole e all’erosione della classe media. Il deficit pubblico non crea risparmi per l’economia privata, anzi li distrugge. Quando lo stato trascura il funzionamento dell’economia produttiva, posizionandosi come fonte di ricchezza, mina le fondamenta stesse che pretende di proteggere: il tenore di vita del cittadino medio.

Il debito pubblico è una creazione artificiale di valuta perché lo stato non crea ricchezza reale, amministra solo il denaro che raccoglie dal settore privato che soffoca attraverso tasse e inflazione. Il debito degli Stati Uniti ha iniziato a diventare insostenibile quando la Federal Reserve ha smesso di difendere la valuta e di prestare attenzione agli aggregati monetari per attuare linee di politica volte a mascherare il costo dell’indebitamento derivante da una spesa in deficit sfrenata. Non solo, ma anche per trovare una soluzione al problema degli eurodollari che avevano cacciato nei guai l'economia americana fino a quel punto senza che gli economisti si spiegassero il motivo.

La creazione arbitraria di valuta fiat non è mai neutrale, avvantaggia in modo sproporzionato i primi che la ricevono, lo stato, e danneggia gravemente gli ultimi, i salari reali e i risparmi. Si tratta di un grande trasferimento di ricchezza dall’economia produttiva e dai risparmiatori alla burocrazia: la distruzione della classe media e il deterioramento del tessuto delle piccole/medie imprese a favore di una macchina burocratica che vive di tasse e genera ancora più debito e deficit. Il debito può continuare ad aumentare? Ovviamente. Il graduale processo d'impoverimento e schiavitù del debito passa sotto traccia quando lo stato può imporre l’uso della valuta e forzare il proprio debito nel sistema finanziario attraverso leggi e regolamenti. Pensare che durerà per sempre e che non accadrà nulla è solo l'ennesimo esempio di una mentalità sconsiderata “acceleriamo, non siamo ancora precipitati”.

Credete che a questa gente manchino i soldi? Non sanno che farsene in realtà. Sono uno strumento, così come dovrebbero essere, solo che li utilizzano come arma contro qualcun altro. Chi? Il resto della popolazione a cui sottraggono tempo ed energie. Ecco, queste sono le due componenti a cui si mira davvero.

Lo status quo non può sopravvivere, ma non è niente di nuovo sotto il solo visto che, dal punto di vista storico, ci sono stati altri momenti in cui è accaduta la stessa cosa. Tutte le volte che è successo è accaduto in concomitanza di guerre, rivoluzioni, o entrambe le cose. In sostanza, viene provocato uno strappo. E infatti oggi le tensioni sociali si moltiplicano, oltre alle guerre cinetiche che si diffondono territorialmente e a macchia di leopardo. Inutile dire che sono un ottimo catalizzatore di pressione sociale. Il vantaggio comparato non sta nel “denunciare lo status quo”, bensì di riconoscerlo per quello che è e sfruttare tale conoscenza a proprio vantaggio. L'attuale sistema deve sopravvivere finché non si passa a quello successivo e i pianificatori centrali, ovvero la cupola mafiosa composta da varie cosche, devono poter trovare il modo di riciclarsi nel nuovo sistema conservando status e influenza, oltre che ricchezza. Devono quindi organizzare il nuovo sistema ad hoc guadagnando tempo attraverso la sopravvivenza di quello attuale, allungandone la vita fino all'estremo. Infatti quello che viene prelevato è il tempo delle persone attraverso la capacità lavorativa: il sistema economico di oggi è talmente indebitato che richiederebbe oltre 100 anni per essere ripagato se la gente lavorasse a tempo pieno senza percepire uno stipendio.

Le cose devono quindi cambiare, ma per far sopravvivere l'attuale sistema fino al passaggio con quello nuovo c'è bisogno che la gente lavori e dovrà farlo sostanzialmente gratis, in cambio di denaro che perde progressivamente il proprio valore. Per emanciparsi da questa ruota temporale per criceti fiat è importante conoscere e saper usare quella forma di denaro che invece conserva il proprio valore, in modo da poter effettuare il passaggio nel nuovo sistema con relativa tranquillità personale. E, badate bene, non è qualcosa che avviene in automatico dato che non esiste alcun politico o “agitatore di folle” che lo farà al posto vostro. È una cosa che può essere fatta a livello individuale perché nel momento in cui si crea una rete indipendente, i pianificatori centrali non potranno far altro che accettarlo... con tutte le conseguenze del caso per i loro piani (presumibilmente) ben congegnati e gli istituti TBTF. Il “blat” è superiore a Stalin.


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Hayek e Bitcoin

Gio, 09/05/2024 - 10:10

 

 

di Emile Phaneuf III

Il defunto economista F. A. Hayek aveva molto da dire sul denaro privato, sull’inflazione e sulla preservazione delle libertà individuali contro uno stato tirannico. Mentre ci avviciniamo al 15° anniversario della pubblicazione del whitepaper di Bitcoin da parte di Satoshi Nakamoto, vale la pena riflettere su cosa avrebbe potuto pensare Hayek di questa svolta tecnologica.

Nell’ottobre 2008 Satoshi Nakamoto annunciò di aver pubblicato un documento in cui spiegava come un “sistema monetario elettronico” peer-to-peer potesse funzionare “senza terze parti fidate”. Nel gennaio dell’anno successivo lanciò Bitcoin citando un articolo del quotidiano britannico The Times: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”. L'avvio di questo sistema di denaro elettronico peer-to-peer era una risposta al clientelismo che aveva visto nelle banche centrali durante la crisi finanziaria mondiale.

Sfortunatamente Hayek morì molto prima della nascita di Bitcoin, ma nel suo libro, The Denationalisation of Money, sostenne la sottrazione allo stato del suo potere monopolistico sul denaro. Oltre a ciò, Hayek immaginava un sistema economico in cui “diversi tipi di denaro distinti e concorrenti sono simultaneamente in uso nello stesso territorio”. Se Bitcoin fosse esistito durante la vita di Hayek, probabilmente egli non avrebbe sostenuto (come fanno molti bitcoiner) di “bitcoinizzare tutto”, proprio perché un'unica forma di denaro non era ciò che aveva in mente. Hayek voleva la competizione nel campo monetario.


Furbo e inarrestabile

Hayek avrebbe sicuramente apprezzato l'incrollabile resistenza di Bitcoin alle pressioni politiche, ma, soprattutto, mi piace pensare che avrebbe apprezzato Bitcoin per almeno altri due importanti motivi: furbizia e impossibile da fermare. In un'intervista del 1984 Hayek affermò che:

Non credo che avremo mai più una forma di denaro sano/onesto se prima non lo togliamo dalle mani dello stato. Se non ci riusciamo con la violenza, [allora] tutto ciò che possiamo fare è introdurre subdolamente qualcosa che non possa fermare.

La cosiddetta “via indiretta furba” che Satoshi ha ideato (prendendo in prestito da quelli prima di lui) voleva che Bitcoin fosse semplicemente un protocollo – una forma monetaria TCP/IP – altamente decentralizzato, il che significa che nessuna parte sarebbe stata in grado di controllarlo a proprio vantaggio. Ed essendo un asset digitale nativo di Internet, non ci sarebbe stato alcun punto di fallimento centralizzato nel mondo reale, con asset tangibili che avrebbero potuto essere sequestrati (come è successo invece ad almeno due valute digitali prima di Bitcoin).


Bitcoin e oro

Satoshi ha cercato di imitare l'oro nel mondo digitale. Nel white paper di Bitcoin ha scritto che: “L'aggiunta costante di una quantità costante di nuove monete è analoga ai minatori d'oro che spendono risorse per aggiungere nuovo oro in circolazione [...] [anche se nel] nostro caso, è il tempo della CPU e l'elettricità che vengono consumati”. Cosa pensava Hayek dell'oro?

Hayek scrisse che se l’oro fosse rimasto nelle mani dello stato, avrebbe considerato questo standard metallico “l’unico sistema tollerabilmente sicuro”. Ma l’oro rappresentava solo “un’ancora traballante” per proteggersi dai “rischi di frode da parte dello stato” e “non sarà mai una moneta valida come quella emessa da un’agenzia la cui intera attività si basa sul suo successo nel fornire una moneta sostenibile al pubblico”.

Hayek disse anche che l’oro ci ha dato una “regolazione semi-automatica della quantità di denaro” (qualcosa che vedeva favorevolmente), ma avrebbe potuto trovare interessante l’idea di una politica monetaria algoritmica impenetrabile, come quella di Bitcoin.

Ciò che Hayek considerava una forma monetaria migliore dell’oro era la sua proposta di una moneta emessa dalle banche in un ambiente di competizione monetaria e coperta da asset reali. L’economista Lawrence H. White fa giustamente distinzione tra “la proposta di Hayek – consentire la libera scelta e la concorrenza tra le valute – e la sua previsione su quale tipo di moneta avrebbe poi dominato il campo”.

Hayek credeva anche che la popolazione avrebbe probabilmente preferito una moneta “il cui potere d’acquisto è predittivamente stabile”. Un potere d’acquisto stabile, scrisse, avrebbe ridotto la tensione sui rapporti debitore-creditore (un argomento che Hayek tratta in dettaglio nel suo libro).

White sostiene, nel suo nuovo libro Better Money: Gold, Fiat or Bitcoin?, che un aumento del potere d’acquisto dell’oro stimola (attraverso la motivazione del profitto) una risposta a produrne di più “finché il potere d’acquisto non ritorna alla media”. Al contrario, poiché un aumento simile del potere d'acquisto di Bitcoin non può provocare un aumento nell'offerta oltre il programma di creazione di nuove coin fisso e codificato nel suo protocollo, non ci sono “aspettative di un ritorno [alla media] per smorzare la volatilità”.


Conclusione

Se il potere d’acquisto di Bitcoin si stabilizzerà nel tempo in modo sufficiente da diventare un mezzo di scambio comunemente utilizzato è un tema di acceso dibattito. Dal mio punto di vista ciò che Bitcoin sacrifica in termini di potere d’acquisto stabile essendo insensibile agli aumenti della domanda, viene ampiamente compensato altrove come sistema monetario superiore basato su regole ferree, non essendo soggetto né alla discrezione umana dei pianificatori centrali né ai miner che potrebbero voler creare più unità di quelle che il suo protocollo è programmato per creare. Questo è precisamente il motivo per cui le masse potrebbero inevitabilmente adottarlo (ogniqualvolta i loro stati si dimostrano incapaci o non interessati a dissuaderle dal farlo), non solo come riserva di valore ma anche come mezzo di scambio. E avendo un asset digitale nativo di Internet che non risponde a forze esterne per la sua offerta, otteniamo una moneta radicalmente decentralizzata, senza precedenti nella storia umana.

Inoltre molti utenti Bitcoin non sembrano preoccuparsi della volatilità e il suo utilizzo continua a crescere: sia sulla catena principale che sul cosiddetto strato secondario. E i tentativi di repressione nei suoi confronti – soprattutto negli Stati Uniti e in Europa – così come la fretta di implementare le CBDC in tutto il mondo, suggeriscono che i regolatori sono preoccupati per quanto sia potente.

Quindi ad Hayek piacerebbe Bitcoin? Non l'ho mai conosciuto, ma penso che gli sarebbe piaciuto ciò che rappresenta così come la misura in cui toglie il denaro dalle mani dello stato (poiché le persone in tutto il mondo effettuano transazioni peer-to-peer, senza autorizzazione, con questo asset digitale apolide). Bitcoin è quel modo subdolo e indiretto che potrebbe non fermarsi mai. Oh, e ricordate la menzione di Satoshi dell'articolo del The Times sui salvataggi bancari? Per una coincidenza enorme, egli/ella/loro (assumendo che non ne fosse/fossero a conoscenza in quel momento) sarebbe/sarebbero probabilmente felice/i di apprendere che nella stessa video intervista di Hayek quest'ultimo mostrò una copia del The Times e disse: “Lo leggo ogni giorno. Le grandi menti pensano allo stesso modo”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Bisogna evitare il disastro fiscale all'orizzonte

Mer, 08/05/2024 - 10:07

 

 

di David Stockman

Quando si parla di sistema bancario centrale keynesiano, esso ha trasformato il suo obiettivo d'inflazione al 2,00% in un Santo Graal economico e quindi non osa rischiare un rimbalzo delle pressioni inflazionistiche che rimangono nello specchietto retrovisore.

È vero, gli indicatori dell’inflazione si sono notevolmente raffreddati dopo il picco dell’IPC (indice dei prezzi al consumo) al 9% a giugno 2022, ma la FED non è ancora fuori dai guai. Infatti quando l’ondata di inflazione viene vista attraverso la lente più stabile e affidabile dell’IPC 16% trimmed mean, che ha raggiunto il picco a un livello leggermente inferiore del 7,2% nel 2022, l'aumento su base annua è pari al 3,7% a gennaio, quindi appena a metà strada dal sacrosanto obiettivo del 2,00%.

Infatti il tasso di variazione annuo a tre mesi dell’IPC trimmed mean è già rimbalzato al 4,0%, mentre il tasso annuo per gennaio si è attestato a un rovente 5,7%.

Quindi per quanto i tizi a Wall Street insistano per un taglio dei tassi, l’Eccles Building non gliene darà alcuno.

Variazione annua dell'IPC 16% trimmed mean, da aprile 2020 a gennaio 2024

Basta ricordare gli orribili grafici dal 1967 al 1982. Allora le persone a capo della FED non erano esplicitamente coinvolte nel business della pianificazione monetaria centrale greenspaniana, ma dovevano comunque generare quattro recessioni durante quell’arco di tempo per tenere il genio dell’inflazione nella lampada.

I trader ventenni di Wall Street, che ragliano sempre più insistentemente per il prossimo ciclo di tagli dei tassi, senza dubbio confondono gli anni ’70 con gli anni ’90 del 1700. A quanto pare è tutta un'unica confusione.

Gli stagionati nell'Eccles Building, però, ricordano il triplo picco dell’inflazione di quell’epoca. Il fragoroso fallimento della linea di politica della banca centrale, implicito in tre ondate inflazionistiche (barre rosse) e quattro contrazioni recessive (aree bianche), in poco più di un decennio ha quasi distrutto il suo doppio mandato come politburo monetario non eletto della nazione, per non parlare della sua credibilità a New York e Washington, DC.

Variazione annua dell'indice dei prezzi al consumo, dal 1967 al 1984

Pertanto l’attuale gruppo al comando non ha intenzione di tirarsi indietro davanti al suo appello “higher for longer” finché non rivedrà chiaramente il 2,00%.

Non ci aspettiamo che questa condizione venga raggiunta tanto presto, questo perché il miraggio della “bassa inflazione” degli ultimi decenni non era altro che un'illusione.

Ci riferiamo, ovviamente, al fatto che c'è stata molta inflazione a causa della folle stampa di denaro da parte del sistema bancario centrale ancor prima che la arroventassero ulteriormente in risposta alla crisi sanitaria nel marzo 2020. La maggior parte di tale stampa di denaro è finita nei prezzi degli asset finanziari e nel settore immobiliare.

Il resto è stato temporaneamente esportato nel resto del mondo attraverso l’ondata di passività in dollari che sono state raccolte dalle banche centrali mercantiliste in Cina, dai petro-stati e da quei Paesi con catene di approvvigionamento a basso costo.

Il grafico seguente non è semplicemente una prova lampante del fatto che il tasso d'inflazione medio all’1,8% durante i primi due decenni di questo secolo fosse un’aberrazione; in realtà è la pistola fumante!

Indice dei costi unitari del lavoro negli Stati Uniti, dal 1970 al 2020

La FED aveva gonfiato in modo grottesco l’economia statunitense durante i cicli degli anni ’70 sopra indicati e si era semplicemente accontentata di rallentare l’ulteriore aumento del livello dei prezzi, più alti del suddetto 2,0% annuo, durante la fine degli anni ’80 e ’90. Ciò avvenne proprio mentre Deng stava convertendo l’economia comunista di Mao in una potenza manifatturiera grazie alla stampante monetaria presso la Banca Popolare Cinese e diverse centinaia di milioni di nuovi lavoratori cacciati dalle risaie e spediti nelle fabbriche.

L’industria americana e i lavoratori salariati non avevano alcuna possibilità. Grazie alle politiche pro-inflazione della FED, sia prima che dopo Greenspan – salvo il breve intervallo del salvataggio dell’economia americana dal baratro inflazionistico da parte di “Tall Paul” Volcker – i costi unitari del lavoro nel 2000 erano più alti del 235% rispetto al 1970 e alla vigilia della crisi sanitaria nel marzo 2020 erano aumentati del 310%.

Secondo gli economisti keynesiani che gestiscono la politica economica statunitense, la linea viola in ascesa nel grafico qui sopra non avrebbe dovuto avere tanta importanza. Se il deficit commerciale americano fosse diventato troppo ampio, a causa della massiccia delocalizzazione e del crescente deficit commerciale, i Paesi in surplus all’estero, come la Cina, avrebbero dovuto sperimentare un apprezzamento nel tasso di cambio e quindi una riduzione compensativa del loro vantaggio competitivo in termini di costi.

Purtroppo ciò presupponeva che il denaro stampato negli Stati Uniti sarebbe stato contrastato da una moneta sana/onesta all’estero. Ma neanche per sogno!

Le banche centrali estere hanno stampato passo dopo passo con la FED, in base a quella che poteva essere descritta come “sporca flottiglia”. Così facendo hanno acquistato migliaia di miliardi di dollari, hanno espanso la propria offerta di denaro, hanno mantenuti intatti i surplus commerciali e inondato le loro industrie dell'export con credito e capitale a basso costo.

Quindi la delocalizzazione non ha mai rallentato e le correzioni nel tasso di cambio, così come il riequilibrio dei conti commerciali, non sono mai avvenuti.

Non vi è alcun mistero sulla causa di questo grande arbitraggio nel mondo del lavoro e della conseguente delocalizzazione dell’economia industriale americana negli ultimi 40 anni: la condizione oggettiva dell’economia mondiale e i collegamenti Internet di produttori/consumatori in tutto il pianeta hanno fatto sì che gli Stati Uniti avessero bisogno di un periodo prolungato di deflazione dei costi per eliminare gli eccessi inflazionistici degli anni ’70 e successivi, e non della linea di politica pro-inflazione che la FED ha perseguito.

Il grafico qui sotto vi dice tutto ciò che dovete sapere. Poco dopo la fine del secolo scorso il divario salariale nel settore manifatturiero tra Stati Uniti e Cina era di 22 volte e nel 2015 era ancora nell’ordine di 5 volte. Ciononostante i keynesiani dell’Eccles Building hanno ritenuto opportuno sostenere che una maggiore inflazione fosse la chiave per la prosperità, come il loro obiettivo al 2,00%.

Tuttavia il grande arbitraggio nel mondo del lavoro si sta ora avvicinando rapidamente alla fine, in gran parte perché la Cina ha completamente prosciugato le sue risaie. Vale a dire, per una questione demografica e per l’eredità della linea di politica del figlio unico, la forza lavoro dello Schema Rosso di Ponzi ha raggiunto il picco nel 2015 e ora si sta riducendo e continuerà a ridursi nel futuro prossimo.

Di conseguenza i costi salariali stanno aumentando rapidamente in Cina, perché neanche quest'ultima è riuscito a trovare un modo per abrogare le leggi della domanda e dell’offerta. Di conseguenza il divario salariale si è ridotto a meno del 20% e probabilmente scomparirà del tutto prima della fine dell’attuale decennio.

Il grande arbitraggio sul costo del lavoro, dal 2000 al 2025

La verità è che il Grande Arbitraggio nel Mondo del Lavoro è stato un evento irripetibile, non una condizione permanente dell’economia mondiale. Non sono più rimasti cinesi sul pianeta Terra e nemmeno nel vicino sistema solare.

La FED è stata in grado di stampare con relativa impunità dal 1990 al 2020 perché l’esportazione una tantum dell’economia industriale statunitense ha causato una deformazione del tutto aberrante nel livello dei prezzi interni.

In altre parole, i prezzi delle merci che rientravano nell’economia statunitense dalla produzione offshore erano ben al di sotto del livello gonfiato dei costi di produzione nazionali. Di conseguenza il deflatore delle spese per consumi personali (PCE) per i beni durevoli (linea nera) è in realtà diminuito di quasi il 40% tra il 1995 e l’inizio del 2020. Ciò riflette non solo l’aumento della quota di importazioni di beni durevoli, ma il fatto che le spese a margine per le importazioni determinano anche il prezzo dei beni prodotti internamente.

Deflatore PCE: beni durevoli e servizi, dal 1995 al 2020

Non si è mai verificato nulla di simile a una deflazione così ampia nell’era economica moderna. Si è trattato letteralmente di uno scherzo della storia economica, al di là di ogni plausibile via di continuazione o replica.

Al contrario il deflatore PCE per i servizi, che sono in gran parte prodotti a livello nazionale e quindi nell'ambito d'influenza della FED, è aumentato di oltre l'85% nello stesso periodo.

In termini annui, quindi, l’indice dei beni durevoli è sceso del 2% annuo per un intero quarto di secolo, mentre l’indice dei servizi è aumentato del 2,5% annuo. È stata una pura anomalia statistica e un colpo di fortuna per l’Eccles Building che il risultante deflatore PCE complessivo sia aumentato, in termini matematici, all’1,85% annuo.

Ciononostante i keynesiani alla FED hanno dichiarato che questo episodio fortunato è stato un problema di “bassa inflazione”, cosa che ha richiesto operazioni aggressive e prolungate da parte della sua stampante monetaria.

Inutile dire che, con i salari e i costi cinesi in rapido aumento e il divario di arbitraggio quasi chiuso, non c’era alcuna possibilità che la linea nera nel grafico qui sopra scendesse di un altro 40%. Nemmeno tra un milione di anni.

E ciò significa, a sua volta, che il divario enorme nel grafico qui sopra tra la deflazione dei prezzi dei beni e l’inflazione dei prezzi dei servizi non si ripresenterà. In realtà l’inflazione dei servizi sottostanti è ancora nell’intervallo del +5% annuo e in futuro dominerà il livello principale dei prezzi in modo molto più pesante di quanto accaduto durante l’aberrante era della deflazione dei prezzi dei beni durevoli.

Di conseguenza la scusa della “bassa inflazione” per stampare denaro era, quindi, a dir poco fuori luogo.

Il fatto è che l'inflazione non è e non sarà mai contenuta tramite l'obiettivo del 2,00%. E gli ultimi due decenni hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la stampa aggressiva di denaro non stimola gli investimenti e la produttività nazionali, e quindi nemmeno la crescita economica complessiva.

Ciò che fa è gonfiare bolle a Wall Street perché i tassi d'interesse estremamente bassi giustificano multipli prezzo/utili più elevati. E questa è stata la scusa per portare il bilancio della FED da $300 miliardi nell'ottobre 1987 a un picco di $9.000 miliardi  fino a qualche mese fa.

Purtroppo neanche le bolle degli asset finanziari sono sostenibili indefinitamente. Un monito è arrivato giovedì scorso quando NVIDIA ha sfiorato una capitalizzazione di mercato da $2.000 miliardi, 30 volte le vendite di chip che consentono all'intelligenza artificiale generativa di Google di riprodurre ritratti di persone di colore vestite da vichinghi.

Nemmeno la bolla dei tulipani del 1637 è stata così folle.

Cambiamento annuo nell'IPC dei servizi, dal 2011 al 2024

L’assurdità più incredibile è che l’America sta precipitando a capofitto in una crisi fiscale, ma nessuno dei due candidati alla presidenza menziona mai questo pericolo, per non parlare di proporre anche solo una parvenza di un piano correttivo.

Durante il suo recente discorso sullo stato dell’Unione (SOTU), ad esempio, Joe Biden ha avuto persino il coraggio di vantarsi di “aver già tagliato il deficit federale di oltre $1.000 miliardi”.

A parte i $6.000 miliardi di deficit dell'Unipartito accumulati sin dal 2020-2021, il deficit da $1.700 miliardi sostenuto nel 2023 è stato di gran lunga il più grande nella storia americana.

Deficit/avanzo federale, dal 1955 al 2023

Se ancora fosse necessario un bagno di realtà sulle rive del Potomac, ci viene in soccorso la pubblicazione di marzo delle ultime prospettive di bilancio a lungo termine del CBO. Si basa su una serie di ipotesi ottimiste in cui non ci sono recessioni, nessuna fiammata dell'inflazione dei prezzi, nessun picco dei tassi d'interesse, nessuna crisi finanziaria, nessuna grande guerra, nessuna crisi energetica mondiale: solo una buona navigazione economica per i prossimi 30 anni!

D’altra parte il luogo in cui si può finire è decisamente terrificante, anche se lo scenario roseo alla base della relazione è del tutto incompatibile con il disastro fiscale che prevede. Di conseguenza i numeri del debito reale saranno sicuramente molto peggiori con l’evolversi del futuro.

Le proiezioni ottimistiche del CBO mostrano che il debito pubblico raggiungerà il 166% del PIL entro il 2054, una percentuale ben superiore anche al picco del 106% nella Seconda guerra mondiale. E allora c’erano tanti acquirenti di titoli del Tesoro a causa del tasso di risparmio nazionale pari al 24% del PIL generato da un’economia completamente mobilitata per la guerra e soggetta a un razionamento talmente duro che c’erano pochi beni di consumo da acquistare.

Non sorprende, quindi, se i dipendenti del Congressional Budget Office siano stati abbastanza discreti da presentare questa triste storia nel sistema di misurazione della “percentuale del PIL”, perché i numeri effettivi espressi in biglietti verdi sono letteralmente da infarto. La linea blu qui sotto corrisponde a $140.000 miliardi in debito pubblico nel 2054.

I membri dello staff di Capitol Hill che hanno redatto la relazione non desiderano che qualche deputato del Kansas faccia i conti con una calcolatrice, questo perché al tasso d'interesse medio del 3,8% che si prevede pagherà il Tesoro americano alla fine di questo periodo di 30 anni, la spesa annuale per interessi federali ammonterà a $5.300 miliardi all'anno

Proprio così. E ciò presuppone anche che lo Zio Sam possa prendere in prestito $7.000 miliardi solo nel 2054 per coprire il deficit previsto di quell’anno e farlo a soli 180 punti base al di sopra del tasso d'inflazione ipotizzato (2,0%).

Inutile dire che la relazione sopraccitata incarna una fantasia che va ben oltre ogni limite. È evidente che ci sarà una crisi economica e finanziaria molto prima del 2054.

La spesa per interessi di cui sopra supererebbe di gran lunga ogni altra voce importante nel budget federale. Ancora una volta trasformare questi rapporti in dollari aggiunge un po’ di vivacità al messaggio che si vuole veicolare.

I repubblicani, ad esempio, hanno trascorso più di un decennio a denunciare l'ObamaCare, la relativa espansione del Medicaid e vari crediti d’imposta orientati ai redditi bassi. malgrado ciò tra un paio di decenni la spesa per interessi che hanno contribuito a sostenere con le massicce spese per la difesa e le guerre neocon, oltre a qualche bella spinta allo stato sociale, sarà più del doppio dei $2.400 miliardi previsti dai programmi dei democratici.

Ironia della sorte anche la spesa per interessi sarà pari a 2,5 volte la spesa per la difesa di base – presupponendo che non ci siano più Guerre Infinite – e supererà di gran lunga sia la previdenza sociale che l’assistenza sanitaria statale.

Inoltre la relazione mostra anche che ben il 61% del bottino dell’imposta federale sul reddito andrà agli interessi passivi e il 10,3% del PIL in questione non è esattamente poco. La riscossione delle imposte sul reddito ammonterebbe in realtà a $8.700 miliardi nel 2054 e la maggior parte andrebbe ai detentori di obbligazioni.

Tutto apparentemente bello per gli obbligazionisti, solo che acquistare $110.000 miliardi in nuove obbligazioni durante i prossimi 30 anni significherà un rendimento medio ponderato 120 punti base inferiore al rendimento medio sulla curva questa stessa settimana!

Infatti i rendimenti attuali vanno dal 5,4% al 4,6% in un ampio spettro che va dai bond a 30 giorni a quelli a 30 anni. Se i tassi d'interesse rimarranno nell’intervallo medio del 5,0% – per non parlare di un livello sostanzialmente più alto – la spesa per interessi nel 2054 salirebbe a $8.000 miliardi a causa del tasso più elevato e delle aggiunte al debito.

Vale a dire, gli interessi passivi consumerebbero il 92% del denaro proveniente dalla principale fonte di entrate dello Zio Sam.

Proiezioni di spesa del CBO per il 2054:

• Spesa per interessi: $5.300 miliardi

• Previdenza sociale: $5.000 miliardi

• Medicare: $4.600 miliardi

• Medicaid, ObamaCare e relativi crediti d’imposta: $2.400 miliardi

• Difesa: $2.100 miliardi

Prospettive a lungo termine per il bilancio federale in percentuale del PIL

Alla fine ci sono tre numeri che vi dicono tutto ciò che dovete sapere: la maggior parte degli ultimi 30 anni nella prima colonna della tabella, dal 1994 al 2023, è stata caratterizzata da una dilagante dissolutezza fiscale. Il deficit federale è stato in media pari al 3,8% del PIL, il cui flusso cumulativo di inchiostro rosso ha aumentato il debito pubblico da $3.500 miliardi a $27.000 miliardi durante tale arco di tre decenni.

Ma questo era solo un allenamento primaverile per ciò che ci aspetta. Sulla base della politica fiscale attualmente in vigore, il deficit strutturale di Washington peserà quest’anno al 5,6% del PIL, per poi salire oltre il 6,0% nel corso del prossimo decennio. Raggiungerà il 7,0% nella decade succesiva e il già citato 8,5% del PIL entro il 2054.

Inutile dire che quanto sopra smentisce tutti i principali principi fiscali che il Partito repubblicano offre ora agli elettori. Infatti esso dice che non ci saranno tagli alla previdenza sociale e all’assistenza sanitaria statale, ma questi programmi, che sono costati l’8,4% del PIL nel 2023, saliranno all’11,3% del PIL entro il 2054 a causa dell’aumento dei benefici.

Entro il 2054 tale rapporto ammonterà a $9.500 miliardi in spese annuali tra previdenza sociale/Medicare, con una crescita di $2.400 miliardi all’anno rispetto all’attuale rapporto (8,4%).

Infatti se si includono Medicaid e altri programmi sanitari, la cifra del costo annuale passa da $8.100 miliardi nel 2024 a $12.000 miliardi nel 2054. Come mostrato di seguito, l’impatto più elevato dei costi dei benefici pro capite è particolarmente pronunciato nei programmi di assistenza sanitaria.

Costo in percentuale del PIL dei principali programmi dello stato sociale, 2024 rispetto al 2054

D’altro canto lo scenario di base del CBO mostra che l’imposta sul reddito individuale aumenterà dall’8,1% del PIL nel 2023 al 10,3% entro il 2054, principalmente a causa della scadenza dei decantati (e non pagati) tagli fiscali di Trump del 2017 e di tre decenni di vero e proprio lassismo fiscale. Ciò significa che, nonostante l’indicizzazione in base agli aumenti nominali del reddito, la crescita del reddito reale nel tempo sposterà sempre più contribuenti verso fasce di aliquota più elevate. Tra il 2034 e il 2054, ad esempio, la quota di reddito tassata tra il 20% e il 39,6% aumenterà dal 37% al 44%.

Inutile dire che il Partito repubblicano e i sostenitori dello stato sociale insistono sull’estensione permanente dei tagli fiscali di Trump e sulla compensazione anche dello slittamento delle fasce. Ciononostante l’effetto di questi “tagli” sarebbe l’incredibile cifra di $1.900 miliardi in riduzione delle entrate federali entro il 2054.

Proprio così. Con l’attuale tasso dell’8,1%, l’imposta federale sul reddito genererebbe solo $6.843 miliardi all’anno di entrate annuali entro il 2054 rispetto agli $8.701 miliardi previsti dal CBO secondo le proiezioni attuali.

A dire il vero i democratici non fanno nemmeno finta di affrontare questo disastro fiscale, lo ignoreranno, mentieranno come fa Biden, o si aspetteranno che la FED stampi decine di migliaia di miliardi di dollari aggiuntivi nei decenni a venire.

In breve, Washington è bloccata in una morsa fiscale mortale. Nessuno dei candidati dell'Unipartito ha il minimo interesse ad affrontare la calamità che sicuramente si prospetta all'orizzonte.

Distribuzione del reddito imponibile per scaglioni di aliquota, 2034 & 2054

Alcuni decenni fa il principale consigliere economico di Nixon, Herb Stein, disse notoriamente che ciò che non è più sostenibile tenderà a finire! Ciò che intendiamo è che quella roba marrone arriverà al ventilatore molto prima del 2054. Questo perché c'è una bomba fiscale a orologeria incorporata nei fondi fiduciari della previdenza sociale e che è destinata a esplodere nel giro di uno o due mandati presidenziali, al massimo.

A causa della falsa contabilità dei fondi fiduciari in vigore sin dagli anni '30, essi vivono ora con tempi contabili presi in prestito e non da poco. Cioè, per decenni lo Zio Sam ha raccolto più tasse sui salari rispetto all'importo dei benefici pagati e ha utilizzato l'eccesso per finanziare portaerei, sprechi per il trasporto di massa, sussidi agli agricoltori benestanti, ecc. Ai fondi fiduciari sono stati poi accreditati “attivi” intergovernativi che ora possono essere utilizzati per coprire eventuali carenze tra le uscite per i benefici e la riscossione delle imposte sui salari.

Il problema è che tali saldi “patrimoniali” si stanno riducendo rapidamente, anche se il deficit di liquidità annuale nei fondi fiduciari aumenta inesorabilmente a causa dell’ondata di pensionamenti dei baby boomer e dell’alto livello di benefici attuarilmente non acquisiti e integrati nei programmi. Vale a dire, alla fine dell’anno fiscale 2024 il saldo “attivo” del fondo fiduciario OASDI sarà pari a $2.727 miliardi, mentre le uscite di cassa supereranno le riscossioni delle imposte sui salari di $373 miliardi durante l’anno a venire (anno fiscale 2025). A sua volta il deficit di cassa aumenterà costantemente, raggiungendo i $532 miliardi all’anno entro il 2034. Di conseguenza nei prossimi dieci anni il deficit di cassa dell’OASDI raggiungerà i $3.495 miliardi.

A quel punto gli anziani e i disabili finiranno sotto un ponte perché il falso saldo “attivo” nei fondi fiduciari sarà stato interamente consumato dai deficit di cassa temporanei. Nell’anno fiscale 2034 i benefici annuali in denaro e le spese amministrative ammonteranno a $2.479 miliardi, mentre gli incassi dalle imposte sui salari ammonteranno a soli $1.947 miliardi.

Secondo le normative attuali, se i fondi fiduciari AVS e AI vengono uniti le prestazioni si riducono come minimo del 21,5%, in caso contrario sul lato AVS (prestazioni per la vecchiaia) ancora di più. In realtà le prestazioni previdenziali medie previste per il 2034 ammonteranno a $28.000 all’anno, il che significa una riduzione di $6.000 per il beneficiario medio.

Naturalmente negli anni a venire diventerà evidente a più di 80 milioni di pensionati che i loro redditi verranno ridotti di $6.000 dollari all’anno. E molto di più tra coloro che ricevono il massimo beneficio; in quest’ultimo caso la perdita ammonterà a $15.000 all’anno.

È possibile evitare l’armageddon fiscale?

Non se l'Unipartito riuscirà a cavarsela anche stavolta. Bisogna impegnarsi per intraprendere un percorso onesto, giusto e fattibile per pareggiare il bilancio e salvare i fondi fiduciari entro il 2034, facendo perno su alcuni dei principali parametri fiscali, economici e politici esistenti nel 1998-2001, l’ultima volta che il bilancio è stato in pareggio.

Deficit/surplus federale in percentuale del PIL, 50 anni tra il 1974 e il 2023


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L'eco-ansia è un lusso che non ci possiamo permettere e che danneggia la civiltà stessa

Mar, 07/05/2024 - 10:03

 

 

di Joakim Book

Vivo in un piccolo villaggio ai margini di terre circondate dalla natura selvaggia. Coloro che occupavano queste valli in epoche passate vivevano vite pericolose, dove la fame era una preoccupazione costante, il mare tanto spesso nutriva quanto portava via e gli inverni erano lunghi e rigidi. Al giorno d'oggi, mentre cammino sulle montagne desolate o ammiro le violente tempeste, nella mia testa echeggiano le descrizioni di Thomas Hobbes della vita pre-civilizzata dell'essere umano: “Solitaria, povera, cattiva, brutale e breve”.

Oggi qui viviamo una vita abbastanza confortevole, io e i miei compaesani. I nostri focolari sono caldi, il nostro controllo sui beni economici è eccellente. Viviamo vite lunghe e sicure, dove nessuno muore di fame e dove quasi nessuno muore a causa delle esplosioni d'ira della natura. Usiamo macchine — costruite molto, molto lontano utilizzando materiali che non abbiamo, che funzionano con combustibili fossili che queste terre non contengono — per rimuovere la neve che frequentemente cade sulle nostre porte e che altrimenti renderebbe le nostre strade impraticabili e le nostre case prigioni. Usiamo diverse macchine — costruite molto, molto lontano utilizzando materiali che non abbiamo, che funzionano con combustibili fossili che queste terre non contengono — per uscire dalla nostra valle e trasportare beni e servizi, compresi frutta e verdura esotiche che qui non crescono (non certo in inverno!).

È davvero affascinante osservare le cose sorprendenti che il commercio globalizzato e il capitalismo possono realizzare. Fare un passo indietro e pensare ai miracoli del commercio moderno, dell’innovazione e della divisione del lavoro è davvero umiliante.

Eppure noi moderni benestanti ci preoccupiamo della nostra esistenza collettiva al punto che i bambini hanno incubi e la maggior parte delle persone afferma che il cambiamento climatico metterà fine alla razza umana. Circa un terzo dei giovani afferma di non volere figli per paura di peggiorare le condizioni climatiche. “L’ansia per il clima è diffusa tra i giovani”, riferisce National Geographic. “Come possiamo aiutare i nostri figli ad affrontare l’eco-ansia?” si chiede la British Broadcasting Corporation. La stragrande maggioranza degli intervistati in uno studio condotto a livello mondiale su diecimila persone e pubblicato su Lancet nel 2021, ha ammesso di essere molto o estremamente preoccupata. Gli scrittori di Vox si preoccupano dell'etica dell'educazione dei figli. Un nuovo studio, pubblicato da  Phys.org, ha evidenziato quanti giovani non avranno figli a causa del cambiamento climatico: sarebbe ingiusto “mettere al mondo un bambino” che dovrebbe convivere con la costante “sensazione di rovina, ogni giorno, per tutta la vita”, dice un aspirante genitore intervistato.

Molti dei miei compaesani nutrono tutte queste stesse idee – scioglimento dei ghiacciai e parti per milione – numeri, inondazioni e dilemmi etici su noi esseri umani che rendono la Terra inospitale o inabitabile.

È una cosa strana di cui preoccuparsi ossessivamente, mentre la violenta tempesta che infuria fuori dalle finestre con doppi vetri non influisce in alcun modo sulle nostre forniture di cibo, sul consumo di elettricità, sul riscaldamento, o sulla capacità di partecipare alla divisione globale del lavoro, sia nei nostri uffici che a distanza tramite Internet ad alta velocità. È a dir poco contraddittorio manifestare contro il capitalismo dalle comodità di case, hotel e pub costruiti e mantenuti in modo molto capitalistico; o inveire contro l’uso dei combustibili fossili che letteralmente ci tengono in vita.

Tutto ciò mi fa pensare all'assioma dell'azione umana, punto di partenza della prasseologia di Ludwig von Mises e pilastro su cui poggia l'economia Austriaca. La versione colloquiale di questa massima è “fate parlare i soldi non le parole” o “le azioni parlano più delle parole”. Dimostriamo con le nostre azioni dove si trovano le nostre preferenze e i nostri valori; li riveliamo al mondo (li realizziamo, in realtà) quando facciamo una cosa invece di un'altra, quando acquistiamo un bene invece di un altro, quando lavoriamo invece di rilassarci. Tutto ciò è avvolto nell’incertezza, nelle speranze e nei desideri soggettivi che si contrappongono ad altri desideri simili; col senno di poi possiamo pentirci delle scelte che abbiamo fatto. Ciononostante, dice Murray Rothbard, le “preferenze di un essere umano sono deducibili da ciò che ha scelto con le sue azioni”.

Forse questo clima ansiogeno è semplicemente un becero sfoggio di moralismo, in un mondo in cui le emozioni contano più dei fatti. Il distacco dai processi fisici della vita di base – energia, materiali, trasporti e, nelle economie monetarie complesse, denaro – ha reso molte persone ignoranti, tanto da dare per scontati gli stili di vita e gli standard di vita che abbiamo. Ci ha permesso di iniziare a pensare che i sistemi fondamentali e portatori di civiltà come il denaro, i combustibili fossili o le istituzioni commerciali siano facoltativi, una mera questione di scelta ideologica tra persone buone e persone cattive. Non è così.

Mi vengono in mente anche quelle credenze che sono un lusso che non ci si può permettere, un concetto coniato da Rob Henderson, psicologo dell'Università di Cambridge e autore del libro Troubled. Henderson trasferisce il “consumo vistoso” di Thorstein Veblen – l'acquisto di beni costosi, spesso inutili ma con lo scopo di ostentare la propria ricchezza – al dominio morale e politico. Una convinzione come lusso che non ci si può permettere, al pari di un bene vistoso, viene acquisita per impressionare gli altri ed è progettata per “conferire status alla classe superiore e a un costo minimo, imponendo, però, costi alti alle classi inferiori”.

Tali convinzioni non hanno molto senso e periscono nel mondo reale degli atomi e della temperatura, della natura e della fame. Ma siamo così distaccati dal mondo reale che ci sostiene fisicamente – così ricchi, così illusi, così benestanti – da attaccare quegli stessi sistemi che sostengono la nostra esistenza: l'eco-ansia e l’anticapitalismo. Presi alla lettera, e mettendo in atto linee di politica basate su tali follie, siamo diretti verso l’orrore e la povertà.

La buona notizia è che questi sistemi sono straordinariamente resilienti e queste voci potrebbero ancora essere tutte “chiacchiere”, come direbbe Nassim Taleb.

L'analista finanziario Doomberg ha proposto un'osservazione simile lo scorso febbraio, elencando in due paragrafi i principali eventi accaduti a partire dal 1971: crisi petrolifera, Iran-Iraq, guerre in Kuwait, conflitti in Medio Oriente, crolli finanziari dell'Asia, del peso e del rublo, gli attacchi terroristici, Libia-Siria-Ucraina, la crisi finanziaria mondiale e la crisi sanitaria. Attraverso tutti questi fenomeni, per quanto tumultuosi potessero sembrare al momento della loro comparsa e per quanto rilevanti restino nella coscienza politica, il consumo energetico totale del mondo è una linea retta che li attraversa. Ecco  il grafico:

Revisione statistica del consumo energetico totale mondiale. Fonte: Doomberg

Eventi socioeconomici radicali come i diritti delle donne o l'uguaglianza razziale; leader di sinistra o di destra; crisi e recessioni, inflazioni e anni di boom; generazioni di studiosi e scienziati e movimenti politici... e non c'è alcun impatto sulla cosa fondamentale che alimenta la nostra civiltà.

L'85% del consumo energetico primario del pianeta proviene direttamente da combustibili fossili, lo stesso avveniva più di trent'anni fa, quando sono nato. Si possono esprimere le proprie convinzioni sul cambiamento climatico, su obiettivi politici non credibili, come le emissioni zero (sempre da raggiungere entro anni che finiscono sospettosamente con zero o cinque), sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, o su quanto sia “pulita” l’energia rinnovabile. I governi possono investire soldi, approvare leggi, o pontificare nelle sale dei bottoni, negli auditorium legislativi, o nella pubblica piazza, ma non cambieranno la situazione. Non possono cambiarla.

I cypherpunk usano il codice informatico; le persone intelligenti ignorano la politica. Dovreste uscire di casa, smettere di preoccuparvi dei pazzi che gestiscono questo manicomio e ammirare invece la natura per quello che è.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L'amministrazione Biden continua a implementare linee di politica idiote riguardo l'acciaio

Lun, 06/05/2024 - 10:02

 

 

di James Bovard

L'amministrazione Biden sta cercando di rafforzare la sua campagna di rielezione silurando le importazioni cinesi. In un discorso del 17 aprile a Pittsburgh, il cuore dell’industria siderurgica americana, Biden ha annunciato di voler triplicare i dazi sulle importazioni cinesi di acciaio e alluminio. I dazi attualmente ammontano a circa il 7,5%. Un comunicato stampa della Casa Bianca affermava: “ Il presidente Biden sa che l’acciaio è la spina dorsale dell’economia americana e un fondamento della nostra sicurezza nazionale”. Questa è l’ennesima prova che, per quanto riguarda la politica commerciale, i politici americani non hanno imparato nulla e non hanno dimenticato nulla.

Biden non aveva promesso di lasciarsi alle spalle le linee di politica stupide? Ricordate l'affermazione di Donald Trump del 2018 secondo cui “le guerre commerciali sono positive e facili da vincere”? Quando Trump impose un dazio del 25% sulle importazioni di acciaio nel 2018 venne ampiamente criticato per aver sovvertito la salute del settore manifatturiero americano solo per tenere in piedi un’unica industria.

Adesso Biden ha raddoppiato la posta in gioco. Il Washington Post scrisse nel 2021: “Una delle iniziative commerciali più controverse di Trump, che ha fatto arrabbiare gli alleati degli Stati Uniti e ha attirato il disprezzo di molti economisti, è diventata un pilastro della politica commerciale 'incentrata sui lavoratori' di Biden”. Ci sono 135.000 lavoratori in questo settore negli Stati Uniti rispetto ai più di sei milioni nelle industrie che usano l'acciaio. Politici e burocrati fanno finta che quest'ultimo numero non esista. Il Post scrisse che “l’amministrazione Biden è determinata a mantenere il proprio sostegno agli United Steelworkers, una forza portante negli stati chiave del Midwest”. I dazi sono diventati sempre più distruttivi; il prezzo dell’acciaio laminato a caldo è aumentato di oltre il 300% e i produttori si sono lamentati della carenza di materiali, dell’aumento dei prezzi e dei ritardi nelle consegne.

I produttori di acciaio sono stati i più grandi piagnucoloni e criminali del mondo commerciale nella storia americana moderna. L’industria dell’acciaio è stata fortemente protetta sin dalla costruzione della prima acciaieria in America nel 1875. Grazie a dazi elevati, Andrew Carnegie progettò il trust dell’acciaio, diventato leggendario per la vendita di acciaio all’estero a un prezzo di gran lunga inferiore rispetto a quello negli Stati Uniti. La US Steel si fece un occhio nero quando il presidente Theodore Roosevelt acquistò acciaio prodotto negli Stati Uniti direttamente in America Centrale, al 40% in meno rispetto a Pittsburgh, per la costruzione del Canale di Panama.

Durante le amministrazioni Johnson, Nixon e Carter, le importazioni di acciaio dall’Europa e dal Giappone furono soffocate dalle cosiddette restrizioni volontarie, che gli stranieri accettarono a malincuore invece di essere totalmente banditi dal mercato statunitense. Ma vietare i prodotti stranieri fece emergere il peggio delle aziende statunitensi. L'allora vice ambasciatore commerciale statunitense, Linn Williams, ammise che nel 1984 gli Stati Uniti erano “uno dei produttori [di acciaio] meno efficienti al mondo”. Il capo della Nucor Minimill, Ken Iverson, osservò nel 1986:

Non appena i prezzi cominciarono a salire [grazie alle restrizioni all’importazione] e le aziende siderurgiche cominciarono ad essere redditizie, queste ultime smisero di modernizzarsi. È solo sotto l'intensa pressione competitiva – sia internamente da parte delle mini-acciaierie, sia esternamente da parte di giapponesi e coreani – che le grandi aziende siderurgiche sono costrette a modernizzarsi.

Ma queste realtà di base non impedirono all’amministrazione Reagan di limitare severamente le importazioni di acciaio dal 1982 in poi. Nel 1984 il Congresso approvò un disegno di legge che conteneva una disposizione sulla scarsità di offerta, intesa “a proteggere gli acquirenti nazionali di prodotti siderurgici da eccessive turbolenze dovute all’incapacità di ottenere forniture adeguate da fonti nazionali”. Ma il Dipartimento del Commercio decise che nessun onere era troppo grande, nessun prezzo troppo alto e nessuna qualità troppo bassa per costringere i produttori americani a finanziare i produttori di acciaio statunitensi.

Nel 1986 lo stesso Dipartimento del Commercio impiegò in media 236 giorni per approvare una richiesta di fornitura scarsa. Come testimoniò Allan Mendelowitz del General Accounting Office: “Uno dei motivi per cui le decisioni hanno richiesto così tanto tempo [...] era specificamente quello di creare ostacoli all’acquisizione di acciaio attraverso il nostro programma”. Il vice segretario aggiunto Gilbert Kaplan, che gestiva tale programma, dichiarò nel 1988 che una scarsità di scorte “non è una situazione negativa. [...] è una situazione positiva”, il che significa che il settore “sta andando molto bene”. La linea di politica federale sull’acciaio conferiva a un solo uomo l’autorità di giudicare se i produttori americani avessero davvero bisogno dell’acciaio che chiedevano. Bill Lane, un alto funzionario della Caterpillar, ci ha ricordato che: “I prezzi elevati dell’acciaio e le carenze indotte dalle quote stavano minando l’efficienza delle fabbriche poiché i processi just-in-time hanno lasciato il posto a soluzioni alternative just-in-case”.

Le quote sull'acciaio dell'amministrazione Reagan distrussero molti più posti di lavoro di quanti ne salvarono. Il professor Hans Mueller ha stimato che esse comportarono la perdita di tredici posti di lavoro nelle industrie che utilizzavano l'acciaio per ogni posto di lavoro salvato di un operaio siderurgico. L’Institute for International Economics ha stimato che le quote costavano l’equivalente di $750.000 all’anno per ogni lavoro siderurgico salvato. Uno studio della Federal Trade Commission del 1984 stimava che le quote sull’acciaio costavano all’economia statunitense $25 per ogni dollaro aggiuntivo di profitto netto dei produttori di acciaio americani.

Nonostante la devastazione economica, nel 1989 il presidente George H. W. Bush estese le quote di importazione dell’acciaio per altri due anni e mezzo. Bush definì l’estensione delle quote un “programma di liberalizzazione del commercio dell’acciaio”, come se la retorica del libero mercato potesse magicamente trasformare la natura di un sistema invece protezionistico. Le quote del 1989 furono ampliate per includere tubi per il petrolio, assali e ruote di locomotive ferroviarie, danneggiando così sia l'industria petrolifera statunitense che i produttori di treni. Con l'amministrazione Bush gli Stati Uniti imposero 231 quote separate che coprivano 500 diversi prodotti siderurgici sulle importazioni di acciaio da diverse nazioni.

La linea di politica siderurgica di Reagan e Bush mise in ginocchio la competitività degli Stati Uniti. L’ex-presidente della International Trade Commission (ITC), Paula Stern, ha osservato: “I prezzi gonfiati dell’acciaio negli Stati Uniti sono stati un fattore importante nell’erosione della preminenza manifatturiera e dell’occupazione degli Stati Uniti dagli anni ’60 alla metà degli anni ’80”. L’ITC ha concluso che le quote di importazione sull’acciaio fecero salire il deficit commerciale degli Stati Uniti, causando un aumento significativo delle importazioni di manufatti contenenti acciaio e una diminuzione delle esportazioni statunitensi di prodotti siderurgici.

I politici che sostenevano il blocco dei porti americani contro l’acciaio estero non hanno mai ammesso che l’acciaio americano fosse ampiamente percepito come di qualità inferiore rispetto a quello estero. Il rifiuto della Ford Motor Company per l'acciaio prodotto negli Stati Uniti durante gli anni '80 era cinque volte superiore a quello per l'acciaio estero. Un sondaggio ITC del 1990 mostrò che il 55% degli acquirenti americani di barre e tondini di acciaio inossidabile valutava la qualità dei prodotti e il servizio clienti giapponesi “eccellenti”, mentre solo il 2% valutava altrettanto positivamente la qualità dei prodotti e del servizio statunitensi.

Ma le follie protezionistiche della fine del XX secolo non impedirono a George W. Bush, il primo presidente del nuovo secolo, di imporre nuove restrizioni sulle importazioni di acciaio. Quando entrò in carica più della metà di tutte le importazioni di acciaio erano limitate dal controllo federale sui prezzi, attraverso sanzioni contro i sussidi esteri o sanzioni contro i prezzi bassi (il cosiddetto dumping). I lobbisti dell’acciaio ebbero un ruolo importante nella stesura delle leggi statunitensi sul “commercio equo”, le quali aiutavano a garantire che la concorrenza estera venisse giudicata colpevole nonostante l’assenza di illeciti.

Anche se all’inizio degli anni 2000 le importazioni complessive di acciaio erano in calo, l’ITC ha concluso che le acciaierie americane erano state danneggiate da una “impennata” delle stesse. L’unico prodotto con importazioni in forte aumento erano le bramme di acciaio: prodotti non finiti acquistati dalle acciaierie americane e trasformati in prodotti finiti di valore più elevato. L’ITC ha sottolineato che le acciaierie americane erano state gravemente danneggiate dalle lastre straniere che avevano volontariamente acquistato e da cui avevano tratto profitto. Non aveva alcun senso ma, poiché era la legge commerciale degli Stati Uniti, non doveva avere senso.

L'amministrazione Bush sapeva già prima d'imporre nuovi dazi che i problemi dell'industria siderurgica non erano dovuti al commercio sleale. All'inizio del 2001 il Dipartimento del Tesoro incaricò il Boston Consulting Group di analizzare l'industria siderurgica statunitense e la situazione mondiale dell'acciaio. L’American Metal Market riferì che lo studio “ha evidenziato le inefficienze nella produzione di acciaio statunitense rispetto ai concorrenti mondiali” e “ha misurato l’efficienza dell’industria siderurgica statunitense, posizionandola nell’ultimo terzo di un confronto globale”. Le aziende siderurgiche statunitensi furono indignate dallo studio, quindi il Dipartimento del Tesoro cancellò quella relazione.

Il 5 marzo 2002 il presidente Bush impose un nuovo dazio del 30% sulle importazioni di acciaio: “Il libero scambio è un importante motore della crescita economica e una pietra angolare della mia agenda economica”. Disse poi come avrebbe protetto i lavoratori americani da quella pietra angolare:

Parte integrante del nostro impegno per il libero scambio è far rispettare le leggi sul commercio e garantire che le industrie e i lavoratori americani possano competere in base a condizioni di parità [...]. Oggi annuncio la mia decisione d'imporre misure di salvaguardia temporanee per dare all’industria siderurgica americana e ai suoi lavoratori la possibilità di adattarsi al grande afflusso di acciaio estero.

Bush invocò le leggi statunitensi sul commercio equo e la “parità di condizioni” e poi annunciò che stava fornendo un sollievo speciale ai produttori di acciaio che non avevano nulla a che fare con le leggi sulle presunte importazioni sleali.

L’amministrazione Bush sapeva che i dazi sull’acciaio avrebbero distrutto posti di lavoro nel settore manifatturiero americano, ma li impose comunque. Il principale consigliere economico di Bush, Glenn Hubbard, “ha pubblicato analisi dettagliate contro i dazi, comprese le perdite di posti di lavoro stato per stato che ha previsto per il settore manifatturiero”, scrisse il Washington Post. Le perdite di posti di lavoro stimate non sono mai state rese pubbliche. Un’analisi economica della fine del 2001, condotta dalla società di consulenza Trade Partnership Worldwide, stimava che “i nuovi dazi sull’acciaio costeranno circa otto posti di lavoro americani per ogni lavoro siderurgico protetto”.

I prezzi dell’acciaio laminato a caldo raddoppiarono tra il momento in cui l’ITC raccomandò i dazi sulle importazioni, nel dicembre 2001, e l’estate del 2002. Anche i produttori statunitensi vennero devastati dalla carenza di prodotti siderurgici, poiché i dazi interruppero il commercio internazionale e scoraggiaribi le esportazioni verso gli Stati Uniti. In molti casi le acciaierie statunitensi infransero i contratti e costrinsero i clienti americani a pagare prezzi molto più alti. La Consuming Industries Trade Action Coalition ha stimato che “l’aumento dei prezzi dell’acciaio è costato 200.000 posti di lavoro americani e $4 miliardi in salari persi da febbraio a novembre 2002”. Un’analisi dell’ITC ha concluso che i nuovi dazi costarono alle industrie consumatrici di acciaio $9 per ogni dollaro di profitti aggiuntivi. Alla fine del 2003, di fronte alle minacce di ritorsioni commerciali europee dopo le sentenze del World Trade Center contro i dazi, Bush li sospese.

Trump ha fatto eco alle follie dei presidenti repubblicani pre-Depressione come Herbert Hoover.  I dazi sull’acciaio e sull’alluminio hanno scatenato ritorsioni estere che a loro volta hanno distrutto circa trecentomila posti di lavoro. Il 7 aprile 2021 la segretaria al Commercio Gina Raimondo ha dichiarato che tali dazi “hanno contribuito a salvare posti di lavoro americani nelle industrie dell’acciaio e dell’alluminio”. Li ha anche giustificati come un modo per “livellare il campo di gioco”. La Raimondo ha continuato la tradizione dei segretari del Commercio rifiutandosi di utilizzare la partita doppia, guardando invece esclusivamente al profitto delle industrie protette. Sfortunatamente l’amministrazione Biden ha considerato quei dazi un brillante successo.

Se il protezionismo producesse competitività, i produttori di acciaio americani sarebbero diventati leader mondiali già da tempo. I dazi sull’acciaio sono una delle linee di politica anti-industriali più sfacciate, un avvertimento eterno sull’incorreggibilità dei politici a caccia di voti e contributi elettorali. Il futuro della politica commerciale è cruciale per il futuro della libertà. Ogni restrizione su un venditore estero è un controllo su un acquirente americano. Non dovrebbe essere un crimine federale che i produttori americani possano acquistare acciaio a prezzi bassi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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I tentacoli dell'Unipartito

Ven, 03/05/2024 - 10:11

 

 

di David Stockman

Il tradimento sulla rettitudine fiscale da parte del presidente Johnson potrebbe rappresentare la campana a morto per il Partito repubblicano. Sta rischiando la sua carica di portavoce per $95 miliardi in aiuti esteri che lo Zio Sam non può neanche lontanamente permettersi, e che in realtà non forniscono alcun beneficio alla sicurezza interna dell'America.

Ciò che la Waterloo di Johnson significa, quindi, non è la prospettiva di un'altra battaglia di successione, ma che non ha alcun senso preservare una maggioranza repubblicana e un presidente repubblicano alla Camera, dato che il Partito repubblicano è stato talmente infettato da guerrafondai neoconservatori e politici carrieristi intenti a crogiolarsi in progetti imperiali che il meglio che il caucus repubblicano alla Camera ha potuto fare è stato espellere il precedente deep stater dalla sedia del Presidente.

Il Partito repubblicano è quindi veramente irredimibile. Come disse una volta JFK a proposito della CIA, la sua necessità è essere frantumata in mille pezzi e spazzata nella pattumiera della storia.

Infatti quando si osserva la disastrosa traiettoria fiscale incorporata nelle ultime prospettive fiscali trentennali del CBO, viene davvero da chiedersi cosa stiano realmente pensando le menti in miniatura come quelle del deputato Johnson. Vale a dire, l’ultima relazione del CBO e pubblicata a marzo presuppone che non ci sarà mai più un’altra recessione, né una riacutizzazione dell’inflazione, un’impennata dei tassi d'interesse, una crisi energetica mondiale, una guerra prolungata, o qualsiasi altra crisi immaginabile: solo una tranquilla navigazione economica per i prossimi 30 anni.

Eppure anche secondo i calcoli di questo scenario roseo sotto steroidi il debito pubblico raggiungerà un minimo di $140.000 miliardi entro il 2054. A sua volta ciò farebbe sì che i pagamenti degli interessi sul debito pubblico, con tassi solo 200 punti base più alti di quelli attuali, raggiungano i $10.000 miliardi all’anno.

Non sono necessari paragrafi, pagine e monografie meritevoli di analisi e amplificazioni per capire dove stiamo andando. Il bilancio della nazione è ora sul punto di finire nelle fauci di una macchina apocalittica.

Gli aiuti esteri del portavoce Johnson:

• Indo-Pacifico: $8,1 miliardi

• Israele: $26,4 miliardi

• Ucraina: $60,8 miliardi

• Totale: $95,3 miliardi

Johnson e una buona parte del Partito repubblicano hanno ceduto alla paranoia neoconservatrice, alla stupidità, alle bugie e alle vuote scuse per essere guerrafondai. Per dirla tutta, Putin non ha alcun interesse a molestare i polacchi, per non parlare di assaltare la Porta di Brandeburgo a Berlino. Certamente non è Gandhi, ma è più che intelligente da riconoscere che con un PIL di $2.200 miliardi e un budget di guerra da $80 miliardi non avrebbe senso entrare in guerra contro i $45.000 miliardi di PIL della NATO e i bilanci di guerra combinati superiori a $1.200 miliardi.

Allo stesso modo lo schema rosso di Ponzi cinese da $50.000 miliardi, gravato dal debito, crollerebbe in pochi mesi se il suo flusso di $3.500 miliardi di proventi dalle esportazioni venisse interrotto dopo aver tentato di portare la sua unica portaerei moderna sulla costa della California. E l’Iran non ha armi nucleari, missili a gittata intercontinentale e un PIL pari a 130 ore di produzione annua degli Stati Uniti.

Asse del male? Ma per favore!

Eppure questo è esattamente ciò che il Presidente ha detto di recente dopo aver partecipato a troppi briefing del Deep State ed essersi fatto tirare per la giacchetta. Le creature della Palude vedono sicuramente l'ingenuità e la sfacciata ignoranza del ragazzo come un dono per loro.

Il portavoce Mike Johnson: “Sosterremo la libertà e ci assicureremo che Putin non marci in Europa [...] siamo la più grande nazione del pianeta e dobbiamo comportarci di conseguenza.

Questo è un momento critico, un momento critico sulla scena mondiale. Posso prendere una decisione egoistica e fare qualcosa di diverso, ma qui sto facendo quello che credo sia la cosa giusta. Penso che fornire aiuti all’Ucraina in questo momento sia di fondamentale importanza. Davvero. Credo davvero alle informazioni e ai briefing che abbiamo ricevuto.

Credo che Xi, Vladimir Putin e l’Iran siano davvero l’Asse del male. Quindi penso che Vladimir Putin continuerebbe a marciare attraverso l’Europa se gli fosse permesso. I prossimi potrebbero essere i Balcani o una resa dei conti con la Polonia o con uno dei nostri alleati della NATO.

Per dirla senza mezzi termini, preferirei mandare proiettili in Ucraina piuttosto che i nostri ragazzi. Mio figlio inizierà l'Accademia Navale quest'autunno. Questo è un discorso delicato per me come lo è per tante famiglie americane. Non è un gioco”.

Speaker Mike Johnson: "We're going to stand for freedom and make sure that Putin doesn't march through Europe... we're the greatest Nation on the planet, and we have to act like it"

He confirms Trump supports him and the record-breaking Ukraine funding plan he just introduced pic.twitter.com/uTUjs7rRz2

— Michael Tracey (@mtracey) April 17, 2024

Inutile dire che il portavoce non distingue i Paesi “Baltici” dai “Balcani”, dove la Serbia e gli altri alleati della Russia non tremano riguardo a Putin.

In realtà non è difficile capire che la guerra civile e la disputa territoriale tra Kiev e Mosca sul Donbass e sulla sponda del Mar Nero, da Mariupol a Odessa, siano una questione regionale e che è stata ulteriormente alimentata dall’insensata spinta della NATO verso est fino alle porte della Russia.

Vale a dire, la guerra in Ucraina finirebbe domani senza un altro centesimo di aiuti da parte dei contribuenti statunitensi se Washington accettasse che il Paese deve essere porzionato: da un lato tra ciò che le mappe del 1917 mostravano come Novorossiya (Nuova Russia) a est e a sud, e dall'altro parti e pezzi di Polonia, Galizia-Austria e Hetmanati cosacchi al centro e a ovest; accettare di tenere la NATO fuori dai margini dell’Ucraina al centro e a ovest e poi tutto sarà finito.

Tuttavia la follia della russofobia che impedisce agli idioti come Johnson di avere una comprensione anche rudimentale della questione rivela un grosso problema sul perché la politica estera egemonica di Washington sia un tale disastro, la quale genera incessantemente pazzie come l’odierno spreco da $95 miliardi.

Vale a dire, incoraggia gli stati clientelisti e alleati dell’Impero ad assumere posizioni bellicose nei confronti dei rivali e nemici designati da Washington perché manda aiuti nelle loro casse, armi ai loro eserciti e prestigio/importanza personale ai loro politici e diplomatici.

Davvero i politici di destra polacchi continuerebbero ad abbaiare contro la Russia in assenza della sua adesione alla NATO e dello scudo militare e diplomatico fornito dagli Stati Uniti? Dubito che prenderebbero in giro l’orso russo, ma cercherebbero invece un accordo amichevole con un partner commerciale naturale.

Allo stesso modo la Germania. Quest’ultima era così pietrificata dalla Russia che solo nel 2019 ha speso la somma di appena $50 miliardi e l’1,3% del PIL nella difesa, alimentando logicamente la sua fiorente economia industriale e di esportazione con il gas russo a basso costo.

Ciò che è cambiato da allora non è neanche lontanamente la valutazione della Germania sulla minaccia russa, bensì la sua linea di politica in quanto stato clientelista. Il Partito dei Verdi è entrato nella coalizione di governo con i socialdemocratici che suonavano i tamburi di guerra perché vedevano nell’attacco alla Russia e al gas russo un modo per promuovere la loro orribile crociata contro i combustibili fossili – sapendo che lo scudo militare di Washington li proteggeva.

Per quanto riguarda Taiwan, la cosa è ancora più incredibile. Senza gli aiuti “nell'Indo-pacifico” i leader di Taiwan si recherebbero a Pechino per discutere di una sua transizione a “Hong Kong”. La sicurezza interna dell'America non verrebbe intaccata, anzi verrebbero risparmiati 100.000 militari in Estremo Oriente e il costo multimiliardario del pattugliamento del Pacifico.

Poi ovviamente arriviamo ai $26,4 miliardi per Israele. Si tratta di circa il 4,5% del suo PIL e dovrebbero provenire dalle tasse di guerra, non dalla carta di credito dello Zio Sam. La spesa per la difesa di Israele è costantemente crollata a meno del 5% del PIL, anche se il suo elettorato ha ripetutamente eletto governi bellicosi costituiti da guerrafondai di destra e fazioni religiose fanatiche.

Non solo questi governi di Netanyahu hanno costantemente minato una soluzione a due Stati al problema palestinese – inclusa la benedizione al trasferimento di miliardi di contanti ad Hamas al fine di indebolire l’Autorità Palestinese controllata da Fatah – ma hanno demonizzato l’Iran principalmente per scopi di politica interna. In assenza dello scudo della Marina e dell’Aeronautica americana nella regione, nessun governo israeliano avrebbe mai condotto infiniti raid su questo Paese o sabotato a Capitol Hill accordi costruttivi con l’Iran come l’accordo sul nucleare di Obama.

Israele – Spesa militare (% del PIL)

Infatti senza la donazione annuale di $4 miliardi da parte dello Zio Sam e uno scudo militare regionale ancora più prezioso, Netanyahu e le sue coalizioni estremiste sarebbero stati da tempo cacciati dall’elettorato israeliano.

In fin dei conti ciò di cui Washington ora ha bisogno è una disgregazione dell'Unipartito della guerra. Dopo tutto l'azione suicida di Johnson darà dei frutti. Non come intendeva, ma nel modo giusto di cui la democrazia americana ha disperatamente bisogno in questa difficile congiuntura. Infatti la terribile presa dell’Unipartito sulla politica di sicurezza nazionale ha prodotto pura follia in un unico pacchetto. Vale a dire:

• $95 miliardi in aiuti esteri sono uno spreco che non apporta alcun beneficio alla sicurezza interna dell'America;

• Un’estensione della sezione 702 della FISA che amplia arbitrariamente un affronto già eclatante al Quarto Emendamento;

• Il trasferimento illegale a Kiev di miliardi in asset rubati alla Russia;

• Un divieto in nome della sicurezza nazionale ai video di TikTok, visti in stragrande maggioranza da americani sotto i 30 anni le cui abitudini di visione non hanno alcun valore per i comunisti di Pechino.

Categorie di contenuti più popolari su TikTok in tutto il mondo a luglio 2020, per numero di visualizzazioni di hashtag (in miliardi) | Statista

È già abbastanza grave che non ci sia un briciolo di considerazione informata dietro tutto ciò, ma ciò che è davvero allarmante è che ogni singolo democratico alla Camera (210) ha votato a favore di $61 miliardi all'Ucraina. Ciò includeva un voto di 97 voti a favore tra i cosiddetti “progressisti” democratici, i quali hanno anche votato con un voto di 96 voti a favore per gli aiuti a Taiwan – il cui scopo non è sicuramente un vicinato più pacifico sulla costa del Pacifico.

Una volta i democratici erano il partito della pace. Ora non più.

Allo stesso tempo solo quattordici repubblicani hanno votato contro tutte e quattro le componenti di questo attacco su vasta scala alla libertà costituzionale e alla rettitudine fiscale. Come detto prima anche, l’America sta ora procedendo con il pilota automatico verso un debito pubblico da $140.000 miliardi entro la metà del secolo, ma la stragrande maggioranza dei repubblicani alla Camera sceglie di martellare l’economia americana con maggiore debito per finanziare inutili sprechi sotto forma di aiuti esteri.

In questo contesto è stato il prevedibile istrionismo dello stuolo di guerrafondai neoconservatori nel comitato editoriale del Wall Street Journal a giustificare l'interventismo militare cronico con menzogne e falsità. Vale a dire che la narrativa ufficiale nella Città Imperiale e tra i media generalisti della nazione è talmente sbagliata e moralmente ottusa che travisa completamente una linea di politica  davvero sensibile alla sicurezza nazionale.

Di conseguenza la cosiddetta teoria del “dominio”, residuo della Guerra fredda, dev'essere ripudiata una volta per tutte e sostituita con la dottrina Washington-Jefferson “nessuna alleanza vincolante”. Mi riferisco all'idea del tutto obsoleta secondo cui la sicurezza interna dell'America dipenda da un sistema mondiale di alleanze militari, basi e capacità di proiezione della potenza cinetica che consentono a Washington di funzionare come il grande egemone globale, pronto, disposto e in grado di intervenire in qualsiasi situazione militare che può scoppiare tra gli 8 miliardi di persone sul pianeta.

I quattordici del Partito repubblicano elencati di seguito hanno detto “No” a queste formulazioni pericolose, costose e risibili: né la Russia né la Cina rappresentano una minaccia militare per la patria americana, mentre le guerre per procura e le sanzioni economiche contro gli “avversari” demonizzati dal Deep State indeboliscono la libertà e la prosperità nazionale.

Non vi è alcuna ragione reale e plausibile affinché l’economia americana applichi sanzioni e restrizioni commerciali nei confronti di Cina, Iran o Russia; inoltre non esistono minacce alla sicurezza nel mondo oggi che giustifichino neanche lontanamente l’intrusione dello stato di sicurezza nazionale nei diritti e nella privacy dei cittadini americani.

Tuttavia gli pseudo-intellettuali del WSJ hanno tirato fuori Hitler, Tojo e l’epiteto “isolazionista” come se questi riferimenti provassero qualcosa, quando, in realtà, nessuno di essi ha una qualche rilevanza reale per il mondo di oggi. Non ci sono tiranni di stati industriali in marcia da nessuna parte, per non parlare delle reali realtà storiche della questione.

Il fatto è che Stalin e Hitler erano aberrazioni sui generis. Furono incidenti unici della storia derivanti dalla follia di Versailles e dalla pace punitiva dei vincitori resa possibile dall'inutile intervento di Woodrow Wilson in una guerra europea che altrimenti sarebbe finita in una situazione di stallo e nel reciproco esaurimento e bancarotta di tutti i combattenti.

Vale a dire, il DNA delle nazioni del mondo non è infetto da tendenze verso il totalitarismo e l’aggressività. Il mantenimento della pace globale e del commercio pacifico delle nazioni non dipende da un’alleanza di interventisti o da un egemone globale, pronto a far rispettare il suo mandato al minimo scoppio di liti e conflitti locali e regionali.

In fin dei conti il laissez faire è la strada verso la prosperità sia nell’economia che negli affari internazionali. Alleanze militari ed egemoni cadono sempre e comunque prigionieri dei mercanti d'armi che favoriscono.

Non sorprende, quindi, se l'albo d'onore della follia dell'Unipartito sia composto da soli 14 repubblicani alla Camera, velatamente accusati d'essere infami dai globalisti guerrafondai al Wall Street Journal:

Quattordici repubblicani hanno votato contro tutti e quattro i progetti di legge presentati alla Camera, compreso quello che imporrebbe ai cinesi la vendita di TikTok. Ecco l'elenco del disonore in ordine alfabetico: Andy Biggs (Ariz.), Lauren Boebert (Colo.), Andrew Clyde (Ga.), Elijah Crane (Ariz.), Matt Gaetz (Fla.), Bob Good (Va.), Paul Gosar (Ariz.), Marjorie Taylor Greene (Ga.), Andy Harris (Md.), Thomas Massie (Ky.), Troy Nehls (Texas), Ralph Norman (SC), Matt Rosendale (Mont.), Chip Roy (Texas).

Il significato inevitabile dei loro voti è che questi membri non credono che gli Stati Uniti dovrebbero sostenere gli alleati minacciati dagli autoritari in marcia. Come i repubblicani degli anni ’30 che dormivano mentre Hitler e Tojo avanzavano, questi repubblicani pensano che l’America possa resistere a queste battaglie isolandosi. Ma la storia suggerisce che, se prevarranno, i figli e le figlie degli americani finiranno per dover combattere. Meglio aiutare gli alleati che vogliono aiutare sé stessi.

Il caucus isolazionista ha perso a questa tornata, ma questa tendenza del Partito repubblicano è pericolosa. Altri 17 deputati hanno votato a favore delle armi per Israele ma non per Taiwan e l'Ucraina. Vogliono incoraggiare un’invasione cinese? Forse, se la Florida venisse attaccata, si renderebbero conto della realtà dei crescenti pericoli nel mondo.

No, la Florida non sta per essere attaccata da Putin, Xi o dagli Ayatollah. Questi sono solo spauracchi a cui nessun adulto ben informato dovrebbe credere.

Inutile dire che il più accanito neoconservatore e guerrafondaio repubblicano, il senatore Lindsay Graham, non è né ben informato né ha una mente da adulto. Il suo sfogo incoerente e sanguinario in realtà faceva sembrare dei fini pensatori gli editorialisti del WSJ.

“Ecco cosa vi dirò. Se date a Putin l’Ucraina, non si fermerà”, ha detto Graham durante un’intervista a Fox News Sunday. “Non si tratta di contenere la NATO e se gli date l’Ucraina, Taiwan sarà la prossima perché la Cina sta guardando per vedere cosa facciamo”.

“Voglio sapere cosa faremo laggiù prima che ci uccidano qui. E se si fermano gli aiuti, trasformeremo la guerra in un crimine", ha detto Graham. “Stiamo parlando di persone che ci ucciderebbero tutti se potessero arrivare qui. Quando si intercettano informazioni da uno straniero all’estero che parla dell’America, voglio sapere di cosa sta parlando”.

“L’esercito ucraino, con il nostro aiuto, ha ucciso circa il 50% della potenza di combattimento dei russi”, ha detto Graham. “Questo è l’anno per fare di più. Avranno più armi, ma vogliamo anche che ne abbiano di nuove”.

Né il Partito repubblicano alla Camera è stato da meno rispetto agli slanci bellicosi del senatore Graham. Il deputato Ken Buck ha fatto sapere che se uno dice che la sicurezza interna dell'America non è in alcun modo rafforzata dalla fuorviante guerra per procura di Washington contro la Russia, come la deputata Marjorie Greene, allora si è sicuramente un traditore al soldo dello stesso Putin:

“Bene, la Marjorie ha raggiunto un nuovo fondo”, ha detto Buck della sua ex-collega. “Sta solo dando voce alla propaganda russa e, nel farlo, danneggia la politica estera americana. Si sta comportando in modo del tutto irresponsabile. E quando la storia guarderà indietro a questo periodo, la Russia avrà invaso l’Ucraina; quest'ultima sta combattendo per la sua libertà e noi dovremmo supportare chi combatte per la libertà”.

Naturalmente la follia di $200 miliardi di fondi NATO è già uno spreco; centinaia di migliaia di morti; milioni di persone in fuga dal Paese per evitare il caos della guerra e la crudeltà di essere arruolati come carne da cannone per servire il piacere perverso di guerrieri da poltrona a Washington; e le infrastrutture civili di uno dei Paesi più grandi d'Europa nel caos. Tutto ciò non ha nulla a che fare con “chi combatte per la libertà”.

Il fatto innegabile è che in Ucraina non c’è nulla in gioco per cui valga la pena lottare che assomigli neanche lontanamente alla virtù democratica. È stato un pozzo nero di enorme corruzione sin dalla caduta della Cortina di ferro nel 1991 e di recente ha persino necessitato di una visita da parte del capo della CIA affinché dicesse a Zelensky e ai suoi compagni ladri di “smetterla” sul fronte della corruzione.

Come ha affermato il venerabile scrittore William Astore, il vero scopo della puntata ucraina nel giocco della Guerra Infinita è l’arricchimento dei mercanti di morte che hanno preso le leve del potere a Washington:

Naturalmente questo è l’ennesimo trionfo per il MICIMATT: il complesso militare-industriale-congressuale-intelligence- media-accademico-think tank. Il suo potere e la sua avidità sono quasi irresistibili. Aggiungetelo all’AIPAC, alla minaccia dell’inflazione e all’allarmismo e avremo una forza inarrestabile... almeno finché l’impero americano non crollerà definitivamente sotto il peso della sua stessa follia.

Eppure tutta l’insensata bellicosità degli interventisti a Washington non è semplicemente un’assurdità ridicola da un punto di vista empirico. L’attuale consenso neocon/interventista a Washington ripudia palesemente il saggio consiglio di George Washington e Thomas Jefferson di oltre 220 anni fa. Insieme articolarono una teoria della politica estera che non era affatto “isolazionista”, ma realistica e basata sull’evidenza.

Cioè, i Padri fondatori ritenevano che la politica estera dovesse basarsi sui fatti e sulle circostanze per l'interesse nazionale in un dato momento, e che quando i fatti cambiano e le alleanze diventano obsolete, dovrebbero essere abbandonate.

Dal discorso di commiato di George Washington: “La grande regola di condotta per noi, nei confronti delle nazioni straniere, è estendere le nostre relazioni commerciali, per avere con loro il minor legame politico possibile. L’Europa ha una serie di interessi primari che per noi non ha alcun valore, o ne ha uno molto remoto. Essa deve quindi essere coinvolta in frequenti controversie le cui cause sono essenzialmente estranee alle nostre preoccupazioni. Quindi non è saggio da parte nostra implicarci, con legami artificiali, nelle vicissitudini ordinarie della sua linea di politica, o nelle combinazioni e collisioni ordinarie delle sue amicizie o inimicizie [...] la nostra vera linea di politica dev'essere quella di evitare alleanze permanenti con qualsiasi parte del mondo estero [...]”.

Come ulteriormente sottolineato da Jefferson nel suo discorso inaugurale del 1801, questa dottrina realista considerava le alleanze militari estere come accordi di convenienza e dovevano essere liberamente abbandonate o invertite come indicato dalle mutevoli esigenze dell’interesse nazionale. Citando il discorso di commiato di Washington come sua ispirazione, Jefferson descrisse tale dottrina come: “Pace, commercio e amicizia onesta con tutte le nazioni, senza alleanze con nessuna di esse”.

Questa famosa frase è proprio la pietra angolare della linea di politica che si adatta alla realtà odierna. La sicurezza interna dell’America non richiede alleanze o i mezzi per saccheggiare militarmente in tutto il mondo, perché non ci sono potenze militari, industriali e tecnologiche che possano minacciare la sua sicurezza.

Di conseguenza istituzioni come la NATO potrebbero aver servito l’interesse nazionale 70 anni fa rispetto alla Russia stalinista e alle sue capacità e intenzioni militari nei confronti dei suoi ex-alleati in tempo di guerra in Occidente. Ma anche qui gli archivi desecretati da entrambi i lati della Guerra fredda gettano notevoli dubbi sul fatto che Stalin e il comunismo mondiale fossero effettivamente in marcia o avessero l’intenzione o la capacità militare di schiavizzare l’Europa occidentale, per non parlare della patria americana.

Infatti l'ala pacifica e accomodante di Henry Wallace potrebbe essere stata più vicina alla verità delle cricche di Henry Stimson, James Forrestal, Dean Acheson e degli abominevoli fratelli Dulles, i fautori delle linee di politica della Guerra fredda durante quell'epoca.

Ma la questione fu risolta una volta per tutte nel 1991, quando l’Unione Sovietica scomparve nella pattumiera della storia, e non a causa della NATO o addirittura della minaccia di Reagan. La vera ragione è che il comunismo non funziona: né per le persone che sfrutta e opprime, né per le élite al potere e i compagni con potere statale che potrebbero avere manie di grandezza sulla sostenibilità del proprio governo, per non parlare di estendendolo ai popoli oltre i loro confini.

Anche se la vera lezione del crollo del comunismo sovietico ha attraversato le pagine della storia dopo il 1991, il radicato apparato militare-industriale non era disposto a rinunciare al proprio potere, ai propri bilanci e ai propri vantaggi, proprio come Eisenhower aveva avvertito nel 1961. Di fatto la NATO si è trasformata in qualcosa di molto più odioso di un'alleanza che aveva compiuto la sua missione ed era destinata al pensionamento anticipato secondo la dottrina Washington-Jefferson.

Il residuo russo dell’Unione Sovietica ha oggi un PIL di soli $2.200 miliardi rispetto ai $28.000 miliardi di PIL degli Stati Uniti e ai $46.000 miliardi di tutti i 32 Paesi della NATO messi insieme. E la Russia ha un budget militare pari ad appena il 6% dei $1.250 miliardi di spese complessive per la difesa della NATO e una sola portaerei.

Inoltre quest’ultima è una reliquia del XX secolo che è stata riparata in un bacino di carenaggio sin dal 2017 e non è dotata né di un’armata di navi di scorta e aerei da guerra né di un equipaggio. L’esercito russo, quindi, non ha modo di sbarcare sulle coste del New Jersey e nemmeno di entrare attraverso la Porta di Brandeburgo a Berlino. Né Putin è così stupido da invadere la Polonia, la quale non offre altro che secoli di animosità verso tutto ciò che è russo.

D’altra parte se la Polonia credesse davvero a tutta la retorica anti-Putin lanciata dal suo governo di destra, nel 2024 spenderebbe per la difesa molto di più di $30 miliardi e il 3,1% del PIL per la difesa; né si offrirebbe di ospitare le armi nucleari della NATO accanto all’Orso russo, come ha fatto il suo presidente di recente.

“Se i nostri alleati decidono di schierare armi nucleari sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare, e per rafforzare il fianco orientale della NATO, siamo pronti a farlo”, ha detto il presidente polacco Andrzej Duda in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano Fakt.

In verità l’offerta di Duda è solo un altro caso di linea di politica di uno stato cliente impazzito. Liberata la scena dall'intricata alleanza di Washington con le reliquie della NATO, gli elettori polacchi si metterebbero alla ricerca di un nuovo governo e lo farebbero spedendo i propri leader a Mosca per cercare un accordo reciproco nelle relazioni commerciali.

Il fatto è che 33 anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la NATO non è semplicemente un’inutile reliquia obsoleta, si è trasformata nella più grande organizzazione di marketing e vendita di armamenti nella storia dell’umanità. L'unico vantaggio derivante dal tradire la promessa di Bush padre a Gorbaciov, secondo cui la NATO non si sarebbe espansa di un solo centimetro verso est, è andato agli appaltatori della difesa, in particolare i mercanti di guerra con sede negli Stati Uniti.

Quando l’alleanza NATO si è estesa da 16 nazioni agli attuali 32 Paesi, ognuno dei nuovi membri ha dovuto conformare i propri sistemi d’arma e munizioni agli standard NATO. Non sorprende se Lockheed, Boeing, Northrup Grumman, Raytheon, General Dynamics e United Technologies abbiano prosperato enormemente, anche se di fatto vagavano per le sale del Congresso diffondendo le stesse bugie del pesso sopra del Wall Street Journal e la presunta essenzialità di obsolete alleanze globali.

Inoltre il comunismo cinese, anche nella veste sottilmente velata di “capitalismo rosso”, non è affatto più praticabile o sostenibile della versione sovietica.

In fin dei conti se non ci sono mercati liberi, proprietà e diritti personali di espressione e di riunione tutelati costituzionalmente e onesti tribunali fallimentari per smaltire le scommesse economiche fallite, non si ha un’economia sostenibile o una prosperità in costante aumento. Punto.

Al contrario, la Cina è un vasto castello di carte economico e di malignità stataliste sostenuto da $50.000 miliardi di debito impagabile contratto in appena due decenni.

Di conseguenza dipende totalmente dai guadagni in valuta forte provenienti da $3.500 miliardi di esportazioni annuali, principalmente verso l’Occidente, per evitare che il suo eccesso di infrastrutture e investimenti immobiliari rovesci l’intero castello di carte. In caso di guerra questa ancora di salvezza verrebbe tagliata, facendo crollare altresì l'intera economia cinese.

Quindi non invaderà nessuno, probabilmente nemmeno Taiwan. Il presidente Xi e il suo gruppo di governanti possono amare citare Mao e colorarsi di rosso ideologicamente, ma sanno anche che ciò che si frappone tra loro e una rivolta degli 1,5 miliardi di abitanti oppressi della Cina è un livello costante e ragionevolmente crescente di prosperità interna.

Ciò esclude un’armata cinese di navi dirette verso la costa della California. Infatti anche la Marina che hanno oggi è composta da due portaerei dell’era sovietica e da una nuova capacità navale molto meno formidabile e letale rispetto alle attuali portaerei di classe Gerald Ford di Washington. E le altre 400 navi della Marina sono costituite in gran parte da pattugliatori costieri che probabilmente non riuscirebbero a raggiungere le coste della California tutte intere.

In termini di potenza di fuoco letale, la Marina statunitense dispone di 4,6 milioni di tonnellate di dislocamento, con una media di 15.000 tonnellate per nave. Al contrario la Marina cinese ha solo 2 milioni di tonnellate di dislocamento, con una media di sole 5.000 tonnellate per imbarcazione. La Marina cinese è totalmente visibile, valutabile e tracciabile, e non ha nemmeno lontanamente le dimensioni e la letalità che renderebbero remotamente plausibile un’invasione dell’America.

Infine la principale capacità militare necessaria per la sicurezza nazionale nel mondo attuale è la triade di deterrenza strategica americana che comprende 3.800 testate nucleari. In qualsiasi momento possono essere lanciate:

• lungo i fondali oceanici tra 16 sottomarini della classe Ohio, ciascuno dotato di 80 testate puntabili in modo indipendente;

• dallo spazio aereo da una flotta di 66 bombardieri pesanti B-2 e B-52;

• da silos sotterranei rinforzati e contenenti più di 1.000 testate ICBM.

Questa impressionante forza di ritorsione non può essere rilevata o neutralizzata al 100% da un potenziale ricattatore nucleare.

Si dà il caso che suddetta triade costi circa $65 miliardi all’anno secondo una recente analisi del CBO e la protezione completa delle coste degli Stati Uniti e dello spazio aereo, grazie anche ai grandi fossati oceanici, potrebbe portare la cifra totale della difesa nazionale a $400 miliardi all’anno... al massimo.

Gli altri $500 miliardi di oggi rappresentano le conquiste di bilancio del complesso militare-industriale che si guadagnano da vivere venendo pagati dal Dipartimento della difesa, dal Dipartimento di Stato, dall’AID, dal NED, ecc. e dalla produzione di minacce spropositate e da storie spaventose su spauracchi stranieri.

Di conseguenza esiste una sola cura: una forza potente proveniente dall’esterno della Beltway deve frantumare l’Unipartito in mille pezzi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Aggiustare gli incentivi: il denaro fiat ha sconquassato il mondo

Gio, 02/05/2024 - 10:04

 

 

di Jimmy Song

Nelle prime tre parti di questa serie ho esaminato i diversi modi in cui il denaro fiat ha portato a terribili incentivi a livello individuale, aziendale e nazionale. Siamo più isolati che mai, siamo meno soddisfatti del nostro lavoro e lavoriamo sotto la scure di stati tirannici e autoritari. In questo articolo analizzerò i modi in cui il mondo intero reagisce agli incentivi del denaro fiat.

Gli articoli precedenti parlavano più in generale di come gli individui, le aziende e le nazioni sono influenzati dal denaro fiat; quello di oggi sarà molto più specifico poiché esiste un solo mondo in cui viviamo e non c'è bisogno di parlare in generale. Inizierò questo articolo con un contesto storico, in quanto ciò ci darà una migliore comprensione del motivo per cui gli incentivi finanziari nel mondo sono come sono.


BRETTON WOODS

Iniziamo l'analisi degli incentivi monetari fiat a livello mondiale con uno dei principali eventi storici che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi: gli Accordi di Bretton Woods del 1944.

Bretton Woods è una piccola città del New Hampshire dove i burocrati di tutto il mondo si riunirono per stabilire quello che chiamarono “un nuovo ordine monetario mondiale”. Se sembra inquietante e sinistro, è perché lo è.

L’idea della conferenza era quella di risolvere i problemi della Prima Guerra Mondiale, dove i pagamenti di riparazione e le lacune attorno al gold standard allora ristabilito causarono il caos in tante economie e alla fine portarono alla Seconda Guerra Mondiale. Ritornare al gold standard pre-Prima guerra mondiale era troppo difficile da conciliare con il controllo monetario delle banche centrali a cui ogni Paese si era abituato, quindi la conferenza era un modo per capire come stabilire un altro ordine monetario.

I problemi principali erano che ogni Paese voleva la legittimità dell’oro, ma anche la tassazione nascosta del denaro fiat grazie al sistema bancario centrale. La soluzione fu quella di aggiungere un livello indiretto al rimborso dell’oro.

Prima della Prima Guerra Mondiale l’oro era convertibile direttamente presso le banche commerciali. Negli Stati Uniti si potevano scambiare $20,67 con un'oncia d'oro; nel Regno Unito si potevano scambiare £4,25 con un'oncia d'oro. La valuta era coperta dall’oro e la convertibilità la manteneva scarsa. La maggior parte delle valute era coperta dall'oro e per esse il cambio estero era facile e non fluttuava perché l'oro era lo standard.

L’avvento del sistema bancario centrale ha cambiato la situazione, poiché alcune banche centrali spendevano molto più delle loro riserve e dovevano sospendere la convertibilità. Durante la Prima Guerra Mondiale le banche centrali stamparono denaro che aveva una parvenza di legittimità con la promessa di futura convertibilità, ma in realtà erano in bancarotta. Il risultato era prevedibile: quelle valute che erano coperte da meno oro avevano un prezzo più basso. Alla fine arrivò l’iperinflazione, come il divorzio tra le celebrità.

Che tutti rimanessero in un gold standard era auspicabile poiché l’età dell’oro, La Belle Époque, aveva portato grande prosperità. La ragione principale è che l’oro rende molto più semplice il cambio estero e la sua scarsità rende difficile l'imbroglio.

Ma ecco il problema nel momento storico in cui ebbe luogo Bretton Woods: circa tre quarti di tutto l’oro del mondo si trovava negli Stati Uniti. Questo perché questi ultimi avevano grandi surplus commerciali rispetto ad altri Paesi ed essi spedivano oro negli Stati Uniti per bilanciare i cambi, anche se alla fine, quando finirono l’oro, gli Stati Uniti prestarono loro denaro. I Paesi in guerra in Europa erano spendaccioni poiché impegnati a combattere la Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti avevano l’oro e, come il tizio con un enorme vantaggio in una partita di poker, avevano un’enorme influenza sul suo spostamento.

Ciò che i delegati a Bretton Woods decisero fu di aggiungere un livello indiretto: invece di tornare a un rigido gold standard, gli Stati Uniti avrebbero imposto a tutti gli altri un gold-exchange standard con il dollaro come sostituto dell’oro. Invece di utilizzare il metallo giallo per i saldi commerciali internazionali, il dollaro sarebbe diventata la valuta di riferimento. Gli Stati Uniti garantivano il cambio del dollaro con l’oro a $35 l’oncia, ma solo alle altre banche centrali. Undici anni prima degli Accordi di Bretton Woods ai cittadini statunitensi era già stato impedito di convertire dollari in oro attraverso l’Ordine esecutivo 6102 di Franklin D. Roosevelt.

L’accordo di Bretton Woods mise il dollaro al posto dell’oro come valuta per il commercio internazionale e successivamente conferì agli Stati Uniti un potere egemonico.


EGEMONIA DEL DOLLARO

Il motivo per cui il gold standard funzionava bene era perché nessuno stato poteva imbrogliare. La bilancia commerciale internazionale richiedeva una consegna reale di oro e ciò significava che qualsiasi stampa di denaro in eccesso avrebbe causato il deflusso dell’oro fuori dal Paese, provocandone infine la bancarotta.

Si supponeva che il gold-exchange standard avesse vantaggi simili, con la convertibilità dei dollari in oro che fungeva da protezione per qualsiasi eccesso di stampa di denaro da parte degli Stati Uniti. Eppure questo vincolo non fu realmente tale. Il gold-exchange standard diede agli Stati Uniti la capacità unica di stampare dollari e chiunque altro li doveva accettare, anche se non erano coperti dall'oro fisico. Non era più il metallo giallo a essere inviato per i pagamenti della bilancia commerciale internazionale, bensì i dollari.

La capacità di stampare denaro con cui ogni altro Paese regolava i propri scambi commerciali diede agli Stati Uniti più potere sul resto del mondo. Avevano il dominio monetario sugli altri grazie allo standard del dollaro. Erano sia un giocatore in campo che un arbitro. In un certo senso le due superpotenze del secondo dopoguerra adottarono strategie diverse per controllare le rispettive sfere d'influenza.

L’URSS usò la guerra, lo spionaggio e gli intrighi, mentre gli Stati Uniti usarono l’imperialismo monetario. Il soft power di questi ultimi tramite il dollaro si rivelò molto più efficace delle tattiche di guerra e di spionaggio dell’URSS. Infatti il dominio monetario degli Stati Uniti era così profondo che l’URSS dovette ricorrere all’eurodollaro per regolare i commerci internazionali.


L’EURODOLLARO

L’eurodollaro prende il nome dal fatto che le banche europee iniziarono a prestare dollari nonostante non fossero membri del sistema Federal Reserve. Attualmente molte più banche rispetto a quelle europee emettono prestiti in dollari sulla base della riserva frazionaria.

Dato che all’epoca c'era la Guerra Fredda, l’URSS non poteva ottenere prestiti in dollari dalle banche statunitensi, ma riuscì a ottenere prestiti dalle banche europee per saldare i commerci internazionali. Perché queste banche collaborarono? Ricordate che a quel tempo c’erano partiti comunisti in tutta Europa e rispondevano tutti a Mosca. Alcuni di questi membri fondarono banche che i sovietici finirono per utilizzare, ma il potere del dollaro era così grande che perfino l’Unione Sovietica dovette sottomettersi!

L’egemonia del dollaro aveva favorito gli Stati Uniti nel commercio internazionale, poiché divennero la banca centrale di tutte le altre banche centrali. Il sistema dell’eurodollaro esiste ancora oggi, in cui le banche non statunitensi prestano dollari e non solo in Europa, ma in molte altre parti del mondo. Di conseguenza le altre banche centrali manterranno i dollari in riserva e potranno poi essere utilizzati, attraverso la riserva frazionaria, per crearne di più. C’è un limite, però, perché tali dollari sono necessari per combattere una qualsiasi debolezza delle loro divise e prestare troppi dollari può rapidamente esaurire le loro riserve, lasciandoli vulnerabili all’iperinflazione.


IL PETRODOLLARO

Gli Stati Uniti abusarono del proprio potere di stampare denaro e diffondere inflazione dei prezzi nel resto del mondo, impegnandosi in molte spese dissolute. Programmi di assistenza sociale come Medicare e Medicaid furono avviati negli anni ’60 e altri come la previdenza sociale furono ampliati. Anche varie operazioni della Guerra Fredda furono finanziate con denaro fiat, la più costosa delle quali fu la guerra del Vietnam. Gli Stati Uniti pagarono tutti questi programmi stampando dollari che non erano coperti dall’oro e questa spesa innervosì le altre banche centrali.

Gran parte dell’oro era già stato riscattato all’inizio degli anni ’70 e l’offerta di dollari rispetto alle riserve significava che la FED era probabilmente in bancarotta. Quando sempre più Paesi iniziarono a minacciare di convertire i loro dollari in oro, Richard Nixon ne sospese la convertibilità nell’agosto 1971. La sospensione avrebbe dovuto essere temporanea, ma alla fine si rivelò permanente.

Senza dubbio Nixon pensava che tale sospensione avrebbe potuto essere abrogata una volta che il dollaro fosse tornato forte. Infatti lo stesso percorso era quello che aveva intrapreso molte volte la Banca d’Inghilterra nei suoi oltre 300 anni di storia, ma per rafforzare di nuovo il dollaro era necessaria una disciplina fiscale maggiore e la sospensione temporanea divenne rapidamente permanente dato che l’inflazione dei prezzi degli anni ’70 portò un notevole malessere nell’economia statunitense.

La sospensione della convertibilità dell’oro minacciò la supremazia del dollaro, così Nixon fece passare gli Stati Uniti al petrolio. La transizione fu un po’ dura e provocò una forte inflazione del dollaro negli anni ’70. In un certo senso l’inflazione dei prezzi degli anni ’70 era lo scotto per gli eccessi degli anni ’60, ma con il sostegno dell’Arabia Saudita gli Stati Uniti riuscirono a far diventare il dollaro la valuta mondiale di riferimento per il petrolio.

L’egemonia del dollaro ebbe quindi un intoppo negli anni ’70, ma continuò il suo dominio una volta che si affermò il petrodollaro.


EFFETTO CANTILLON MONDIALE

Gli Stati Uniti continuano ad avere questo privilegio esorbitante di poter stampare il denaro che il mondo usa per i saldi internazionali e ciò significa, tra le altre cose, scambiare dollari per beni e servizi provenienti da altri Paesi. Gli effetti sono sottili ma profondi.

Innanzitutto il denaro stampato viene generalmente speso prima negli Stati Uniti, pertanto tutti coloro che ci vivono traggono vantaggio dell’Effetto Cantillon. I cinesi, d’altro canto, devono aspettare di essere pagati per i loro beni che vendono negli Stati Uniti prima di mettere le mani sui dollari, pertanto le persone che vengono pagate negli Stati Uniti generalmente vengono pagate di più.

Questo può sembrare positivo, ma dato che la produzione manifatturiera può essere spostata l’Effetto Cantillon mondiale l'ha spinta all’estero. La manodopera è più economica nei Paesi che ci perdono da suddetto Effetto, quindi è naturalmente lì che si sposta la produzione manifatturiera. A partire dagli anni ’70 i posti di lavoro nel settore manifatturiero si sono spostati dagli Stati Uniti verso Paesi con manodopera molto più economica e ciò non solo ha significato la scomparsa di molti buoni posti di lavoro della classe media, ma anche che gli Stati Uniti sono diventati sempre più dipendenti dal settore manifatturiero estero che, in qualsiasi tipo di conflitto, li rende vulnerabili.

In secondo luogo le opportunità migliori e più redditizie si trovano negli Stati Uniti. Molte persone credono in una sorta di eccezionalismo americano, ma questo è solo narcisismo. Il motivo per cui ci sono tante persone ricche negli Stati Uniti è perché essi hanno la valuta di riserva mondiale. Il successo aziendale negli Stati Uniti si traduce in una ricompensa monetaria maggiore rispetto ad altri Paesi a causa dell’Effetto Cantillon. Più soldi circolano negli Stati Uniti e quindi il successo dà più ricompense. Di conseguenza sempre più persone vogliono trasferirsi negli Stati Uniti ed essi possono scegliere chi far entrare, il che porta all’effetto successivo.

In terzo luogo c’è una gigantesca fuga di talenti negli Stati Uniti. Le persone più ambiziose di altri Paesi vengono negli Stati Uniti e vivono molto meglio che nei loro luoghi d’origine. La fuga di cervelli significa che altri Paesi ne soffrono: i migliori e i più brillanti tra i Paesi in via di sviluppo votano con i piedi e non sono solo gli Stati Uniti a trarne vantaggio, ma anche quei Paesi generalmente più in alto nella scala dell'Effetto Cantillon. I Paesi ricchi diventano più ricchi in termini di capitale umano, mentre quelli poveri diventano più poveri. Gran parte della devastazione nei Paesi più poveri è sostanzialmente dovuta al fatto che sono tra le fila dei perdenti nell'Effetto Cantillon.


ORGANIZZAZIONE A TRE LETTERE

Ciò che è ancora peggio per questi Paesi più poveri è il governo autoritario dei Paesi più ricchi. Il colonialismo è in gran parte scomparso dopo la Seconda guerra mondiale, ma ora abbiamo il dominio economico attraverso l’egemonia del dollaro. Questo è ciò che comunemente viene chiamato imperialismo monetario.

Il metodo dell’imperialismo monetario degli Stati Uniti è attraverso l’uso di organizzazioni a tre lettere: FMI, BRI, WEF e Banca Mondiale sono alcune delle istituzioni utilizzate per questo dominio. Il funzionamento interno di queste organizzazioni va oltre lo scopo di questo articolo, ma essenzialmente concedono prestiti ai Paesi che sono tra le fila dei perdenti nell'Effetto Cantillon in modo da dominarli.

Il modo in cui funziona tale dominio è questo: le banche dei Paesi che sono tra le fila dei vincitori nell'Effetto Cantillon concedono prestiti ai Paesi che ci perdono; poi quando questi prestiti non vengono ripagati le organizzazioni a tre lettere intervengono per “salvare” le banche che hanno prestato questi fondi. Essenzialmente si fanno carico del prestito e ne prolungano la durata in cambio del controllo organizzativo sul bilancio del Paese. Tali restrizioni possono includere voci come una percentuale sul bilancio nazionale che può essere spesa per le infrastrutture. Spesso a questi governi indebitati viene richiesto di istituire una banca centrale indipendente, la quale può essere utilizzata per ovviare alla necessità di qualsiasi approvazione governativa. Tra le altre cose i Paesi sottomessi sono tenuti a vendere alcuni dei loro beni nazionali, come i diritti minerari o la terra, a società straniere, completando il processo di dominio.

In questo modo il denaro fiat viene usato per ottenere le risorse di un Paese in via di sviluppo.

Ciò che è interessante ora è che la Cina sta facendo qualcosa di molto simile con la sua Nuova via della seta: concede prestiti e si impossessa delle risorse di un Paese dopo che il denaro è stato mal gestito. La Cina sta entrando nel gioco dell’imperialismo monetario a cui gli Stati Uniti hanno sempre giocato.


OBBLIGO MORALE MONDIALE

Nell’ultimo articolo ho scritto che il potere della stampa di denaro a livello nazionale crea l’obbligo morale affinché gli stati risolvano ogni problema che un Paese potrebbe avere. Questo perché per chi non lo sapesse, il denaro fiat sembra gratuito e se si può usare il denaro per risolvere un problema e non lo si fa, allora uno può apparire come un grande idiota.

La stessa dinamica è estremamente accentuata sulla scena mondiale, tranne che, invece di individui o aziende che ottengono i benefici di vari programmi di welfare e di salvataggio, ci sono i Paesi. Ma chi è il garante? Beh, chi stampa i soldi ovviamente. E questo obbligo morale a livello mondiale spetta agli Stati Uniti in quanto controllori della valuta di riserva mondiale.

Il primo e più ovvio modo in cui gli Stati Uniti sono moralmente obbligati è il salvataggio delle altre banche centrali. Stabilire linee di swap o strutture temporanee di liquidità sono in realtà solo eufemismi per stampare grandi quantità di denaro per conto di un altro Paese. Abbiamo visto che la FED lo ha fatto per molte banche centrali durante la crisi sanitaria, pertanto se un Paese sta esaurendo i dollari per stabilizzare i tassi di cambio, gli Stati Uniti danno a queste banche centrali più munizioni.

Quei Paesi che non godono del favore degli Stati Uniti non dispongono di tale ancora di salvezza monetaria, come dimostrano le iperinflazioni di Venezuela, Zimbabwe e Libano. Il messaggio che arriva alle orecchie della comunità mondiale è chiaro: non fare arrabbiare gli Stati Uniti altrimenti non otterrete un piano di salvataggio quando ne avrete davvero bisogno. Pertanto ogni Paese è incentivato a seguire la linea di politica statunitense.

Gli Stati Uniti si assumono anche molte responsabilità a livello internazionale, soprattutto in materia militare e vengono coinvolti in molte guerre. Lo stesso vale per il precedente Paese con valuta di riserva mondiale, il Regno Unito. Se studite la storia, la marina e l’esercito del Regno Unito furono schierati in luoghi lontani come il Sud Africa, l’India e il Medio Oriente come parte del loro obbligo morale di mantenere la pace. Gli Stati Uniti fanno lo stesso oggi, inviando le proprie truppe in molti conflitti in tutto il mondo. La principale differenza tra il Regno Unito e gli Stati Uniti è che il primo aveva il possesso fisico delle colonie, mentre i secondi hanno il dominio monetario.

Gli Stati Uniti spendono tonnellate di denaro in diverse parti del mondo. I programmi per assistere altri Paesi iniziarono con il Piano Marshall e, subito dopo, con la guerra di Corea. A quel tempo gli Stati Uniti erano alla ricerca di alleati nella Guerra Fredda ed entrambe le azioni erano modi affinché potessero servire i propri alleati. Stamparono denaro per finanziare questi Paesi, ma chi furono i perdenti? In sostanza ogni altro Paese che non ricevette il denaro “gratuito”. Il dollaro, essendo la valuta di riserva, ha dato agli Stati Uniti il diritto di scegliere vincitori e vinti a livello mondiale.

Non sorprende se i maggiori alleati degli Stati Uniti si siano comportati straordinariamente bene durante l’egemonia del dollaro. Corea del Sud, Giappone, Europa occidentale, Singapore e Taiwan hanno tutti prosperato, in parte grazie alla posizione in alto nella scala dell'Effetto Cantillon. I pagamenti nei confronti degli alleati sono stati venduti come obblighi morali per la pace mondiale.

Il risultato è che gli Stati Uniti sono implicitamente una terza parte in ogni conflitto e poiché il dollaro è la valuta di riserva del mondo, tutto è nell’interesse degli Stati Uniti e finiscono per dominare qualsiasi discorso di pace, qualunque sia il conflitto.


STANDARDIZZAZIONE MONDIALE

A livello nazionale c’è una tendenza alla standardizzazione a causa del denaro fiat: le grandi aziende hanno bisogno di molti ingranaggi e la fornitura di questi diventa una responsabilità che le nazioni si assumono sotto forma di istruzione e licenze.

C'è un livello ancora più ampio di standardizzazione a livello mondiale e non sorprende che questa standardizzazione sia dominata dagli Stati Uniti. L'istruzione universitaria statunitense, soprattutto da parte delle scuole prestigiose, è ambita in tutto il mondo proprio perché una laurea conseguita in quei luoghi dà accesso a lavori ben retribuiti negli Stati Uniti e le richieste delle grandi aziende fanno sì che sistemi simili vengano istituiti ovunque. Anche le licenze tendono a essere molto simili, dominate da ciò che fanno gli Stati Uniti.

Ma più di questi standard “duri” ci sono gli standard “morbidi” della cultura. Gli Stati Uniti hanno stabilito un’egemonia culturale negli stessi luoghi in cui hanno l’egemonia del dollaro. Ciò è dovuto ai posti di lavoro desiderabili negli Stati Uniti a causa dell’Effetto Cantillon. Le persone di maggior successo in ogni Paese immigrano negli Stati Uniti e, avendo successo, vengono imitati. Queste persone saranno più americanizzate rispetto alla persona tipica e quindi i valori americani, in particolare quelli delle università e delle aziende, verranno esportati in ogni altro Paese.

Inoltre i film più costosi, la musica e i programmi TV più popolari proverranno tutti dagli Stati Uniti o avranno una forte influenza statunitense. Il motivo è che essi hanno più denaro e possono permettersi di sovvenzionare queste industrie. In pratica questo significa che ogni Paese usa l’inglese come seconda lingua e la maggior parte delle persone si standardizza verso i modi americani negli affari internazionali.


TENDENZA ALLA TIRANNIA

La tendenza alla tirannia a livello nazionale deriva dal fatto che chi stampa denaro si assume molte responsabilità e genera molta dipendenza. A livello mondiale questa dipendenza si manifesta in alleanze e la corrispondente tirannia si manifesta in quanto gli Stati Uniti dominano politicamente altri Paesi.

Possiamo vederlo molto chiaramente nella guerra in Ucraina, dove gli Stati Uniti hanno sostanzialmente coinvolto la maggior parte dei loro alleati nel conflitto chiedendo loro di contribuire con armi e denaro. Ma non è tutto. Comportamenti socialmente inaccettabili negli Stati Uniti diventano rapidamente socialmente inaccettabili ovunque. Infatti questo è lo scopo di molti incontri del WEF, in cui le élite si riuniscono per definire l’agenda per il futuro.

C'è una ragione per cui l'energia “verde” è universalmente popolare e perché l'energia nucleare è andata riducendosi ovunque negli ultimi 30 anni: le élite creano la cultura negli Stati Uniti e questa viene esportata altrove. C'è una ragione per cui le questioni transgender sono diventate improvvisamente un importante motivo di protesta in molti luoghi in tutto il mondo e perché BLM è diventato improvvisamente un problema in molti luoghi in tutto il mondo solo dopo esserlo diventato negli Stati Uniti. La visione elitaria viene scaricata sul popolo da coloro che controllano il denaro e il mondo intero è stato soggetto a essi.


FRAGILITÀ MONDIALE

Non tutto ciò che riguarda l’egemonia del dollaro è negativo. Uno dei vantaggi è che per la maggior parte del mondo alleato con gli Stati Uniti esiste la Pax Americana, o una pace basata sulla protezione dell’America. Tuttavia questa pace ha un costo: dipende dal commercio altamente interconnesso tra le grandi aziende sovvenzionate da ciascun governo, pertanto i prodotti che comprate contengono componenti provenienti da tutte le parti del mondo.

Inoltre il denaro fiat ha essenzialmente creato una o due aziende gigantesche che producono un singolo bene piuttosto che avere molti concorrenti. I chip per computer di un determinato processo di litografia, ad esempio, vengono creati solo da tre o quattro società, e TSMC è l'unica in grado di produrre in modo affidabile determinati tipi.

Questo è il risultato dell’ossessione per la scala prodotta dal denaro fiat, di cui ho parlato nei saggi precedenti: essa rende le merci più economiche ovunque e combatte l’ovvia inflazione dei prezzi, ma il compromesso è una fragile catena di approvvigionamento.

Abbiamo visto cosa significasse durante la crisi sanitaria, quando si è verificata un’enorme interruzione delle supply chain. La produzione non è molto robusta. Nel 2012 i produttori automobilistici hanno subito notevoli sconvolgimenti quando un unico fornitore di una resina speciale in Germania ha fatto esplodere un impianto.

La fragilità non riguarda solo le catene di approvvigionamento, c’è anche una fragilità economica mondiale e lo abbiamo visto nel 2008 con la Grande Crisi Finanziaria. Se ci pensate l’evento scatenante è stato un mucchio di titoli garantiti da ipoteca che non stavano dando più i loro frutti. Ciò a sua volta ha causato il caos nell’intera economia mondiale ed essa è talmente indebitata che qualsiasi flessione può innescare fallimenti a catena.

E non si tratta solo di aziende, ma di interi Paesi. Quelli che vengono salvati vengono sottoposti a una maggiore oppressione da parte dell’ordine monetario internazionale.

Interi Paesi vengono zombificati, diventano servitori dell'FMI o della Banca Mondiale e smettono di prendere decisioni per sé stessi. Il loro destino tende a essere molto cupo, poiché di solito sono gestiti da una piccola cabala di élite che controlla tutto e limita la libertà individuale. I Paesi zombi diventano un guscio vuoto e il sostegno delle organizzazioni a tre lettere consente a questa esistenza zombificata di protrarsi artificialmente nel tempo.


BITCOIN RISOLVE QUESTO PROBLEMA

L’egemonia del dollaro è una sorta di serendipità storica per gli Stati Uniti e ne hanno approfittato usando questo vantaggio per dominare il mondo. Il risultato è stato un mondo ingiusto ordinato secondo la gerarchia dell'Effetto Cantillon. Il miglior capitale umano è stato catturato dagli Stati Uniti anche se i dollari vengono esportati; i Paesi impoveriti diventano zombi al servizio di organizzazioni a tre lettere mentre vengono sfruttati per le loro risorse.

Bitcoin aggiusta l’egemonia del dollaro, perché elimina tale esorbitante privilegio. A differenza del denaro fiat, Bitcoin non è controllato a livello centrale e questa mancanza di controllo centrale significa che avremo condizioni di parità su scala mondiale. I Paesi zombificati verranno rianimati e avranno la possibilità di svilupparsi invece di essere sotto il controllo dei loro padroni. Risolveranno le proprie divergenze e otterremo più diversità invece del dominio degli Stati Uniti.

Il capitale umano sarà utilizzato meglio, perché le persone non dovranno trasferirsi negli Stati Uniti per sfruttare al massimo il proprio talento. Le giurisdizioni che garantiscono la massima libertà avranno più successo, non quella che riuscirà a stampare più denaro per il resto del mondo.

Mi piacerebbe concludere dicendovi che il dominio di Bitcoin è a portata di mano e che tutti questi cambiamenti sono proprio dietro l'angolo. Purtroppo penso che ci sia ancora molta strada da fare. Il dollaro continua a essere il punto di riferimento per ogni Paese, specialmente quelli che stanno attraversando un’iperinflazione, e ci vorrà del tempo prima che l’inflazione del dollaro sia sufficientemente evidente. Per le persone che soffrono di iperinflazione, il tasso storico di espansione del dollaro pari a circa il 7% annuo è un piccolo prezzo da pagare per avere qualcosa di minimamente stabile.

I veri cambiamenti avverranno quando il dollaro si sarà espanso così tanto da andare incontro a un’iperinflazione. Ciò, purtroppo, richiederà molto tempo. Forse questo potrebbe accadere più rapidamente in un mondo che ha due valute di riserva, diciamo un mondo con i BRICS da una parte e gli alleati degli Stati Uniti dall’altra. Ma state tranquilli, quando avverrà la transizione dal dollaro, sarà rapida. L’iperinflazione richiede molto tempo per avviarsi, ma una volta avviata, non è possibile fermarla perché non è possibile riconquistare la fiducia persa.

Fino ad allora è nostro compito come bitcoiner prepararci e non si tratta solo di accumulare sat, anche se questo è certamente necessario, ma costruire le infrastrutture per gestire l'ondata di domanda che sta arrivando.

Resistete e costruite perché un futuro migliore è alle porte.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La piccola isola che funge da filo conduttore nella guerra tra Stati Uniti e Cina

Mer, 01/05/2024 - 10:09

 

 

di Weimin Chen

All'inizio di quest'anno l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha nominato Island in Between nella categoria Miglior cortometraggio documentario al novantaseiesimo Academy Awards. Anche se alla fine non è riuscito a portare a casa l'Oscar, il documentario ha attirato l'attenzione sulla poco conosciuta isola Kinmen e sulla sua precaria posizione come punto di svolta nelle relazioni tra Taiwan, la Cina continentale e il continuo coinvolgimento degli Stati Uniti. Il regista taiwanese/americano, S. Leo Chiang, racconta scene di vita della gente del posto contrapposte alla temuta possibilità di guerra che incombe sulle loro teste, poiché le coste della terraferma si trovano a distanza visibile.

Nel documentario un enorme altoparlante puntato sulla baia di Xiamen diffonde la voce della cantante pop taiwanese Teresa Teng, mentre canta dolcemente i suoi successi e lancia provocazioni politiche alla città continentale più vicina: “Spero solo che tutti voi sulla terraferma godrete della stessa democrazia e libertà di cui godiamo noi”. Chiang lo ha ribadito anche in un'intervista:

da qui si possono vedere, sentire e percepire cose che non si vedono, sentono e percepiscono da Taipei o dal resto dell'isola di Taiwan. Molti di loro [che vivono a Taiwan] credono che siamo sempre stati amichevoli con la gente in Cina e sosteniamo relazioni più strette [con la Cina].

La sfumatura del popolo taiwanese nella gestione delle relazioni con la Cina sembra del tutto sfuggita agli americani e si vede nella politica di Washington.


Confermati i Berretti verdi di stanza a poche miglia dalle coste della Cina

L'isola principale di Kinmen si trova a sole sei miglia dalla città cinese continentale di Xiamen e alcune parti dell suo arcipelago sono a sole 2,5 miglia di distanza. Mentre Taiwan e il suo ruolo chiave nelle tensioni tra Stati Uniti e Cina stanno guadagnando attenzione, molte meno persone hanno sentito parlare di Kinmen. Ciò potrebbe cambiare man mano che gli Stati Uniti aumentano il loro livello di impegno, inviando lì consiglieri militari e forze speciali dell’esercito americano, meglio conosciute come Berretti Verdi.

Solo un paio di settimane dopo la nomination all'Oscar per Island in Between è stato annunciato che i consiglieri militari statunitensi avrebbero iniziato dispiegamenti a lungo termine sull'isola per assistere nell'addestramento nei campi anfibi dell'esercito taiwanese e migliorare le loro capacità nel contrastare le incursioni nemiche. Gli schieramenti sono stati pianificati insieme a vari altri tipi di supporto per l’esercito di Taiwan ai sensi della legge sull’autorizzazione della difesa nazionale del 2023 e includono anche i Berretti verdi del 1° Gruppo delle Forze Speciali, che sono permanentemente di stanza in due basi del 101° Battaglione di Ricognizione Anfibia. La presenza di Berretti verdi a Kinmen e in un altro gruppo di isole periferiche chiamato Penghu è stata confermata dal ministro della Difesa taiwanese, Chiu Kuo-cheng.

Un altro aspetto della cooperazione ai sensi del National Defense Authorization Act include l'addestramento da parte dei Berretti verdi delle loro controparti a Taiwan sull'uso del Black Hornet Nano, un piccolo veicolo aereo senza pilota che assiste nella sorveglianza e nella raccolta di informazioni. Il comando dell’aviazione e delle forze speciali taiwanesi ha mostrato interesse per l’acquisto di questi microdroni e probabilmente gli Stati Uniti accetteranno. Nessuno crede veramente che un gruppo di forze speciali dell’esercito americano di stanza a Kinmen con piccoli droni di osservazione farebbe alcuna differenza se la Cina avviasse un’invasione. Sembra che questa mossa serva come presa di posizione contro la Cina, soprattutto come segnale che l’America stanzierà sfacciatamente e apertamente forze speciali a poche miglia dalla terraferma. È a dir poco provocatorio, soprattutto perché anche un piccolo errore di calcolo potrebbe portare al conflitto aperto.


Fiammate su Taiwan

Poche settimane dopo il sopraccitato stanziamento di forze speciali, la tensione è divampata a Kinmen quando due pescatori cinesi sono annegati in seguito a un inseguimento da parte della guardia costiera taiwanese la quale è stata accusata di aver oltrepassato la sua giurisdizione; a questo fatto la guardia costiera cinese ha risposto salendo su una barca turistica e scortandola di nuovo a Kinmen. Il giorno successivo i taiwanesi hanno affermato di aver allontanato le navi della guardia costiera cinese che erano entrate nelle acque vicino all'isola. Anche se questi incidenti non hanno comportato conseguenze più gravi, la crescente attenzione su Kinmen sta sollevando segnali d’allarme sul fatto che l’isola sta diventando un punto caldo per le tensioni tra le due sponde dello Stretto.

Taiwan è stata proclamata parte integrante della Cina dalla Repubblica popolare con rivendicazioni che risalgono a prima della fine della guerra civile cinese. Xi Jinping ha messo in gioco la sua reputazione e la sua eredità nella riunificazione dell’isola con la terraferma. Alti funzionari dell’intelligence americana affermano che Xi ha ordinato ai suoi militari di essere pronti a invadere l’isola entro il 2027. In questo contesto l’esercito cinese ha aumentato il dispiegamento di forze aeree che attraversano le zone di identificazione aerea di Taiwan, ha eseguito esercitazioni marittime e ha fatto sentire il suo peso nel Mar Cinese Meridionale.

Parlando al Washington Post, Tom Shugart, membro senior aggiunto del Center for a New American Security, ha affermato che “queste esercitazioni diventano sempre più grandi. Poiché il numero e la frequenza continuano a crescere, diventa molto più difficile sapere se la prossima volta sarà quella vera”. Le posizioni e le linee di politica del governo americano che lo pongono apertamente in opposizione alla Cina in una rivalità geopolitica hanno spinto le relazioni a livelli molto bassi.


Alle porte di chi?

Chiang conclude il suo documentario chiedendosi: “Quando questi giovani arriveranno a Kinmen, saranno meravigliati, come me, dei tramonti pacifici? Gli stessi che mio padre deve aver visto quando prestava servizio qui tanti anni fa? E dalla gentilezza delle persone di qui che sono intrappolate nel fuoco incrociato?” Le sue parole suonano vere sia per i giovani taiwanesi che si recano a Kinmen per il servizio militare obbligatorio, sia per le truppe americane che ora sono di stanza lì. A livello generale, Kinmen, Taiwan e tutti i loro abitanti sono tragicamente nel mirino della rivalità tra Stati Uniti e Cina.

Come nel caso della narrativa sull’Ucraina e l’invasione russa, la narrativa americana riguardo Taiwan punta alle azioni provocatorie della Cina nei confronti di quest’ultima, respingendo al tempo stesso la possibilità che le consegne di armi e il rafforzamento militare di Washington in quella parte della regione indo-pacifica vengano percepiti come provocazioni dal punto di vista di Pechino. In un  discorso elettorale del 2016, Hillary Clinton affermò che “Mosca ha intrapreso un’azione militare aggressiva in Ucraina, proprio alle porte della NATO”. Chi è alle porte di chi adesso? Un rapido sguardo alla mappa dell’Ucraina orientale e di Taiwan rispetto a Stati Uniti, Russia e Cina dovrebbe rappresentare una risposta esaustiva.

È un brillante esempio che riporta alla memoria il pezzo “Imagine” di Ron Paul, dove l'ex-membro del Congresso predicava quel tipo di empatia strategica che richiede di mettersi nei panni dell'altro, in modo da vedere come stanno le cose anche dall'altra parte. Che effetto ha sulla Cina quando una superpotenza che si trova a quasi settemila miglia dall'altra parte del Pacifico schiera apertamente le sue forze speciali a distanza ravvicinata dalle coste cinesi, su un'isola tra la terraferma e Taiwan? Chi è alle porte di chi?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La previdenza sociale e il declino del sistema pensionistico

Mar, 30/04/2024 - 10:08

 

 

di Aaron Sobczak

Il Social Security Act è considerato il primo programma federale di assistenza sociale nella storia americana, essendo stato convertito in legge dal presidente Franklin Roosevelt nel 1935. Le pensioni statali esistono per i dipendenti pubblici e i veterani sin dalla Guerra Civile, e i sistemi pensionistici privati ​​anche da prima. Negli Stati Uniti non c’era grande sostegno per un sistema pensionistico pubblico, poiché l’associazione volontaria e l’autosufficienza erano lo standard. Un esempio di ciò è il fatto che quasi il 90% delle persone sopra i sessantacinque anni a New York non dipendevano da alcun tipo di programma di assistenza organizzato, privato o pubblico, prima del 1935.

Alcuni ritenevano che la Grande Depressione avrebbe automaticamente portato alla devastazione assoluta del sistema pensionistico privato. Fortunatamente le cose non andarono così: più dell'85% dei piani pensionistici privati ​​esistenti andarono avanti normalmente nel 1932. Roosevelt sostenne il disegno di legge sulla previdenza sociale nel 1935, dicendo che si trattava di un'assicurazione per tutti i pensionati. Furono introdotti anche degli emendamenti, incluso uno per consentire agli americani di tirarsene fuori se il loro sistema pensionistico privato si fosse rivelato più redditizio. Quest'ultimo, però, non fu incluso nella legge finale, uccidendo così ogni concorrenza nel sistema pensionistico. Uno dei principali argomenti contro un sistema di previdenza sociale obbligatoria è che potrebbe scoraggiare le assunzioni, poiché aumenterebbe il costo associato a ciascun dipendente. Durante la peggiore depressione della storia americana moderna, attraverso l’imposta sui salari, il presidente sostenne una legislazione che avrebbe costretto gli anziani a rimanere senza lavoro e scoraggiato gli imprenditori ad assumere più manodopera.

L'efficacia storica della previdenza sociale deve essere valutata, e idealmente paragonata, ai sistemi pensionistici privati ​​che stanno diventando sempre meno diffusi. Gli indicatori di risultato pubblicati dalla Social Security Administration vogliono essere un punto di partenza, ma comportano ulteriori complicazioni e segnali di allarme. I dati forniti in una delle relazioni disponibili risalgono principalmente agli anni 1998-2002, pertanto la loro rendicontazione è estremamente limitata. La relazione afferma di aver raggiunto livelli elevati di ammissibilità e di utilizzo, ciò non può che essere vero e lo sarebbe per qualsiasi programma governativo obbligatorio. I dati mostravano una diminuzione della partecipazione alla forza lavoro da parte degli uomini di età compresa tra i 25 e i 54 anni, ma un aumento della partecipazione di quelli di età compresa tra i 55 e i 64 anni. La partecipazione era aumentata anche per gli uomini di età pari o superiore ai 65 anni. Questa tendenza era un'indicazione su come i benefici della previdenza sociale non avevano apportato benefici alla fascia demografica prevista dallo stato.

Gli indicatori successivi erano adeguatezza, equità e fiducia. I principali dati presentati per i cinque anni indicati indicavano quanto una persona ricevesse dai benefici in relazione al reddito mensile precedente. Quelli con redditi più bassi avrebbero visto una corrispondenza fino al 70% rispetto al loro reddito mensile precedente, mentre quelli nella fascia di reddito alto avrebbero visto un 30%. C'erano anche dati che suggerivano una diminuzione complessiva della povertà nel corso di un periodo di quattro anni, ma non è chiaro se ciò fosse dovuto esclusivamente a questo programma. Lo studio evidenzia un presunto aumento del livello di affidabilità, poiché la percentuale di famiglie che utilizzavano l’OASDI per il 50%, 90% e 100% del proprio reddito era leggermente aumentata durante il periodo indicato. Si osservava un aumento di soli 1-3 punti percentuali in ciascuna categoria, il che non risulta significativo.

Vengono poi esaminati i benefici per coloro temporaneamente disabili. Il rapporto ammette che solo una piccola parte dei beneficiari superava l'importo del reddito previsto, indicando un'attività lucrativa sostanziale (SGA). Ciò significa che una frazione molto piccola di beneficiari aveva lavorato abbastanza da innescare la sospensione o la cessazione dei benefici SSI. In termini numerici, negli anni 1999-2002, una media del 6,8% dei beneficiari dei sussidi SSI aveva lavorato a un certo livello; e solo lo 0,6% dei destinatari che lavoravano soddisfacevano i requisiti SGA, mentre il resto lavorava a un livello pari o inferiore a tale requisito. Senza l’esame di fattori esterni, e assumendo una tendenza simile a vent’anni di distanza, ciò indicava che i beneficiari di benefici temporanei SSI ritornassero a pieno regime nel mondo del lavoro.

L’ultimo indicatore è il ricorso ai piani pensionistici privati. L'amministrazione rileva che circa il 50% della popolazione statunitense aveva aderito a un piano pensionistico privato sin dagli anni '70, con un numero di partecipanti in forte diminuzione. I dati rilevano che gli individui più anziani avevano risparmi sempre più insufficienti per integrare i pagamenti della previdenza sociale e che i piani pensionistici stavano passando a piani a contribuzione definita, i quali comportano rischi associati ai cambiamenti del mercato.

Questa relazione di oltre due decenni fa è, nella migliore delle ipotesi, poco brillante. La SSA non è riuscita a soddisfare alcuni dei propri KPI, mentre altri si sono rivelati errati fin dall’inizio. Anche se ci sono alti livelli di ammissibilità e utilizzo, questo non è un indicatore della necessità o dell’efficacia di tale programma, ma semplicemente di quanto il governo federale abbia una buona conoscenza dell’attuazione coercitiva. La legge sulla previdenza sociale è vincolante e i suoi componenti sono considerati da molti obbligatori, con un complicato processo di esenzione. Non sorprende che la maggior parte della popolazione abbia diritto a questo programma estremamente accessibile e fortemente sovvenzionato. Il secondo indicatore punta all’affidabilità del programma. È vero che il numero di partecipanti che utilizzano i sussidi per il 50% o più del loro reddito è aumentato leggermente durante il periodo indicato, ma tale ammontare non è significativo e presenta potenziali esternalità negative. Una maggiore dipendenza dai programmi federali non è un segno che un programma sia vantaggioso per l’economia; è un segno che un programma sta allontanando i partecipanti dal settore privato, portando così a un numero maggiore di individui che dipendono dal programma finanziato dalle tasse. Ciò è problematico, soprattutto perché il finanziamento fa affidamento sulla popolazione lavoratrice, e quindi tassata. Un numero maggiore di partecipanti a basso reddito significa meno finanziamenti a cui il sistema potrà attingere per i futuri utenti.

Coloro che ricevono temporaneamente i benefici della previdenza sociale difficilmente ne usciranno, come indicato da questi dati. Si può fare riferimento alla natura umana, ai livelli di disoccupazione degli anni esaminati o ad altri fattori, ma i dati mostrano chiaramente che i benefici hanno fortemente scoraggiato un ritorno alla forza lavoro durante il periodo di quattro anni misurato. A lungo termine questo rappresenta un problema, poiché i giovani lavoratori devono contribuire al sistema affinché funzioni. Viene poi esaminato l'utilizzo dei piani pensionistici privati. Non c’è paragone con l’efficienza in termini di costi dei piani privati, ma semplicemente con il fatto che circa la metà degli adulti americani ha accesso a un piano privato e vi ha accesso sin dagli anni ’70. Anche il fatto che gli anziani abbiano molti meno risparmi non è un risultato ideale, poiché lo stato non è immune agli effetti dell’inflazione o di un programma insolvente, danneggiando così la qualità della vita degli utenti SSI.

Ci sono segnali di allarme che indicano che il fondo di riferimento della previdenza sociale risulterà insolvente entro il 2035. Questa breve disamina sull’efficacia di questo sistema dovrebbe fornire indizi sul perché. I datori di lavoro devono pagare di più per assumere un individuo, il che porta a un mercato in cui i lavoratori poco qualificati vengono costantemente esclusi. La situazione è peggiorata negli ultimi anni, poiché anche i neolaureati hanno difficoltà a trovare un impiego. I datori di lavoro preferirebbero anche avere la possibilità di spendere meno per coprire i conti 401k dei loro dipendenti, o fondi simili, piuttosto che fornire una pensione fissa.

Tutto questo perché la previdenza sociale è spesso vista come un supporto primario piuttosto che uno supplementare. Man mano che più persone diventano ammissibili ai suoi benefici, ci sono sempre meno lavorano per finanziarli. Anche i tassi di natalità sono diminuiti in modo significativo rispetto ai tassi del 1935. Infine questi piani non sono competitivi. I datori di lavoro erano orgogliosi degli eccellenti fondi pensione messi a disposizione dei dipendenti e invece di fare affidamento sull’innovazione per migliorarli, lo stato ha imposto agli americani un piano unico per tutti. Roosevelt, nel suo tentativo di dimostrare la sua buona volontà agli americani disperati, sostenne una linea di politica che avrebbe danneggiato le generazioni future.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il mito del tasso d'interesse di equilibrio

Lun, 29/04/2024 - 10:15

 

 

di Brendan Brown

Ragionare a “mente calda” è una scorciatoia che corrompe i processi mentali e che il defunto Daniel Kahneman identificò attraverso esperimenti nel processo decisionale finanziario. La rapidità di pensiero affligge la risposta alla nuova minaccia dell’inflazione dei prezzi. Tale minaccia era emersa ancor prima che l’inflazione dei prezzi post-crisi sanitaria, scoppiata alla fine del 2022, si raffreddasse rispetto ai livelli di picco. L’impennata più recente dei prezzi si è materializzata anche se i suoi sintomi nei mercati dei beni sono stati attenuati dall’inversione delle precedenti dislocazioni sul lato dell’offerta.

Un tema spesso citato, e che illustra l’attuale angoscia inflazionistica, suggerisce che la FED inizierà a tagliare il suo tasso di riferimento entro l’estate di quest'anno. Secondo alcuni di coloro che temono l’inflazione dei prezzi, questa politica dei tassi striderebbe con un’economia americana che è straordinariamente forte – almeno secondo l’esercito di osservatori di dati le cui dimensioni sono aumentate in risposta al mantra ufficiale secondo cui le decisioni monetarie della FED sono diventate strettamente “dipendenti dai dati”.

L’ex-segretario al Tesoro (sotto Clinton) e consigliere economico capo di Obama, il professor Larry Summers – ora uno dei principali collaboratori di Bloomberg TVdichiara categoricamente che il tasso d'interesse di equilibrio è salito ben al di sopra del livello degli anni 2000 e 2010, pertanto i piani della FED per “normalizzare i tassi ufficiali” aggraveranno il fenomeno inflazione.

In che modo questo è un esempio di ragionamento a “mente calda” difettoso? Nel rispondere dovremmo ricordare le osservazioni di Kahneman secondo cui la mente, nel prendere scorciatoie per facilitare una risposta rapida (in questo caso al pericolo percepito dell'inflazione dei prezzi), ignora i limiti della razionalità. Esempi di tali difetti includono l’eccessivo affidamento su campioni di piccole dimensioni e su ipotesi controverse, sebbene attualmente plausibili.

La piccola dimensione del campione è evidente in qualsiasi controversia sui tassi d'interesse di equilibrio. Esistono pochi periodi lunghi non sovrapposti e rilevanti ai fini della stima e il concetto di tasso di equilibrio è esso stesso un costrutto teorico a dir poco discutibile.


Il controverso “tasso d'interesse di equilibrio”

Il tasso d'interesse di equilibrio, per quanto ne sappiamo, avrebbe potuto essere anormalmente elevato per gran parte del quarto di secolo precedente la pandemia; le banche centrali hanno pilotato i tassi ufficiali molto al di sotto di tal livello.

Un’influenza chiave dietro l’elevato livello dei tassi d'interesse di equilibrio nel 1995-2020, come qui ipotizzato, è stata il boom (alcuni direbbero una bolla) nella costituzione delle catene di approvvigionamento industriali a livello mondiale. La rivoluzione della digitalizzazione aveva consentito il controllo micromanageriale su vaste aree geografiche e organizzative. Tutto ciò avvenne nel contesto dell'ingresso della Cina nell'OMC (come raccomandato al Congresso dal presidente Clinton nel 2000) e dell'accelerazione dell'integrazione economica regionale (compresa l'espansione del NAFTA e dell'UE dopo la caduta del muro di Berlino).


In un libero mercato i prezzi sarebbero scesi per 20 anni

In un sistema monetario sano/onesto, i prezzi al consumo sarebbero crollati nel corso di questi due decenni di costituzione delle catene di approvvigionamento internazionali, ma nulla di tutto ciò si è verificato con l’attuale standard dell'inflazione al 2%.

Le banche centrali hanno pilotato i tassi ufficiali per “contrastare la minaccia della deflazione”. La virulenta inflazione dei prezzi degli asset è diventata un ulteriore elemento motore della spesa aziendale, inclusa in questo caso non solo la costituzione delle catene di approvvigionamento internazionali ma anche più in generale la digitalizzazione per inseguire potenziali rendite di monopolio rese possibili dalla nuova tecnologia.

Uno degli esempi più estremi di tale distorsione monetaria si è verificato durante il periodo Bernanke/Yellen del 2013-2017. La bolla mondiale dei prezzi delle materie prime era scoppiata ed era stata originariamente alimentata dalle politiche monetarie e fiscali estreme della Cina nel 2009-2012, possibili solo nel contesto dell'inflazione monetaria alimentata dalla FED. Il crollo dei prezzi delle materie prime avrebbe dovuto significare un periodo di calo dei prezzi al consumo su un ampio arco temporale.


Invece abbiamo avuto un’inflazione dei prezzi degli asset

Invece Yellen/Bernanke hanno alimentato un’enorme inflazione dei prezzi degli asset, vantandosi di un tasso d'inflazione appena superiore allo zero. A sua volta il nuovo slancio dell’inflazione monetaria statunitense ha alimentato il boom della spesa per investimenti. Ora la rotta è stata invertita, pertanto non è chiaro il motivo per cui Summers dovrebbe avere ragione riguardo la sua ipotesi secondo cui il “tasso d'interesse di equilibrio” dovrebbe spostarsi a un livello più alto.

Infatti potremmo trovarci in un lungo periodo di tempo in cui questo tasso di equilibrio potrebbe scendere rispetto al periodo 1995-2020 e i debiti/deficit fiscali degli Stati Uniti non contraddicono questa conclusione. L’elevato debito pubblico statunitense, finanziato da diverse forme di tassazione schiacciante – tra cui la riscossione periodica della tassa sull’inflazione e altre forme di tassazione monetaria – difficilmente è una ricetta per il dinamismo economico. Al contrario, queste sono le caratteristiche di imperi un tempo prosperi e adesso in declino.


Le normative statali soffocano la crescita economica

Uno scenario decisamente non dinamico si profila all'orizzonte per gli Stati Uniti e per gran parte dell’economia mondiale sulla scia della Grande Inflazione Monetaria 1995-2024. Gli investimenti sbagliati in tutte le loro dimensioni vengono al pettine. Sì, l’intelligenza artificiale potrebbe essere uno stimolo alla crescita se davvero le forze dell’innovazione finissero nelle mani di coloro che trovano e sviluppano nuovi percorsi verso la fortuna economica. Tutto ciò, però, è tutt’altro che certo.

L’ormai lunga esperienza sulla rivoluzione tecnologica digitale con le sue caratteristiche speciali – chi vince prende tutto, soppressione del libero ingresso, corrosione dei diritti di proprietà (compresi i dati) – impone cautela. Non s'è rivelata un grande elemento motore per il tenore di vita nelle economie avanzate, in contrasto con gli indubbi vantaggi per le economie in via di sviluppo derivanti soprattutto dalla rivoluzione nelle catene di approvvigionamento mondiali.

E poi abbiamo le squallide prospettive per la seconda economia mondiale: la Cina. Sotto uno statalismo e una pesante repressione finanziaria, dove i timori di una futura povertà – soprattutto in età avanzata – spingono i risparmi a livelli record, il surplus netto di questa economia nel commercio di beni e servizi con il resto del mondo diventa gigantesco. Il corollario sono i massicci flussi di esportazioni di capitali dalla Cina, che influiscono negativamente sul livello di equilibrio mondiale dei tassi d'interesse.


Un paesaggio pericoloso davanti a sé

È ora di chiamare le cose col loro nome: quando ragioniamo a mente fredda piuttosto che a mente calda alla minaccia dell’inflazione, ci rendiamo conto che il concetto di “tasso d'interesse di equilibrio” è di scarso aiuto, se non nullo, alla nostra comprensione economica – a prescindere dalla persistente popolarità che ha goduto nei sistemi monetari fiat. È vero, nell'odierno sistema monetario le banche centrali formulano giudizi chiave sulla relazione tra il tasso ufficiale e il cosiddetto tasso neutrale, ma molto, se non tutto, questo è falso – sintomatico dell'attuale epoca oscura.

Tuttavia non vi è alcuna prospettiva che i sistemi monetari si allontanino dall’attuale diktat dei tassi di riferimento. Una tendenza al ribasso del tasso ufficiale, nonostante le proteste del professor Summers su Bloomberg TV, ci direbbe che l’attuale celebrazione del dinamismo economico statunitense sta ignorando le profonde controforze all’opera.

Ciò significherebbe un futuro meno inflazionistico di quanto molti temono oggi? No, ma è probabile che l’elevata inflazione futura arrivi a scatti: i prezzi generalmente virano verso l’alto e in gran parte in risposta a shock dell’offerta che non incontrano resistenza da parte del sistema monetario. E quando gli shock sull’offerta subiscono un’inversione, le banche centrali approfittano della situazione per potenziare l’inflazione monetaria piuttosto che consentire ai prezzi di ricadere verso il livello precedente allo shock.

Esempi di tali potenziali shock di offerta includono sconvolgimenti geopolitici, pandemie, carestie e altre disgrazie provocate da Madre Natura, caos sociale e politico interno ed espansione fiscale. Infatti dovremmo aspettarci che lo stato, incluso il sistema bancario centrale, sfrutti appieno questi episodi per avere l’opportunità di imporre periodi di dolorose tasse derivanti dall’inflazione e quindi frenare, almeno temporaneamente, una crescita inesorabile dell’ammontare reale del suo debito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Cos'è andato storto?

Ven, 26/04/2024 - 10:03

 

 

di Francesco Simoncelli

Un brutto posto è dove siamo diretti. Tanto per cominciare cerchiamo di capire come ci arriveremo. Il periodo 1950-1980 non ha rappresentato grossi grattacapi in termini di problemi economici, ma poi è arrivato il successivo periodo di 40 anni: l'arco temporale 1980-2020 avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della nostra storia, invece s'è rivelato un grande flop. Nonostante alcune delle più grandi innovazioni tecnologiche mai realizzate, i tassi di crescita sono diminuiti, i salari reali sono rimasti stagnanti e, secondo quasi tutti i confronti e gli indicatori, le cose sono andate male. “Cosa è andato storto?” è la domanda più importante nell’economia moderna. Le banche centrali non hanno stimolato abbastanza l'economia? Gli ultimi 40 anni sono stati il teatro dei più grandi stimoli monetari mai visti. Sfortuna? Dove? Come? Nel XIII secolo la peste colpì l’Europa e sterminò circa un terzo della popolazione; il Covid è stato un lieve fastidio al confronto. Non ci sono state grandi pestilenze negli ultimi 40 anni, nessun vero disastro climatico e nessun meteorite si è schiantato sulla Terra. Allora, cosa è andato storto? Un’ipotesi: la maggior parte del progresso degli ultimi 150 anni è venuto da macchine alimentate a combustibili fossili e quella svolta potrebbe aver raggiunto un punto naturale di declino dell’utilità marginale. Avanzamenti tecnologici in termini informatici? Certo, ma hanno generato solo guadagni marginali e incrementali.

Ciononostante non spiega ancora il sopraccitato rallentamento e certamente non spiega come i guadagni, così com'è stato, siano finiti maggiormente nelle tasche delle élite. Ed è forse più che una coincidenza che suddetto periodo abbia visto anche un’impennata mozzafiato nel numero delle stesse élite: dottorandi, ingegneri e scienziati, ma anche ingegneri sociali, policymaker e politici. Tutti si sono messi all'opera per cercare di migliorare le condizioni materiali della nostra vita. Hanno fallito tutti? Oppure il peso di così tanti miglioramenti ha trascinato al ribasso l’intera economia?

Una delle caratteristiche più insidiose delle linee di politica statali è che i “miglioramenti” sono ostinatamente duri a scomparire: le guerre vanno avanti per anni – a costi sconcertanti – anche se non c’è alcun guadagno all’orizzonte. Intere carriere vengono spese per combattere la Guerra alla droga, o la Guerra alla povertà, ad esempio, senza alcuna vittoria. Agenzie, progetti, commissioni, dipartimenti... l'elenco si allunga piuttosto che restringersi. I politici annunciano la creazione di una squadra destinata a fronteggiare l'emergenza e ottiene titoli, spazi per uffici e un budget. Dopo un po' non se ne sente più parlare; diventa eterna come il peccato, mentre le luci della ribalta si spostano sulla prossima crociata.

Questa è una caratteristica dello stato e del relativo apparato burocratico. Col passare del tempo la palude di programmi inutili, scrocconi, clientelisti e di crociate idiote diventa sempre più profonda. Imprenditori, riformatori e aspiranti innovatori lottano nel fango delle normative e annegano nella melma della politica.


QUANDO LE ÈLITE AL COMANDO RAGGIUNGONO LA DATA DI SCADENZA

Le élite controllano i media e la tendenza, in ogni sistema politico stabile, è quella in cui “la casta politica” manipola le leggi e il governo in modo da aumentare la propria ricchezza e potere. Il processo viene interrotto solo da qualche evento importante che le élite non possono controllare. Guerre o rivoluzioni hanno questo effetto – spesso cambiano le persone al vertice della piramide sociale, o le uccidono. Prima della rivoluzione francese, ad esempio, l’aristocrazia si era concessa privilegi esorbitanti – inclusa l’esenzione dalle tasse – permettendole di vivere nel lusso mentre la maggior parte delle persone era sull’orlo della fame. Le élite avevano il sistema che volevano e pensavano che sarebbe durato per sempre... solo che poi hanno tagliato loro la testa.

L’altra cosa che può forzare un grande cambiamento è una crisi finanziaria. L’iperinflazione cancella il valore dei crediti esistenti, sconvolge i rapporti tra chi ha/chi non ha e distrugge le promesse e le pretese delle élite. In una democrazia, ad esempio, queste ultime possono ancora promettere ricompense agli elettori, ma ormai la realtà è evidente a tutti: “Non ci sono più i soldi... degli altri”. Senza grossi shock, le persone al comando rimangono al comando e continuano a derubare tutti gli altri. I ricchi diventano ancora più ricchi; i poveri diventano (relativamente) più poveri. E il malcontento cresce. I 40 anni, dal 1980 al 2020, che avrebbero dovuto essere i più gloriosi della storia umana, si sono trasformati in un periodo sconcertante di patetica sottoperformance.

“Che cosa è andato storto?” è la domanda sul tavolo. Eppure gli economisti mainstream non se la pongono mai, perché sollevarla metterebbe in dubbio la loro competenza. Sono stati al posto di guida negli ultimi 40 anni; il fosso in cui si trova ora l'autobus economico è quello in cui hanno contribuito anche loro a farci finire. Fanno parte della “casta politica”, o dell’élite manageriale, che ha guadagnato tanto negli ultimi 40 anni. In Argentina sono loro le persone di cui Milei vuole ridurre la ricchezza e il potere; in confronto la roccia di Sisifo dev'essere stata un gioco da ragazzi.

La storia, quindi, per quanto possa mutare fa sempre rima con sé stessa e il periodo attuale non è diverso: una guerra e una rivoluzione sono in corso e stanno cambiando le componenti al vertice. Quando la gestione di un'azienda si rivela incompetente dopo l'ultima promessa di rimettere le cose a posto, non si può far altro che cambiare la classe manageriale e sostituirla con personale competente. I dipendenti nel frattempo soffrono per la mancanza di una guida che porti stabilità e prosperità alla “grande famiglia” dell'azienda e spesso vengono chiamati a compiere sacrifici. Ovviamente di durata temporanea. Vi ricorda qualcosa? Più che essere andato storto qualcosa, potremmo dire che l'avidità, l'arrivismo e la scarsa competenza di alcuni personaggi nella sfera pubblica hanno accelerato il processo di disintegrazione socioeconomico di cui parlava Mises quando, in Planned Chaos, descrisse la deriva che intraprende la società quando il linguaggio base attraverso il quale parla viene costantemente contaminato: i prezzi.


I PREZZI: CINGHIA DI TRASMISSIONE DEL MALESSERE ECONOMICO

La manomissione delle normali fluttuazioni dei prezzi è portata avanti tramite due fattori principali. Il primo è la creazione di denaro, ovvero troppe unità monetarie rispetto ai beni disponibili. Le banche centrali di tutto il mondo hanno inondato il sistema con valuta fiat sin dalla crisi del 2008 e la crisi sanitaria del 2020 ha fatto deragliare ancor di più questa tendenza disastrosa. Gli stimoli monetari e fiscali che hanno caratterizzato quel periodo hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’altra causa principale è la carenza, o l’interruzione, delle risorse chiave, tra cui petrolio ed energia. Tenete presente che la guerra in Ucraina ha tagliato fuori l’Occidente da ampie porzioni del mercato russo e la guerra a Gaza ha portato gruppi in Medio Oriente, come gli Houthi, a impedire a una moltitudine di navi mercantili e petroliere di attraversare il Mar Rosso.

Di per sé ciascuno di questi eventi sembra una piccola minaccia per le catene di approvvigionamento mondiali, ma quando si accumulano gli effetti essi diventano dannosi. Per ora il fattore più importante è l’aumento dei prezzi dell’energia, perché questa è la risorsa chiave che consente a tutta l’agricoltura e al settore manifatturiero di funzionare. Ogni volta che i prezzi del petrolio aumentano, vedrete aumentare i prezzi di tutto il resto. Questo è il motivo esatto per cui l’amministrazione Biden ha continuato a vendere sul mercato le riserve petrolifere strategiche negli ultimi due anni. Era il loro modo di abbassare i prezzi del petrolio al fine di mitigare o nascondere gli effetti maggiori dell’inflazione. Ora che tali riserve devono essere ricostruite e il petrolio acquistato (a un prezzo molto più alto), i prezzi mondiali dell'oro nero, e i prezzi al consumo in particolare, si stanno nuovamente impennando.

Finora infatti i prezzi alimentari hanno mostrato un aumento a doppia cifra e anche se l’IPC fa registrare un “rallentamento” dell’inflazione complessiva, ciò non significa che i prezzi scenderanno tanto presto. Quando i media generalisti pubblicizzano un ribasso nell'indice dei prezzi al consumo, quello che di solito non menzionano è che tale statistica rappresenta solo l’aumento dei prezzi: un IPC più basso non significa che i costi delle cose sugli scaffali scenderanno. L’inflazione dei prezzi è cumulativa. Ciò significa che l’aumento dei prezzi alimentari non scomparirà, solo che non sta aumentando tanto velocemente come prima. Non è un caso, poi, trovare articoli sul Corriere come questo in cui la colpa viene addossata principalmente “all’avidità”: le aziende fanno pagare troppo i prodotti alimentari. In altre parole, dare la colpa alle imprese e lasciare fuori del tutto banca centrale e stato. Finora non ci sono prove concrete a sostegno della cosiddetta Greedflation. Ogni azienda ha spese uniche, spese generali uniche, costi industriali unici, controllo di qualità unico e costi delle risorse unici; i profitti di un’azienda saranno diversi da quelli di un’altra azienda. Detto questo, ci sono costi universali che sono direttamente correlati all’aumento dei prezzi, indipendentemente dall’azienda, e che includono energia, manodopera e materie prime.

Il PPI è molto più alto oggi rispetto al 2020, insieme ai prezzi del petrolio e del gas. Ogni risorsa di base utilizzata dalle aziende per realizzare prodotti è aumentata di valore e quindi costa di più produrla. L’agricoltura in particolare è fortemente influenzata dai prezzi del petrolio, nonché dai prezzi dei fertilizzanti e delle attrezzature agricole, per non parlare dell’aumento dei costi della manodopera. I media generalisti vogliono farvi credere che i prezzi alti dei prodotti alimentari presto saranno un ricordo del passato e, per ingannarvi, devono convincervi che la causa è qualcosa che può essere “controllato” o “regolamentato”. Non vi è alcuna indicazione che i costi agricoli smetteranno di aumentare nel prossimo futuro, quindi ciò significa che ogni anno il cibo costerà di più rispetto all’anno precedente.

L'IPC è uno strumento per misurare gli aumenti medi dei prezzi di prodotti e servizi in un ampio spettro. Molte di queste voci non sono necessarie e quindi diluiscono l’inflazione effettiva che vediamo nelle spese quotidiane. Se dovessimo considerare la media delle necessità quotidiane, come immobili, energia, cibo, ecc., l’indice dei prezzi al consumo sarebbe molto più alto. E infatti questo punto è stato dimostrato anche empiricamente da un recente paper di Marijn Bolhuis, Judd Cramer, Karl Schulz e Larry Summers. Per quanto questa scoperta non sia niente di nuovo nell'ambiente accademico, gli autori del documento sopraccitato hanno costruito una versione alternativa dell'IPC che includesse “pagamenti degli interessi sui mutui, pagamenti degli interessi per prestiti auto e per altri consumi non immobiliari, e prezzi di leasing per veicoli”. Ciò che hanno scoperto è che la loro misura alternativa del tasso d'inflazione ha raggiunto il picco intorno al 18% nel novembre 2022 ed è rimasta notevolmente più in alto rispetto a quanto abbiano mostrato i calcoli ufficiali dell’IPC.

Gli autori di tale paper hanno mostrato che la loro misura alternativa dell’inflazione dei prezzi è in grado di spiegare perché la fiducia dei consumatori rimane bassa. Inoltre hanno mostrato che questo non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti, dato che forniscono prove provenienti da 10 Paesi che le variazioni dei tassi d'interesse possono spiegare le fluttuazioni della fiducia dei consumatori che altri indicatori economici non possono spiegare. Indipendentemente dal fatto che si pensi che l’IPC debba includere i tassi d'interesse e/o i prezzi degli asset, è chiaro che i consumatori tengono conto di questi costi quando valutano il costo della vita e descrivono le loro opinioni sullo stato dell’economia.


MISMATCH DOMANDA/OFFERTA

Abbiamo ricordato di come l’inflazione dei prezzi sia principalmente il risultato dell’offerta di denaro che cresce più velocemente della domanda, ma anche la domanda e l’offerta dei beni fluttuano nel tempo il che si traduce in cambiamenti nei prezzi (relativi) e nelle quantità. Tali cambiamenti sono diventati più marcati dall'inizio dei lockdown, i quali hanno segnato un'accelerazione della de-globalizzazione e un accorciamento delle catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti, in particolar modo, hanno iniziato a rimpatriare a ritmo battente quelle società che in passato avevano delocalizzato altrove (soprattutto in Cina) e a incentivare l'importazione di capitali finanziari. In breve, hanno capito che la guerra finanziaria contro il resto del mondo stava entrando in una nuova fase e l'indipendenza energetica/finanziaria sarebbe diventata cruciale per ottenere un vantaggio strategico. Il periodo pre-2016, il quale aveva portato a una distensione mondiale e a un allungamento delle supply chain, è finito e con esso adesso le supply chain si stanno accorciando. Questo processo porterà inevitabilmente degli scossoni di prezzo improvvisi all'interno dei mercati finanziari mondiali, soprattutto in quello delle commodity e materie prime.

Anche qui, “Che cosa è andato storto?” In parole povere, la ZIRP delle banche centrali ha alimentato un mercato sintetico (derivati) nel settore delle commodity che ha creato (artificialmente) un'offerta illusoria a fronte di una domanda del sottostante in organica salita. Nel momento in cui il treno delle banche centrali ha staccato la spina alla linea di politica dei tassi a zero, l'offerta illusoria ha smesso d'essere tenuta in vita artificialmente e ha iniziato il suo percorso di doveroso ravvedimento con la realtà. Al contrario la domanda del sottostante ha continuato a salire in modo naturale. Inutile dire che man mano che viene a galla l'ingegneria finanziaria del passato e i player coinvolti fanno i salti mortali per non finire a gambe all'aria, ecco che i movimenti nervosi dei prezzi diventeranno una norma che ci accompagnerà nel tempo a venire.

A tal proposito, quindi, non sorprende più di tanto vedere prezzi del caffè o del cacao che schizzano alle stelle. Né sorprende vedere l'oro fare nuovi massimi. La radice di tutti i mali in questa storia è solo una: il mercato degli eurodollari. Per quanto le banche centrali abbiano la loro parte di colpe nel caos economico che si sta dipanando oggigiorno, la riserva frazionaria e la leva finanziaria cui è stato sottoposto tal mercato hanno rappresentato un danno ben peggiore. L'abuso degli eurodollari, a scapito degli Stati Uniti usati come garanzia, ha creato una selva intricata di titoli tossici che adesso vagano per i bilanci dei vari player finanziari del mondo i quali pregano (letteralmente) di non essere loro ad avere questa immondizia qualora dovessero scattare gli allarmi di una prossima criticità sistemica. Avere flussi di capitali finanziari in entrata, rimpatriare industrie strategiche, accorciare la filiera industriale, ecc., tutte queste mosse sono un vantaggio non indifferente alla proverbiale race to the bottom che stiamo vendendo. Impediscono d'avere forti contraccolpi nel momento in cui i vari vasi di vermi vengono scoperchiati. Ecco perché in Europa si sta parlando di come affrontare il “problema” dei risparmi europei che volano disperati negli Stati Uniti per trovare sicurezza. Solo che la “soluzione” proposta prevede Letta e il potenziamento dei criteri ESG.

Si ha la CERTEZZA che l'UE è morta quando la nuova riunione ha come ordine del giorno il documento di Letta in cui si vuole "armonizzare il mercato dei capitali europei in modo da fermare i risparmi che volano negli USA". Come? Potenziando i criteri ESG.????https://t.co/B8QHx0qw0F

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 20, 2024

A parte l'unica azienda olandese che è coinvolta nella filiera dei semiconduttori, l'industria europea ormai non ha niente che produca valore aggiunto. L'unica cosa che sa fare è rubarlo agli altri attraverso la regolamentazione. Ma questo a sua volta è un disincentivo a fare affari nel continente, spalancando invece le porte ai Paesi arabi, asiatici e africani. Il sintomo di questa malattia è evidente nel seguente grafico, il quale ci mostra  come l'euro abbia perso appetibilità a livello internazionale come mezzo di saldo commerciale.

Ed essendo anche un Paese importatore di materie prime, diventa ulteriormente chiaro il motivo per cui le fluttuazioni violente nel mercato delle commodity siano destinate a rimanere alte. Oltre ai meri scopi industriali qui si tratta sostanzialmente di tornare ad avere qualcosa di tangibile a fronte di un mercato finanziario che in passato ha creato talmente tante illusioni (nell'offerta) da impedire di capire a un certo punto cosa fosse vero e cosa no. Di conseguenza la narrativa a supporto della salita dell'oro, dei metalli preziosi e delle commodity in generale che li raffigura come una protezione contro l'inflazione dei prezzi, è incompatibile con quanto sta accadendo oggi e con quanto accaduto anche in passato: non abbiamo una crisi monetaria bensì una finanziaria, quindi la percezione di riserva di valore è quel fattore che sta determinando la salita degli asset sopraccitati. Altrimenti non avremo il dollaro, nonché i T-bond, che si apprezzano e che rappresentano altresì strumenti finanziari indispensabili per superare la tempesta in atto. Forse è proprio con il passaggio all'SOFR e alla conseguente contrazione del mercato dei “dollari ombra” che gli USA hanno ricoperto infine il ruolo di nazione con la valuta di riserva mondiale: adesso chiunque voglia accedere a un mercato finanziario e dei capitali liquido deve comprare dollari; adesso chi vuole proteggere la propria divisa dalle fluttuazioni violente nei mercati dei cambi deve vendere titoli di stato americani oppure usarli come collaterale per ottenere prestiti. Niente più pasti gratis dal sistema bancario ombra.

E questo ci riporta al discorso delle commodity, perché rappresentano una via di fuga da un sistema al collasso. Nonostante la spesa in deficit dello zio Sam rappresenti una criticità per il Paese a livello fiscale e di tenuta dei conti, i titoli del Tesoro sono relativamente scarsi se si osservano le cose a livello internazionale e di un sistema finanziario che per decenni ha fatto ricorsi ai finanziamenti a tassi ridicoli per operare. In assenza di questa opzione bisogna accontentarsi di qualcosa che sia tangibile e abbia usabilità nel mondo reale, non un titolo alla cui base non c'è sottostante credibile. A tal proposito anche Bitcoin rientra in questa categoria, data la certezza matematica con la quale funziona il suo protocollo e l'immutabilità della sua blockchain. Per ricordarlo, adesso gli investitori non vanno cercando una protezione contro l'inflazione dei prezzi, ma una riserva di valore credibile che permetta di avere per le mani qualcosa di concreto in un mondo finanziario che deve ripulirsi da decenni di distorsioni, contorsioni e artifici vari. Nel frattempo il comparto industriale deve anch'esso sopravvivere e data l'estensione che è arrivato nel tempo a incarnare, avrà bisogno di input la cui domanda/offerta deve riallinearsi con la realtà.

Tutto ciò è sostanzialmente alla base del rialzo marcato dei prezzi di Bitcoin, delle commodity e dei metalli preziosi. Di conseguenza, a parità di domanda, bisogna aspettarsi ulteriori squeeze nell'offerta delle commodity, come ci ricorda anche HSBC.

Infatti, dopo caffè e cacao, il prossimo candidato per un'impennata dei prezzi potrebbe essere lo stagno. Come il nichel e altre materie prime, lo stagno è soggetto a forti short squeeze e i trader lo hanno scoperto nel 2022 dopo che un evento simile ha interrotto le negoziazioni del nichel sull’LME. La riduzione dell'offerta avviene in un momento in cui le scorte di stagno sono crollate del 47% quest'anno a 4.045 tonnellate. Il prezzo spot del metallo viene scambiato con un premio rispetto al contratto futures a tre mesi, producendo una struttura nota come backwardation. Una situazione simile l'abbiamo sperimentata negli ultimi due anni con l'impennata del litio, la cui domanda, però, è stata pompata ad hoc dal chiacchiericcio Green sulle auto elettriche. Ora che la bolla di quest'ultime si sta sgonfiando, soprattutto perché i criteri ESG vengono abbandonati da Wall Street, il prezzo del litio sta subendo anch'esso una correzione.

Ohibò! Senza più i tassi a zero le scelte industriali scellerate non sono più perseguibili a cuor leggero.https://t.co/u7PulBEV9E

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 16, 2024

Discorso diverso per il comparto energetico, soprattutto i combustibili fossili e l'uranio, dove quest'ultimo è il “diamante grezzo” di quello che si prospetta essere la vera energia pulita del futuro.


SOBRIETÀ FISCALE = DISINTOSSICAZIONE DIFFICILE DA ACCETTARE

La guerra tra le élite, l'azzardo morale per sopravvivere alle sconsideratezze economiche del passato, i tradimenti usando l'eurodollaro e il caos nelle catene di approvvigionamento sono tutti legati da un filo rosso che rende la spesa in deficit degli Stati Uniti l'unico parametro che tiene ancora in vita i suoi aguzzini. Ecco perché c'è stata lotta serrata e senza esclusioni di colpi affinché venisse approvato l'ultimo pacchetto di aiuti di guerra. L'amministrazione Biden, così come il Congresso degli Stati Uniti, è infiltrato da personaggi che lavorano contro la nazione e sanno quali leve muovere durante le situazioni di emergenza. Quella di oggi è una situazione di super emergenza per loro, dato che il rubinetto monetario che alimentava il flusso degli eurodollari è stato chiuso. Powell, infatti, sta forzando sobrietà monetaria alla Federal Reserve, cercando al tempo stesso di forzarla anche a livello fiscale, ma quest'ultimo è un compito di gran lunga più arduo di quello che sta portando avanti col suo “higher for longer”.

Matt Gaetz warns about a motion to vacate Speaker Johnson. GOP could possibly lose Speakership to Democrat.

"In a one-seat majority, there could be 1-3 of my GOP colleagues who would take a bribe in order to deprive the GOP of our majority." pic.twitter.com/mOVYn5Wzp7

— Citizen Free Press (@CitizenFreePres) April 19, 2024

Più gli Stati Uniti vengono impantanati in un conflitto estero, più saranno costretti a spendere dal punto di vista fiscale e quindi far circolare dollari e T-bill/T-bond in giro per il mondo. L'espansione dei BRICS per permettere alla Cina di allungare l'elenco di nazioni da cui poter attingere in caso di crisi, la decrescita volontaria dell'Europa in una sorta di modalità stand-by e il saccheggio della propria classe media per sopravvivere al cambiamento epocale introdotto dal 2022 dagli USA, rappresentano una riorganizzazione dettata dalla disperazione e dal panico. Bisogna ricordare, per l'ennesima volta, che i confini nazionali servono solo a giustificare davanti alla popolazione il loro uso come “scudi umani fiscali”. A tal proposito la scuola pubblica è un'ottima fucina per il lavaggio del cervello. Sopra la loro testa c'è una cupola mafiosa che usa la popolazione come carne da cannone nei propri giochi geopolitici e come ogni cupola mafiosa che si rispetti essa è composta da clan/famiglie che possono finire in lotta tra loro.

Quindi non sorprende se a volte un personaggio pubblico o un partito politico che sembravano dalla “nostra parte” fanno inversione di marcia e abbracciano nuove idee. Le alleanze vengono strette per essere rispettate... almeno all'inizio. Poi il tempo e le circostanze dettano il passo. Il punto è che le persone che muovono i personaggi pubblici (addetti alla comunicazione) non hanno pagine su Wikipedia, né hanno bisogno di ottenere visibilità. Sono quelle stesse forze che, ad esempio, stanno lavorando per disinnescare un'escalation in Medio Oriente. Infatti la recente risposta dell'Iran all'attacco di una sua sede diplomatica in Siria da parte di Israele è il perfetto esempio di guerra asimmetrica. Le regole d'ingaggio sono cambiate, far sciamare droni è più economico, ciononostante non sono cambiate le manovre sotterranee per evitare guai più grossi a seguito di errori di valutazioni. Quando, ad esempio, venne ucciso Soleimani la rappresaglia iraniana si scagliò su truppe statunitensi di stanza in Iraq; fu un attacco mirato e senza grosso clamore. Un messaggio mafioso. Gli USA compresero, Trump in particolare, di essere stati spinti a fare un passo più lungo della gamba (molto probabilmente dallo stesso Netanyahu) e lasciarono cadere la cosa.

Oggi accade la stessa cosa con gli americani che suggeriscono a Israele di lasciar cadere la cosa, il problema però è che la carriera politica di Netanyahu è agli sgoccioli e l'unica cosa che la tiene in piedi è la sua aggressività bellica. In assenza di nemici, lui è bello che cotto. È un animale all'angolo, potremmo dire, e in quanto tale pericoloso. Per quanto l'opposizione interna al partito di Netanyahu sia un male peggiore (esseno in sintonia con la cricca di Davos), i suoi interessi personali stanno avendo la meglio sulle alleanze. Ricordate che non è un caso che lo stato d'Israele si trovi proprio lì dov'è, dato che è circondato da popoli tanto violenti quanto quello israeliano. Gli attentati terroristici sono stati perpetrati sia dai palestinesi che dagli israeliani, non c'è nessuna verginella illibata in questa storia ma tanta intromissione inglese (come al solito) a scatenare inutili vespai. Temo quindi che l'unica soluzione per Netanyahu sia quella di cercare a tutti i costi l'escalation con l'Iran e un confronto diretto, tirandoci dentro anche gli Stati Uniti che si vedrebbero conseguentemente confrontati con la Cina.

Quest'ultima, infatti, ha interessi economici in Iran e ovviamente farà il possibile per proteggere i propri asset. Interverrà direttamente a quel punto? Probabilmente no, incanalando supporto militare e finanziario in Iran attraverso la Russia. Ciononostante è una pentola a pressione che fischia rumorosamente: la risposta dell'Iran è stata necessaria per non perdere la faccia, ma al contempo testare il sistema di difesa israeliano senza offrire il fianco a un'ulteriore risposta della controparte. Ma dato il contesto storico e la carriera politica di Netanyahu in gioco (e forse non solo quella), c'è da aspettarsi che la polvere ricada a terra da qui in poi? Attualmente i mercati del petrolio stanno scontando un rallentamento delle ostilità, anche perché le guerre sono troppo costose per essere combattute con tassi alti, inflazione dei prezzi alta e prezzi dell’energia alti.

Gli stati produttori di petrolio possono continuare a rallentare la produzione e recuperare i barili perduti con prezzi più alti. Jerome Powell ha ribadito la sua posizione: non c'è alcun motivo per prendere in considerazione un taglio dei tassi in questo contesto. I mercati obbligazionari cominciano a credergli, avendo ormai scontato quasi tutti i tagli dei tassi previsti all'inizio dell'anno. Chissà che a questo punto non sorprenda tutti e prima della fine dell'anno faccia entrare in scena un nuovo rialzo dei tassi. Malgrado ciò sarà felice di mantenere il 5,5% e di continuare a ridurre il bilancio della FED, lasciando al Congresso il compito di correggere il lato fiscale dell’equazione.


CONCLUSIONE

“Cos'è andato storto?” è la domanda che ci siamo posti oggi. Come mai le persone più ricche del mondo, in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della loro storia – 1980-2020 – hanno fatto così pochi progressi e, in realtà, sono regredite in base alla maggior parte dei parametri?

La potatura, così come nel settore botanico, è altrettanto vitale nella vita di tutti i giorni: le imprese vanno a gambe all’aria, gli investimenti falliscono, le persone vengono licenziate, le mogli chiedono il divorzio, i clienti si rivolgono al concorrente, la gente muore. Il rumore delle motoseghe è continuo e i rami non necessari, o improduttivi, vengono tagliati. In un certo senso, l’idea alla base delle politiche statali e delle banche centrali negli ultimi vent’anni e più è stata quella di spegnere le motoseghe. Il legno morto è stato sostenuto da tassi d'interesse artificialmente bassi; le cattive idee sono state finanziate con prestiti al di sotto del tasso d’inflazione; gli “investimenti” senza speranza hanno attirato miliardi di denaro. Non c'era disciplina, nessuna correzione. Con i prezzi fasulli, molto spesso non c’era modo di dire cosa fosse un buon uso del denaro e cosa no.

E l'esempio di potatura e motoseghe non è stato preso a caso. Infatti la prima cosa che viene in mente è l'Argentina, quel Paese che era il più ricco in termini di prodotto interno lordo pro capite verso la fine del diciannovesimo secolo, ma che ora si colloca al sessantatreesimo posto. Non c’è nulla di sorprendente nella spirale discendente in termini di prosperità di cui ha sofferto: è stato il risultato di un ingrandimento ipertrofico dello stato e delle sue agenzie governative. Rispetto ad altri Paesi del Sud America, le amministrazioni dell’Argentina non hanno usato il militarismo per controllare le persone, bensì il controllo burocratico. Invece di un esercito di soldati, gli argentini si trovano di fronte a un esercito di burocrati che vivono a spese del settore produttivo. In nome del cosiddetto “interesse nazionale” ciò che dovrebbe essere gestito dall’impresa privata viene invece controllato dai burocrati. L'inefficienza è diventata dilagante.

Lo stato incoraggia il collettivismo perché crea divisioni all'interno della società e crea una distinzione “amico-nemico”: Divide et impera attraverso la creazione di miti. Uno di questi è l'interventismo statale negli affari economici per aggiustare le cose, ma è ormai evidente il danno causato da questo approccio ideologico. Fortunatamente la più recente elezione di Milei potrebbe spingere l’opinione pubblica verso il libero mercato, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Egli infatti sta cercando di ridimensionare l'apparato burocratico e le sue regolamentazioni, oltre a risolvere i problemi monetari della nazione. Smantellare l’esercito di burocrati si rivelerà un compito arduo da portare a termine, perché non è in gioco solo l'interesse di questa casta, ma anche quello di molte persone che non fanno parte di tal sistema di saccheggio ma ne sono comunque vittime e, al tempo tesso, beneficiari. In questa guerra sono usati come scudi umani dai burocrati.

1/ Quattro anni fa ho scritto il pezzo "L'ultimo pilastro" (https://t.co/3VUn4bYSVX) in cui descrivevo la natura del sistema pensionistico e come esso fosse l'ultima colonna a reggere la credibilità/affidabilità dell'apparato statale agli della maggior parte delle persone.

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 13, 2024

L’elemento più significativo del periodo 1980-2020 è stato il debito pubblico. Ogni unità monetaria è un segno di vergogna. I baby boomer volevano “qualcosa in cambio di niente” e l’hanno ottenuta lasciando il conto ai loro figli e alle loro figlie. Le generazioni più giovani pagheranno, probabilmente per tutta la vita e probabilmente sotto forma di caos finanziario, guerra e prezzi più alti per beni e servizi forniti ai loro predecessori.


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Aggiustare gli incentivi: in che modo il denaro fiat alimenta la corruzione a livello nazionale

Gio, 25/04/2024 - 10:09

 

 

di Jimmy Song

Nelle prime due parti di questa serie ho scritto sugli incentivi a livello individuale e a livello aziendale che vengono alimentati dal denaro fiat. Gli incentivi a livello individuale hanno fatto sì che le persone abbiano preferenze temporali molto più elevate a causa del debito onnipresente e della mancanza di veicoli di risparmio. Gli incentivi a livello aziendale hanno reso la vita comunitaria molto più simile a uno zombi attraverso aziende innaturalmente grandi che hanno sostituito le nostre famiglie.

Oggi esplorerò gli incentivi a livello nazionale, dove il denaro fiat ha forse il suo effetto maggiore. Il suo potere dà agli stati la capacità di diventare più autoritari: guerra e stato sociale pervasivi, uno stato di sorveglianza, uno stato di polizia e tirannie militaristiche e corrotte. Il canto delle sirene del marxismo, del diritto positivista e di una visione autoritaria sono alcuni dei suoi frutti marci. Il potere distruttivo e senza precedenti degli stati negli ultimi 100 anni può essere imputato direttamente al denaro fiat. L'autorità e il potere dello stato si sono espansi ben oltre la vita dell'americano medio e le conseguenze sono state altrettanto mortali.


DA UN GRANDE POTERE DERIVA UNA GRANDE RESPOSNABILITÀ

Il controllo centrale sul denaro è un premio enorme, come il Guanto dell’Infinito nel mondo Marvel, che dà a chi lo detiene il potere e la capacità di rubare a suo piacimento la ricchezza della nazione. Ciò non è ovvio a prima vista perché i meccanismi delle banche centrali non rendono facile comprendere questa dinamica.

Il principale beneficiario di questa oscura capacità di stampare denaro è lo stato, il quale può avere deficit di bilancio molto più facilmente. Dal punto di vista storico questa non è sempre stata la via seguita de facto, poiché contrarre debiti con una moneta sana/onesta è molto costoso. I tassi d'interesse in un libero mercato si aggirano solitamente intorno al 5,6% o più, a seconda delle circostanze economiche e dell’affidabilità creditizia. Indebitarsi con una moneta sana/onesta significa in genere dover restringere i budget o aumentare le tasse in un secondo momento, due cose che non sono popolari. C’è un costo opportunità inerente alla moneta sana/onesta che più o meno scompare con la moneta fiat. In passato le principali battaglie sul bilancio riguardavano i compromessi tra varie voci di bilancio; con la moneta fiat le battaglie sul budget riguardano chi potrà distribuire più posizioni in cerca di rendita.

Avere un deficit significa che non è necessario fare scelte difficili. Invece di dover scegliere tra debito ad alto interesse, aumento delle tasse, o tagli al bilancio, la moneta fiat consente agli stati di evitarli tutti e tre con un’opzione aggiuntiva: la tassazione implicita attraverso l’inflazione sotto forma di debito a basso interesse e facilmente rinnovabile!

La capacità di gestire un deficit non solo butta fuori dalla finestra tutta la disciplina finanziaria, ma consente alle persone al potere di utilizzare quei soldi per ciò a cui esse tendono a interessarsi: rimanere al potere. Di conseguenza proliferano le linee di politica che favoriscono determinati collegi elettorali o addirittura le tangenti. Il potere di controllare il denaro è grande e, a differenza di Spiderman, gli stati non usano questo potere con molta responsabilità, come si può vedere dal modo in cui si gestiscono.


RESTARE AL POTERE

Gli stati, qualunque sia la forma che assumono, hanno come priorità principale l’obiettivo di restare al potere. Ciò è vero non solo per le dittature, ma anche per le democrazie rappresentative; le differenze tra loro sono i mezzi impiegati. Una dittatura può arrestare, incarcerare e uccidere i dissidenti politici; una democrazia rappresentativa può conferire nuovi benefici agli alleati politici. L'obiettivo in ogni caso è neutralizzare le minacce alla continuazione dello stato e rafforzarne i sostenitori.

Ciò che la moneta fiat fa è dare a chi è al potere molte più opzioni. Con una moneta sana/onesta i budget devono essere equilibrati, il che significa che per ogni programma di spesa deve esserci qualche generatore di entrate, come le tasse, per compensare. In generale le tasse sono impopolari e troppe provocano la rivolta della popolazione, cosa che rischia di far perdere potere. La moneta fiat è quindi una manna dal cielo per chi è al potere, poiché evita di rendere esplicite le tasse.

Con questo potere di stampare denaro, chi è ai posti di comando può trarne vantaggio in vari modi, cosa di cui ci occuperemo ora.


DIRITTI SOCIALI

Gli stati possono fornire benefici a vari elettori per ottenerne il sostegno. Ciò può includere qualsiasi cosa, dall’assistenza sanitaria al cibo fino alle pensioni. Infatti dall’avvento della moneta fiat, questi diritti sono diventati comuni in tutto il mondo. Sono generalmente venduti alla popolazione come una forma di compassione e sono molto popolari grazie alla percezione che siano “gratuiti”. La tassazione nascosta dell’inflazione raramente viene riconosciuta, e ancor meno biasimata.

Il problema dello stato sociale è che diventa un costo che cresce in modo incontrollabile. In passato i beneficiari potevano ottenere solo ciò che lo stato poteva permettersi entro un budget limitato. Doveva essere contenuto e bilanciato insieme a molte altre voci di bilancio. Con l'avvento del denaro fiat i benefici dello stato sociale non smettono mai di crescere: vengono finanziati i diritti sociali, i quali entrano nell’economia e fanno aumentare i prezzi di tutto il resto. Presto i benefici dovranno compensare la perdita di potere d’acquisto, cosa che aggiunge ancora più denaro fiat all’economia, facendo salire i prezzi e così via.

La previdenza sociale, ad esempio, è iniziata come un piccolo programma nel bilancio degli Stati Uniti. Attualmente rappresenta il 21% di suddetto bilancio ed è cresciuta enormemente man mano che sono stati concessi benefici sempre più generosi. Programmi simili, come il Medicare, continuano a crescere. I buoni pasto coprivano tre milioni di persone nel 1969, ne coprivano 15 milioni nel 1974 e circa 42 milioni oggi. Abbiamo oltrepassato il punto in cui il voto egoistico non si trasformerà automaticamente in un’escalation nella stampa di denaro.

Il problema è che non c'è volontà politica di fermare i programmi dei diritti sociali perché inducono dipendenza. Le persone dipendenti sono leali e lotteranno affinché lo stato mantenga il suo potere.

L’unico modo in cui questi programmi possono essere smantellati è attraverso l’iperinflazione o attraverso vincoli di bilancio imposti dall’esterno. Quest’ultima misura è imposta da organizzazioni quasi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la BRI e la Banca Mondiale. E infatti questo sarà l'argomento del prossimo pezzo, ma in caso di iperinflazione tutto precipita nel caos. È un risultato economico fin troppo comune per molti Paesi in tutto il mondo, in particolare quelli che non hanno ottimi rapporti con gli Stati Uniti.


STATO DI POLIZIA

Un altro utilizzo del denaro fiat per il potere politico è il rafforzamento dello stato di polizia. Restare al potere richiede molta vigilanza e l’attenzione agli aspiranti rivoluzionari fa parte dell’agenda di ogni governo. La moneta fiat ha diversi meccanismi per disinnescare il dissenso.

In primo luogo, poiché il denaro fiat è sempre più digitale, gli stati possono limitarne i movimenti per coloro che sono all’opposizione. Congelare i conti bancari è un modo relativamente economico per tagliare i fondi all'opposizione. Molti attivisti per i diritti umani in tutto il mondo hanno sentito la stretta soffocante dello stato sui loro soldi.

In secondo luogo, il denaro fiat può finanziare la sorveglianza diretta. Gli stati hanno molti programmi per monitorare le persone e, dal loro punto di vista, la sorveglianza è un piccolo prezzo da pagare per evitare di essere rovesciati. La sorveglianza è molto difficile e costosa e richiede molta tecnologia e personale, ma poiché è una parte fondamentale per restare al potere, gli stati pagheranno e lo faranno svalutando le proprie valute.

In terzo luogo, il denaro fiat può finanziare più forze di polizia e militari. Queste sono alcune delle voci di bilancio più costose, ma chi è al potere spenderà in deficit per costruirle. Il motivo è che sono un'assicurazione contro qualsiasi tipo di colpo di stato. La capacità di spendere in deficit significa che chi è al potere può creare una polizia e un esercito innaturalmente grandi per imporre il proprio governo. È un uso terribile delle risorse economiche, soprattutto nei luoghi più poveri, ma questo è il potere dato dal denaro fiat, la capacità di spendere le risorse di un intero Paese nel modo desiderato dai leader.

L'esercito può essere utilizzato anche per la conquista al di fuori dei confini del Paese ed è di questo che ci occuperemo ora.


GUERRA

Finora abbiamo discusso i vari modi in cui gli stati possono utilizzare il denaro fiat per difendere le minacce interne contro il loro governo. L’altra grande minaccia è rappresentata dalle minacce esterne, che assumono la forma di altri stati che vogliono rovesciare il Paese.

Difendersi dalle minacce esterne significa rafforzare le forze armate, soprattutto attraverso armi altamente distruttive come le testate nucleari. Molti paesi utilizzano la moneta fiat per rafforzare i propri eserciti.

Mentre il potenziamento militare impedisce scaramucce più piccole, quando scoppia una guerra si verifica una rapida degenerazione verso una guerra totale. Con il denaro fiat la guerra può essere facilmente intensificata attraverso la stampa di denaro, questo perché il normale sostegno al fallimento finanziario non esiste più. Dato che essa rimuove le normali remore finanziarie, le guerre generalmente coinvolgono le economie di interi Paesi, pertanto vengono spesso intraprese finché una delle parti non viene completamente distrutta.

Lo abbiamo visto in entrambe le guerre mondiali, dove vennero impiegate tutte le risorse di un’economia per alimentare lo sforzo bellico e distruggere una parte significativa della civiltà.


RICERCA DI RENDITE

L’uso per eccellenza del denaro fiat nella lotta per restare al potere è la corruzione. Di solito pensiamo che essa vada nella direzione opposta, cioè che il settore privato corrompa i funzionari governativi per ottenere favori speciali. E infatti ciò accade ancora, ma ciò che fanno gli stati è per molti aspetti peggiore: usano la moneta fiat per comprare voti. In un certo senso i diritti sociali sono una forma di ciò, ma più efficace è portare sempre più persone nello stato stesso.

Soprattutto nei Paesi con disoccupazione cronica, dare posti di lavoro agli elettori è un modo molto più efficace per garantire la lealtà. Se combinato con l’imperativo morale di assumersi maggiori responsabilità, gli stati possono crescere molto anche solo in termini di personale. Ad esempio, circa un terzo della popolazione attiva del Libano è impiegata a livello pubblico. C'è da stupirsi se soffrano di iperinflazione?

La maggior parte di queste persone vengono ricompensate più per la loro lealtà che per le funzioni che svolgono per lo stato, quindi possono essere giustamente descritte come cercatori di rendite.


STATO IPERTROFICO

Nella seconda parte di questa serie ho mostrato come il denaro fiat alimenta la crescita delle grandi aziende. La stessa dinamica potenzia la crescita dello stato, tranne che al posto delle banche commerciali che concedono ingenti prestiti a quest'ultimo, c'è la banca centrale. La dinamica è tanto più potente in quanto lo stato è un monopolio e non vi è alcuna necessità di realizzare profitti.

Lo stato cresce come un cancro, ben oltre i livelli necessari per adempiere alle funzioni che gli sono state assegnate. L’accesso al denaro è ancora maggiore rispetto a quello per le società e, quindi, gli stati crescono a passi da gigante attraverso meccanismi diversi. Il denaro fiat è il fertilizzante su un campo fresco che viene invaso dalle erbacce dello stato.

Il primo e più ovvio modo in cui gli stati crescono è assumendosi maggiori responsabilità. Come vedremo, esiste un imperativo morale a fornire soluzioni a tutti i problemi, pertanto le responsabilità che si assegna diventano sempre più grandi. Una responsabilità assunta, come quella di creare energia sufficiente per il Paese, diventa il suo stesso complesso normativo. Tutto ciò che viene percepito come troppo rischioso per il mercato, o antieconomico, è il luogo naturale in cui interviene lo stato, pertanto otteniamo cose come l’assicurazione nazionale contro le alluvioni e l’elettrificazione rurale. Anche se lo stato facesse un buon lavoro, questi programmi perdono molti soldi, perché se ci fosse da guadagnare il settore private c'avrebbe pensato prima. Lo scenario più probabile è che lo stato non solo perda molti soldi, ma svolga anche un pessimo lavoro.

Un secondo modo in cui gli stati crescono è attraverso la nazionalizzazione. Sovvenzionare le grandi aziende zombi è una parte normale di un’economia fiat, ma a un certo punto le loro finanze cadono così profondamente in rosso che non riescono più a ottenere prestiti dalle banche commerciali. A questo punto quando sono necessari ingenti fondi, gli stati spesso intervengono per fornire salvataggi. Un piano di salvataggio governativo significa necessariamente più voce in capitolo da parte dello stato, fino al punto in cui la società ora apparterrà a quest'ultimo. La nazionalizzazione è la fine naturale delle società fiat. I salvataggi, però, non sono l’unica strada verso la nazionalizzazione: se un settore viene percepito in qualche modo come ingiusto, o se c'è una sufficiente emergenza bellica, quell'industria potrebbe essere conquistata con la forza.

Un terzo modo in cui gli stati crescono è attraverso l’ingorgo burocratico. Soprattutto nei Paesi più poveri dove non c’è molta industria, la creazione di posti di lavoro tende a essere una responsabilità che si assume lo stato. Dato che spesso le responsabilità non sono sufficienti, questi diventano lavori di compensazione, l’equivalente amministrativo di scavare buche e riempirle. È a quest'ultimo metodo di crescita che ci rivolgeremo ora.


GLI STATI, SEBBENE COME LE AZIENDE, SONO PEGGIO

Si suppone che i posti di lavoro pubblici siano al servizio del Paese, necessari per svolgere funzioni come la giustizia, la difesa e le infrastrutture. Questi compiti richiedono una certa organizzazione e, dato che è lo stato a pagare gli impiegati, tali lavori sono ricercati. Il motivo: è molto difficile essere licenziati dai lavori pubblici. Come ho accennato nell'ultimo saggio, le organizzazioni superiori al numero di Dunbar presentano grossi svantaggi e gli stati, essendo ancora più grandi delle aziende, presentano grandi svantaggi a questo riguardo.

In particolare è molto difficile per i responsabili sapere cosa stanno facendo i lavoratori e la ricerca di rendite in tali organizzazioni tende a proliferare. Inoltre i manager sono poco incentivati a preoccuparsi delle prestazioni dei dipendenti, in quanto non vi è alcun feedback diretto dal mercato. I beni e i servizi forniti dallo stato non sono guidati dal mercato e richiedono ondate elettorali, o cambiamenti di governo, anche per una leggera variazione. Quindi l’unico modo in cui questi cercatori di rendite perdono il lavoro è attraverso una qualche forma di sconvolgimento politico.

La sicurezza insita nel lavoro pubblico lo rende molto attraente, anche se non paga tanto quanto quello nel settore privato. Come accennato nell’ultimo saggio, le aziende offrono molti vantaggi oltre allo stipendio e questo vale generalmente anche per lo stato: l'assicurazione sanitaria, l'indennità di disoccupazione, le pensioni, ecc. sono tutte a disposizione dei dipendenti pubblici. Se aggiungiamo la sicurezza del lavoro, anche per alcuni dei Paesi con i risultati peggiori, otteniamo un clamore per questi lavori, soprattutto nei luoghi in cui la disoccupazione è elevata.

Tutto ciò, combinato con il desiderio dello stato di conservare il proprio potere, significa un gigantesco amalgama burocratico. Poiché la moneta fiat ovvia alla necessità di qualsiasi tipo di disciplina fiscale, i posti di lavoro vengono assegnati a persone politicamente connesse: potrebbero essere sostenitori politici, parenti, o forse anche ex-oppositori politici. I problemi politici sono spesso facilmente risolvibili con le tangenti e queste possono assumere la forma di posti di lavoro pubblici e, naturalmente, le tangenti sono finanziate dal denaro fiat. L’unico limite alla crescita dello stato è l’iperinflazione, che è essenzialmente la morte di un’economia. Il cancro può crescere solo finché l’ospite è vivo.


INSENSIBILITÀ AI PREZZI

Il cancro dello spreco alimentato dal settore pubblico si diffonde alle aziende attraverso l’approvvigionamento di beni e servizi. Non tutte le funzioni governative sono svolte direttamente dallo stato: ad esempio, non produce i propri computer o telefoni cellulari, quindi i contratti per l'acquisto di questi apparecchi sono ancora una volta opportunità estremamente redditizie per la corruzione.

La ragione degli appalti esterni è ovvia: i beni e i servizi creati dallo stato tendono a essere di qualità inferiore rispetto ai loro equivalenti nell’industria privata. Basta andare dal proprio burocrate automobilistico locale per vedere quanto possono essere scadenti i servizi governativi. Pertanto gli stati appaltano molti beni e servizi che non offrono autonomamente e questi contratti sono estremamente preziosi, senza contare che ci sono molte società in cerca di rendite che vendono esclusivamente allo stato.

Molti sono appaltatori della difesa, ma possono essere qualsiasi cosa, dagli organizzatori di eventi, ai fornitori di hardware, ai servizi di ristorazione e praticamente qualsiasi cosa vi possa saltare in mente. La chiave qui è che gli stati possono spendere in deficit e non sono particolarmente preoccupati per il prezzo; si possono scrivere leggi e regolamenti per cercare di convincerli a preoccuparsi dei prezzi, ma in pratica i budget tendono a essere enormemente gonfiati.

Questo è stato il caso di uno dei più grandi disastri IT a cui abbiamo assistito: Healthcare.gov. Il sito web era una delle tante parti della legislazione colloquialmente chiamata “Obamacare”. Per convincere le persone a iscriversi, il governo federale spese oltre $1,7 miliardi.

Se sembrano tanti soldi, lo sono, e di quanto la cifra sia stata gonfiata ne parleremo più avanti, ma non è insolito per la spesa pubblica. Il sito web Healthcare.gov fu appaltato a un'azienda nel settembre 2011. Dopo l'avvio gli americani scoprirono che il sito web non poteva gestire nemmeno 50 utenti in simultanea e che era completamente inutilizzabile.

La Casa Bianca e Obama andarono nel panico e incaricarono il personale di risolvere il problema. Dopo aver scoperto che il sistema era costruito in modo estremamente scadente e che avevano bisogno di persone esterne per ripararlo, assunsero ingegneri della Silicon Valley. Riuscirono a sistemare le cose, ma risultò un compito titanico e che richiese mesi di lavoro ad alcuni dei programmatori più talentuosi del Paese. Un normale sito web come quello richiede dai $3 ai $10 milioni e l’industria privata li costruisce in tempi molto più brevi rispetto ai 24 mesi concessi agli appaltatori governativi.

Ecco quanto è inefficiente lo stato e quanto poco si preoccupa dei costi. Il potere della stampa di denaro gli concede talmente tanto margine di manovra che ha speso 10 volte il tempo e 100 volte il budget di persone effettivamente competenti. Si trattò di un fallimento di alto profilo, quindi è facile liquidarlo come un caso isolato, ma anche se altre parti dello stato sono cinque volte più efficienti del fiasco sanitario, ci sono una grande quantità di risorse che come minimo sono mal gestite e sprecate.

Pensate a come queste risorse verrebbero utilizzate dal libero mercato! Pensate a quanta prosperità potrebbero creare! Invece vengono sprecate in burocrazia, ricerca di rendite, clientelismo, corruzione e appropriazione indebita.


OBBLIGHI MORALI DEL DENARO FIAT

La capacità di stampare denaro ha anche un altro effetto sullo stato: ne aumenta la capacità di essere qualsiasi cosa, dato che usarlo per risolvere qualsiasi problema. Infatti questo è ciò che promettono i politici.

A livello morale la logica è comprensibile: se si ha il potere di stampare denaro, esso dovrebbe essere usato per alleviare ogni sofferenza, pertanto esiste l'obbligo morale di risolvere eventuali problemi e ingiustizie.

Se qualcuno sta soffrendo, lo stato ha l’obbligo di intervenire; se qualcuno è povero, disabile, malato o oppresso, lo stato ha l’obbligo di rimediare. Non esiste più alcun limite reale, perché lo stato opera secondo la fantasia keynesiana: non esistono compromessi quando si crea nuovo denaro. Invece di misurare il vantaggio di un programma rispetto a un altro, che è ciò che si è costretti a fare con un budget normale, c’è più denaro che può essere stampato per risolvere il problema attraverso la spesa in deficit.

Non esistono più i problemi personali, anch'essi appartengono allo stato. Sempre più persone rifuggiranno dalla responsabilità personale, perché lo stato ha il potere di stampare denaro e lo usa per dare alle persone una vita decente.

Naturalmente questa è una bugia poiché ci sono dei compromessi: il valore del denaro stampato proviene dai risparmiatori e tutti i programmi governativi hanno un costo.


UNA TENDENZA VERSO LA STANDARDIZZAZIONE

Risolvere problemi su scala nazionale significa tendere verso soluzioni valide a livello generalizzato. La scala su cui le aziende devono operare è ampia, ma per uno stato la scala è ancora più ampia. In combinazione con il monopolio e i lunghi cicli di feedback del mercato dei servizi governativi, la personalizzazione di qualsiasi tipo viene completamente messa da parte.

Anche le grandi aziende operano in questo modo, motivo per cui il mondo moderno sembra così impersonale. Veniamo trattati dalle aziende e dagli stati come parti intercambiabili. Il sistema scolastico è un esempio emblematico.

Affinché lo stato e le aziende possano funzionare in modo ragionevole, ogni persona dev'essere un ingranaggio di una ruota che può essere sostituito. Una parte insostituibile non si ridimensiona, pertanto i ruoli aziendali e governativi sono molto standardizzati e il sistema scolastico facilita tutto ciò sfornando ingranaggi. Se siete un contabile, potete inserirvi in molte aziende diverse; un ingegnere, la stessa cosa. Infatti molti di questi ruoli sono protetti dalla regolamentazione governativa.

Inoltre il processo di formazione di questi ingranaggi ha conferito agli stati un’autorità senza precedenti: determina chi può fare cosa attraverso la concessione di licenze, dal taglio dei capelli alla vendita di immobili. Lo stato controlla l’offerta di varie professioni e otteniamo restrizioni artificiali su alcuni dei lavori più desiderabili.

Poiché siamo stati creati per essere gli ingranaggi di un sistema, c'è anche una forte tendenza a standardizzare in altri modi.


TENDENZA ALLA TIRANNIA

Considerati tutti i soldi a disposizione e la responsabilità morale che si sono assunti, la maggior parte dei leader inizia a lavorare alla propria versione di utopia. Una volta dato loro l’imperativo morale di risolvere tutti i problemi, il passo è breve per indirizzare tutti questi sforzi verso una sorta di ideale percepito.

Ecco il problema: tale ideale richiede un'ingegneria sociale significativa per funzionare ed essa porta rapidamente al totalitarismo. La Germania nazista e l’URSS furono due esempi di Paesi che cercarono d'inaugurare un’utopia attraverso il totalitarismo. L’enorme sofferenza umana che ne risultò fu finanziata col denaro fiat.

Naturalmente non tutti gli stati finiranno per uccidere milioni di persone, ma vorranno controllare i comportamenti dei loro cittadini affinché contribuiscano alla realizzazione della loro utopia. La solita strategia per progettare socialmente una società verso una visione particolare è convincere le persone della giustezza di questi risultati. La propaganda è una conseguenza di questo desiderio di controllo e i mezzi, ovviamente, sono rappresentati dal denaro fiat. La propaganda è l’unica cosa in cui gli stati tendono ad essere bravi, perché è così che coloro che detengono il potere sono arrivati dove sono.

Inoltre la moneta fiat dà agli stati la capacità di controllare il comportamento senza leggi totalitarie. Pagando per i risultati che desiderano, possono ingegnerizzare socialmente le loro nazioni verso il risultato desiderato attraverso incentivi economici.

Ad esempio, l’assistenza sanitaria può rappresentare un vantaggio diretto, il che significherebbe arruolare molti medici e attrezzature/strutture mediche. Però le cose tendono a non funzionare molto bene data la mala gestione statale, ma fornendo denaro fiat ecco che la tirannia viene camuffata.

La dipendenza dallo stato aumenta e ci dirigiamo verso uno stato totalitario attraverso la porta di servizio.


BITCOIN RISOLVE QUESTI PROBLEMI

Bitcoin risolve questi incentivi distorti, perché lo stato non ha più l’incredibile potere di stampare denaro. La spesa in deficit diventa più costosa e quindi meno utilizzata; l'apparato burocratico diventerà molto più piccolo perché sarà vincolato da individui sovrani sulla propria ricchezza. Non ci sarà più la possibilità di furto nascosto tramite l’inflazione; il Guanto dell'Infinito verrà distrutto.

L’apparato statale, compresi i diritti sociali, la burocrazia e il complesso militare-industriale, verrà drasticamente ridotto. L’impopolarità della tassazione esplicita ridurrà il settore pubblico e i posti di lavoro che ne derivano. La tirannia sarà limitata, perché gli stati non saranno in grado d'indurre dipendenza stampando denaro senza fine.

In quanto tale tutto diventerà meno politicizzato, poiché la politica non sarà presente in ogni cosa. L’imperativo morale dello stato non sarà più quello di risolvere i problemi di tutti, perché i suoi limiti saranno evidenti. Ciò ne ridurrà il ruolo nella società, soprattutto nella sfera delle esigenze morali. Invece di qualche ideale autoritario, potremo vivere i nostri sogni e fissare i nostri obiettivi.

Bitcoin è la libertà dalla tirannia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il modello di business unico del settore bancario e perché il capitale non è un “fondo per le emergenze”

Mer, 24/04/2024 - 10:11

 

 

di Jane L. Johnson

Le banche sono attività altamente regolamentate, come ci si aspetterebbe da entità a cui affidiamo il nostro denaro e dalle quali un giorno potremmo accendere in prestito per acquistare una casa o avviare un’impresa.

I banchieri interagiscono quotidianamente con le autorità di regolamentazione e quegli investitori che desiderano costituire una banca devono prima ottenere impegni di capitale dai futuri azionisti e richiedere uno statuto bancario alle autorità di regolamentazione.

Una volta in attività, una banca è supervisionata da uno o più dei seguenti regolatori statali e federali: una commissione bancaria statale se è una banca riconosciuta dallo stato, l’Ufficio del controllore della valuta se è riconosciuta a livello federale, la Federal Reserve se è membro di tale sistema e/o una holding bancaria, la National Credit Union Administration (NCUA) se è una cooperativa di credito, la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), la Securities and Exchange Commission (SEC) e il Federal Financial Institutions Examination Council.

Sebbene questa struttura normativa possa imporre un intervento eccessivo nell’economia privata e creare indubbiamente una certa ridondanza, la natura unica del sistema bancario suggerisce che la regolamentazione bancaria, almeno in un certo senso, è giustificata, dato che le banche operano a riserva frazionaria.


La caratteristica peculiare del modello di business bancario

L'attività bancaria è unica nella sua dipendenza dalla “leva finanziaria”, cioè l'utilizzo del denaro di qualcun altro per realizzare un profitto per sé stessi. Il settore bancario è unico anche nel suo ruolo di intermediario tra i depositanti e i mutuatari, dato che utilizza i fondi dei primi per concedere prestiti ai secondi. L’utilizzo dei fondi dei depositanti, inoltre, è spesso a breve termine poiché i proprietari dei conti bancari possono ritirare i propri fondi su richiesta, mentre i prestiti ai mutuatari sono tipicamente a lungo termine, come i mutui trentennali. Tutte queste caratteristiche uniche del settore bancario possono renderla un’attività intrinsecamente rischiosa, come ha dimostrato la storia.

Le banche sono redditizie quando pagano ai depositanti un tasso d'interesse e poi ne addebitano ai mutuatari uno più elevato. Come dice un proverbio, i banchieri vivono secondo la Regola del 5-4-3: addebitare il 5% ai mutuatari, pagare ai depositanti il 4% ed essere sul campo da golf entro le tre.

Molte altre attività, alcune ad alta intensità di capitale, non utilizzano la leva finanziaria. Ad esempio, un produttore che gestisce una catena di montaggio con macchinari pesanti non è un intermediario come lo è una banca, e non si verificano prestiti a leva come nel settore bancario. La maggior parte delle imprese di servizi operano in modo simile, anche se senza proprietà immobiliari ad alta intensità di capitale. Queste attività senza leva non richiedono la supervisione normativa sul capitale tipica delle banche.


Requisiti patrimoniali giustificati per quelle attività che sfruttano la leva finanziaria

È nella natura delle banche, in quanto imprese a leva, essere sottocapitalizzate perché non esserlo le vincolerebbe ad avere fondi per concedere prestiti o coprire le spese operative. Il capitale bancario dovrebbe essere considerato un cuscinetto in grado di assorbire le perdite tra uno o più asset bancari, come prestiti in sofferenza o cali del valore di mercato nel portafoglio titoli.

Il conto capitale di una banca è costituito da fondi investiti dagli azionisti originali, aumentati dagli utili non distribuiti nel corso della vita della banca. Il capitale viene normalmente investito in titoli del Tesoro statunitense e non è disponibile per concedere prestiti o coprire le spese operative. Non costituisce né un attivo né una passività nel bilancio; si tratta piuttosto di una voce sequestrata separatamente sul lato destro (passivo) del bilancio. Il capitale può essere calcolato come la differenza tra gli attivi e le passività bancarie. Con una corretta gestione bancaria, questa differenza è positiva; se negativa, la banca sarebbe considerata insolvente.

I requisiti patrimoniali sono espressi come rapporti capitale/asset e che i regolatori bancari tengono d’occhio. I rapporti variano tipicamente dal 6 al 10%, a seconda della rischiosità imputata agli asset di una banca. Qualsiasi deficit nel rapporto capitale/patrimonio di una banca è motivo di seria preoccupazione e dev'essere corretto il prima possibile, magari anche con un'offerta di ulteriori azioni bancarie agli azionisti esistenti o nuovi.


Una nota sulle riserve bancarie e sui contanti nei caveau

“Capitale” e “riserve” sono spesso facilmente confusi, quindi è importante utilizzare i termini correttamente. Molti giornalisti finanziari, che dovrebbero saperle le cose, a volte scambiano “capitale” e “riserve” riferendosi anche in modo approssimativo a uno o entrambi come “liquidità”. Di recente uno scrittore finanziario del New York Times ha ammesso di aver travisato per molti anni il capitale bancario, paragonandolo a un “fondo di emergenza”.

Le “riserve” bancarie, un termine dal significato molto specifico, sono calcolate come percentuale (normalmente il 10% o meno) dei depositi. Se una banca detiene $1 milione in depositi, ad esempio, è tenuta a trattenere $100.000 (10%) in riserve, fondi sotto forma di contanti nel caveau e/o riserve nel proprio conto presso la banca distrettuale locale Federal Reserve. Entrambe le forme sono considerate attivi per la banca. I restanti $900.000 sono disponibili per creare nuovi prestiti.

Una banca che non è in grado di soddisfare i propri obblighi di riserva può sempre prendere in prestito le “riserve di riserva” (chiamate “fondi federali”) da altre banche che le hanno in eccesso, o in caso di necessità richiedere alla Federal Reserve un prestito a breve termine. Il mancato mantenimento delle riserve minime richieste è considerato un'anatema nel mondo bancario ed esistono opzioni per ottenere riserve aggiuntive, se necessario.

“Liquidità” è un altro termine bancario che deve essere utilizzato correttamente. Sebbene non siano monitorate dalle agenzie di regolamentazione, le banche mantengono contanti nel caveau (banconote della Federal Reserve e monete del Tesoro) per soddisfare le richieste di prelievo allo sportello o ai bancomat. Conservare contanti è una spesa per le banche, perché non frutta interessi e dev'ssere conservato in depositi sicuri. Le banche assorbono queste spese, ma sarebbero giustificate nel chiedere ai clienti di coprire il costo della gestione del contante (e in effetti alcune banche addebitano i prelievi ai bancomat).

Sebbene il capitale sia considerato un segno della salute finanziaria di una banca, né le riserve bancarie né i contanti nel caveau forniscono in alcun modo tale indicatore.


Le recenti richieste di requisiti patrimoniali più elevati

In seguito ai problemi di liquidità dello scorso anno tra la Silicon Valley Bank (SVB), la Signature Bank e la First Republic Bank, molte agenzie di regolamentazione e politici (mi ripeto) hanno chiesto requisiti patrimoniali più elevati alle banche. È chiaro, tuttavia, che l'insufficienza di capitale non è stata una delle principali cause delle difficoltà di queste banche.

SVB, ad esempio, ha subito una corsa agli sportelli dell'era moderna in cui i depositanti (alcuni dei cui conti superavano i limiti assicurativi della FDIC) hanno improvvisamente richiesto ingenti prelievi online.

Incapaci di attingere ad asset che tradizionalmente fornirebbero fondi per i prelievi — contanti dal caveau, asset in portafoglio come investimenti a breve termine, o strutture di prestito della Federal Reserve — la FDIC e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sono intervenuti per onorare i saldi dei depositanti di SVB al di sopra della normale assicurazione di $250.000 per conto. Il colpevole qui era il portafoglio di SVB contenente titoli del Tesoro il cui valore di mercato era diminuito quando la Federal Reserve ha iniziato a rialzare i tassi d'interesse nel 2022, causandone un calo dei prezzi mark-to-market al di sotto della base di costo pagata da SVB.

Una successiva analisi dei suoi problemi ha rivelato che non era sottocapitalizzata e che il suo rapporto capitale/patrimonio era del 10,4%, ben al di sopra del requisito normativo del 7%. E se avesse incluso le perdite non realizzate sul suo portafoglio titoli nei calcoli del suo capitale regolamentare, il rapporto capitale/attivi sarebbe stato ancora più alto, ottenendo buoni risultati negli stress test bancari della Federal Reserve.

Il problema principale di SVB non era l'insufficienza del capitale, ma piuttosto l'incapacità di raccogliere liquidità vendendo i titoli in portafoglio senza subire grandi perdite sugli investimenti. Come ha concluso la relazione della Federal Reserve sul crollo di SVB e Signature Bank “[...] la sua leadership non è riuscita a gestire il tasso d'interesse di base e il rischio di liquidità [...] e le autorità di vigilanza della Federal Reserve non sono riuscite ad intraprendere azioni sufficientemente energiche [...]”. La relazione ha poi evidenziato come criticità la “[...] crescita rapida e sfrenata [...] attraverso un'eccessiva dipendenza da depositi non assicurati [...] e l'incapacità di comprendere il rischio della loro associazione con l'industria delle criptovalute”. Il capitale non è stato citato come fattore del fallimento di queste banche.


Considerazioni conclusive sul modello di business e sul capitale delle banche

Idealmente le banche ben gestite (e i loro depositanti) dovrebbero essere libere di determinare il livello di capitale adeguato al loro modello di business, ma l’unicità del settore ha indotto le autorità di regolamentazione a far rispettare i requisiti patrimoniali. Negli anni successivi alla creazione della FDIC, sia le banche che i depositanti sono diventati indifferenti all'importanza del capitale bancario perché la FDIC copre le perdite sui depositi fino a un limite noto e in alcuni casi anche oltre tale limite, come con SVB ad esempio.

L’esistenza di questa generosa copertura assicurativa è un esempio di ciò che gli economisti chiamano “azzardo morale”, quando gli attori economici (le banche e i loro depositanti in questo caso) sono incentivati ​​a correre rischi più grandi perché non ne sopportano tutti i costi. Nel salvataggio dei depositanti di SVB da parte della FDIC, un costo maggiore è sostenuto da tutte le altre banche (e dai loro depositanti), che pagano direttamente o indirettamente i premi assicurativi sui depositi, socializzando così quello che avrebbe dovuto essere un costo privato e che sarebbe dovuto gravare totalmente sulle spalle del management di SVB. 

Un’ultima osservazione è che i fallimenti bancari del 2023 potrebbero riflettere lo stato di paura che affliggeva gli Stati Uniti durante la crisi sanitaria del 2020-23 e che ora sta finalmente iniziando a dissiparsi mentre gli americani ritornano a una relativa normalità. Le agenzie di regolamentazione bancaria, chiedendo alla FDIC una copertura estesa delle perdite sui depositi e raccomandando poi requisiti patrimoniali più elevati per le banche, potrebbero aver reagito in modo eccessivo al fallimento di SVB, temendo un contagio simile a un virus in tutto il settore bancario. Alcuni hanno ipotizzato che le misure di lockdown fossero una prova generale di qualcosa di ancora più controverso e distruttivo; forse gli storici futuri analizzeranno con successo e descriveranno gli effetti collaterali attuali e postumi di quest'epoca.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La frode insita nel sistema bancario a riserva frazionaria

Mar, 23/04/2024 - 10:15

 

 

di Frank Hollenbeck

Supponiamo di portare una pelliccia in una lavanderia e poi di scoprire che il proprietario ha permesso a sua moglie di indossarla prima di lavarla (un episodio di Seinfeld). Oppure supponiamo che abbiate dato le chiavi della vostra macchina al parcheggiatore di un hotel e il giorno dopo vi venga detto che aveva prestato la vostra auto ad alcuni adolescenti che l'hanno usta per farci un giro. Non sareste affatto contenti e per una buona ragione: quando consegnate i vostri vestiti o le chiavi della macchina, ciò rappresenta una messa in custodia. Ne conservate la proprietà; in nessuna forma cedete la vostra proprietà o la prestate.

Supponiamo che viveste nel diciottesimo secolo e aveste cento once d'oro. Sono pesanti e non vivete in ​​un quartiere sicuro, quindi decidete di portarle da un orafo per tenerle al sicuro. In cambio di quest'oro l'orafo vi dà dieci biglietti sui quali c'è indicato che egli vi deve un totale di dieci once. L’oro è pesante da trasportare, quindi in un breve periodo di tempo tali biglietti di credito inizieranno a circolare al posto dell’oro. Questa è la creazione del cosiddetto quasi denaro: ciò non significa che avete rinunciato ai vostri diritti di proprietà sull'oro, ma avete invece utilizzato un modo più semplice per trasferirne la proprietà.

Naturalmente l’oro ora giace in un caveau e di solito nessuno viene a prenderne una parte o addirittura controlla che sia ancora lì. Ben presto l'orafo si rende conto che esiste un modo semplice e fraudolento per arricchirsi: basta prestare l'oro a qualcun altro creando altri dieci biglietti. Poiché questi ultimi vengono convertiti di rado in oro, l'orafo ritiene di poter portare avanti questa truffa per molto tempo. Naturalmente non è il suo oro, ma dal momento che è nel suo caveau, può comportarsi come se fosse il suo. Si tratta di un sistema bancario a riserva frazionaria con una riserva del 50%. Questo è anche il modo in cui il sistema bancario può creare denaro dal nulla, o fondamentalmente denaro contraffatto, e rubare il potere d’acquisto ad altri senza dover produrre beni e servizi reali. Il 26 marzo 2020 la banca centrale degli Stati Uniti ha abbassato i requisiti di riserva per le banche statunitensi dallo 10% allo 0% in reazione agli effetti economici della crisi sanitaria.

Ora l'orafo, o quella che ora chiameremo banca, ha un limite nella quantità di frodi o contraffazioni che può commettere. Immaginiamo ci siano cento once d'oro e diritti su duecento once. La banca deve conservare una certa quantità di oro nei suoi caveau, poiché i depositanti a volte scambiano i biglietti con oro fisico. Un altro vincolo è che i depositanti, se sospettano che ci siano più biglietti di credito rispetto all’oro disponibile, possono correre dalla banca che essi siano rimborsati “su richiesta” in oro fisico. Questa corsa, in realtà, riflette solo la natura fraudolenta del settore bancario. Le festività bancarie, implementate negli anni '30, o i controlli sui capitali, implementati a Cipro, sono azioni a vantaggio del truffatore (le banche) invece che della vittima (i depositanti). Naturalmente la Banca Centrale Europea supportò le azioni commesse a Cipro. Il mondo è alla rovescia ormai.

Supponiamo che voi siate l'orafo e che il vostro zio ricco prometta di prestarvi tutto l'oro di cui avete bisogno se vi capitasse di rimanere senza (la funzione di prestatore di ultima istanza della banca centrale). È probabile che commettiate altre frodi? Supponiamo che questo zio ricco vi dica che se le cose vanno male, si assicurerà che tutti riavranno indietro il loro oro (assicurazione sui depositi). Ancora una volta, è probabile che commettiate altre frodi? Dal momento che non avete niente da perdere, è probabile che correrete rischi più grandi, per rendimenti più elevati, nelle vostre attività di prestito?

Gli economisti Austriaci hanno difficoltà a spiegare perché il sistema bancario a riserva frazionaria sia fraudolento. La risposta standard della persona media è che “tutti sanno che la banca presta i tuoi soldi”; oppure dirà che “tutte le banche negli Stati Uniti includono una clausola nel contratto del depositante che dice specificamente che il rapporto tra il depositante e la banca è esclusivamente quello tra creditore e debitore”. Supponiamo che la banca prenda i vostri soldi e li perda tutti. In che modo essa soddisfa l'aspettativa secondo cui il vostro denaro è disponibile su richiesta affinché possiate pagare l'affitto e le bollette? È semplice: prende i soldi da qualcun altro. Se la banca vi dicesse che sfortunatamente il denaro è andato perduto, non ci sarebbe alcuna frode (se aveste firmato una dichiarazione chiara sull'utilizzo dei vostri fondi). La frode avviene nel momento in cui la banca prende i soldi di qualcun altro, le vittime della frode sono gli altri depositanti. La banca gestisce essenzialmente uno schema simil Ponzi (un’attività fraudolenta) che può continuare per molto, molto tempo, ma non è da meno un’attività fraudolenta e dovrebbe essere trattata come tale. Sebbene voi e la banca possiate essere consapevoli di ciò che sta succedendo, dovrebbe comunque essere trattata come una frode. Il fatto che voi siate a conoscenza, o addirittura ignari, di tale schema fraudolento non toglie il fatto che sia una frode. L’assicurazione statale sui depositi sposta semplicemente il costo della frode su altri depositanti, contribuenti, o chiunque utilizzi la valuta per condurre transazioni.

Perché la contraffazione è illegale? Il contraffattore è felice perché ottiene beni/servizi reali e il commerciante è felice perché vende e può anche ottenere più beni/servizi reali se spende il denaro rapidamente prima che i prezzi salgano. Quindi dov'è il problema? La transazione è stata vantaggiosa per entrambi. È illegale a causa degli effetti su terzi. Il contraffattore attinge alla torta economica, ma non contribuisce. Ruba beni/servizi reali riducendo il potere d'acquisto del denaro nelle tasche di tutti gli altri. Quando il sistema bancario a riserva frazionaria crea denaro dal nulla, anche questa è una forma di contraffazione e ha effetti indesiderati su terzi. Gli economisti sanno che è stata la rapida espansione della moneta e del credito, ingiustificata dalla crescita lenta del risparmio, ad aver alimentato i cicli di boom/bust degli ultimi due secoli, e le difficoltà economiche che li hanno accompagnati.

Eliminando il sistema bancario a riserva frazionaria si elimineranno boom e bust. Incapace di creare denaro dal nulla, il settore bancario sarebbe solo un settore come tutti gli altri senza la capacità di affondare l’intera economia mondiale.

Dobbiamo avviare una discussione seria sulla fine del sistema bancario a riserva frazionaria e, allo stesso tempo, del sistema bancario centrale. Il nostro attuale sistema bancario non è una funzione del capitalismo di libero mercato. Il sistema bancario nella sua forma attuale dovrebbe essere messo al bando perché è caratterizzato da frode e furto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Per rimanere liberi bisogna rendere significativo ciò che è ordinario

Lun, 22/04/2024 - 10:17

 

 

di Barry Brownstein

In questi tempi sempre più illiberali, molti si chiedono come preservare la libertà. Le prospettive per sembrano desolanti e la maggior parte delle persone non leggerà mai i grandi pensatori liberali classici. Sanno poco delle condizioni che consentono agli esseri umani di prosperare. Le scuole e le università non promuovono i principi liberali e molte persone adottano con entusiasmo opinioni di seconda mano provenienti dai media e da altre fonti. Eppure c’è motivo per essere ottimisti.

Dopo una recente visita dal dentista, io e mia moglie abbiamo parlato del ruolo che le persone comuni svolgono nel preservare la libertà. La preoccupazione che il nostro dentista e il suo staff nutrono per i pazienti è palpabile. Sviluppano le loro competenze con la formazione continua, tenendosi al passo con gli ultimi progressi in odontoiatria, come l’uso non invasivo dell’ozono per uccidere i batteri, riducendo così la necessità di trattamenti parodontali. Lavorano duro tutto il giorno, dando un significato alle loro vite e quando tornano a casa potrebbero non pensare a come preservare la libertà.

Tuttavia, poiché danno un significato alla loro vita, sono implicitamente anche combattenti per la libertà. Più significato dà una persona alla propria vita, meno vulnerabile sarà a quelle linee di politica sostenuta da politici autoritari e volte a ridurre la libertà.

Molti considerano Man's Search for Meaning di Viktor Frankl come uno dei libri più influenti del XX secolo. Anche in circostanze terribili, come quelle in un campo di concentramento nazista, Frankl osservò come i prigionieri trovassero opportunità per dare un significato alle loro vite. Frankl coniò il termine logoterapia per la sua dottrina terapeutica e nel 1962 incluse il saggio “Logoterapia in poche parole” come supplemento a Man's Search for Meaning.

La logoterapia si basa, secondo le parole di Frankl, sullo “sforzo di trovare un significato nella propria vita [come] forza motivazionale primaria nell'essere umano”. Ognuno di noi, spiegò Frankl, “è interrogato dalla vita e può rispondere solo tramite essa. Dichiarando che l'uomo è responsabile e deve attualizzare il significato potenziale della sua vita, desidero sottolineare che quest'ultimo va scoperto nel mondo e non all'interno dell'essere umano o della sua stessa psiche, come se fosse un sistema chiuso”.

Frankl disse che gli individui possano scoprire “il significato della vita in tre modi diversi: (1) creando un'opera o compiendo un'azione; (2) sperimentando qualcosa o incontrando qualcuno; (3) dall’atteggiamento che assumiamo nei confronti della sofferenza inevitabile”.

Siamo chiamati “a trovare la risposta giusta ai problemi [della vita] e ad adempiere ai compiti che essa costantemente pone di fronte a ciascuno di noi”. Una persona che non risponde alla sua “chiamata” cade in quello che Frankl chiamava il “vuoto esistenziale”. Senza assumersi la responsabilità di dare significato alla propria vita, un individuo, nelle parole di Frankl, “o desidera fare ciò che fanno gli altri (conformismo) o fa ciò che gli altri desiderano che faccia (totalitarismo)”.

The True Believer di Eric Hoffer fu pubblicato nel 1951, cinque anni dopo la pubblicazione di Man's Search for Meaning. Per capire perché coloro che non danno significato alla propria vita si rivolgono alla tirannia, il lavoro di Hoffer è essenziale.

Nella sua frase di apertura, Hoffer scrisse: “È ovvio che molti che si uniscono a un movimento rivoluzionario in ascesa sono attratti dalla prospettiva di un cambiamento improvviso e spettacolare nelle loro condizioni di vita. La fede in una causa santa è in larga misura un sostituto della fede perduta in noi stessi. Quanto meno un essere umano è giustificato nel rivendicare l’eccellenza per sé stesso, tanto più è pronto a rivendicare tutta l’eccellenza per la sua nazione, la sua religione, la sua razza o la sua santa causa. Un movimento di massa attrae e mantiene un seguito non perché può soddisfare il desiderio di auto-avanzamento, ma perché può soddisfare la passione per l’auto-rinuncia”.

Le persone “che vedono la propria vita irrimediabilmente rovinata non riescono a trovare uno scopo utile nel progresso personale”. Hoffer passò a descrivere poi la mentalità di coloro che non hanno dato un significato alla propria vita: “La prospettiva di una carriera individuale non può spingerli a uno sforzo enorme [...]. Considerano l'interesse personale come qualcosa di contaminato e malvagio”.

Coloro che vivono vite “sterili” e senza significato non hanno amore per la libertà, come scrisse Hoffer: “La libertà di scelta pone tutta la colpa del fallimento sulle spalle dell’individuo. E poiché la libertà incoraggia una molteplicità di tentativi, inevitabilmente moltiplica il fallimento e la frustrazione”.

Per coloro che si sono arresi, scrisse Hoffer, “la libertà è un peso fastidioso”. E aggiunse: “A che serve la libertà di scegliere se il sé è inefficace?”.

Non essendo riusciti a dare un significato alle loro vite, spiegò Hoffer, “trovano elementi di orgoglio, fiducia e scopo identificandosi con gli sforzi, i risultati e le prospettive dei movimenti [di massa]”.

In un avvertimento senza tempo Hoffer spiegò che un movimento tirannico di massa può unire le persone attorno all’odio:

L’odio è il più accessibile e completo di tutti gli agenti unificanti. Tira e trascina l'individuo lontano da sé stesso, gli fa dimenticare il suo benessere e il suo futuro, lo libera dalle gelosie e dall'egoismo. Diventa una particella anonima fremente dal desiderio di fondersi con i suoi simili in un'unica massa fiammeggiante.

I totalitari manipolano le persone affinché si uniscano per combattere un “diavolo” inventato. “Ogni difficoltà e fallimento all’interno del movimento di massa è opera del diavolo e ogni successo è un trionfo sui suoi complotti malvagi”. Coloro che non si assumono la responsabilità di costruire una vita piena di significato trovano significato nel loro odio: “Così le persone perseguitate dall’inutilità della loro vita cercano di trovare un nuovo contenuto non solo dedicandosi a una causa santa, ma anche coltivando un rancore fanatico”.

Hoffer scrisse: “Le persone la cui vita è sterile e insicura mostrano una maggiore volontà di [...] abdicare alla direzione della propria vita a favore di coloro che vogliono pianificare, comandare e assumersi tutte le responsabilità”. Nel frattempo coloro che danno un significato alla propria vita tirano dritto quando i totalitari provano a sedurli.

Ma che dire dei milioni di persone il cui lavoro è così banale che sembra che abbiano poche opportunità di dare significato alla propria vita attraverso di esso? Nel loro saggio sulla Harvard Business Review intitolato “What Job Crafting Looks Like”, i professori Jane E. Dutton e Amy Wrzesniewski esplorano il modo in cui le persone possono e riescono a dare significato alla propria vita attraverso il lavoro. Gran parte delle capacità impiegate in un lavoro consiste in cambiamenti cognitivi – non pretendere di essere bravi e far finta che vi piaccia un lavoro quando invece non vi piace – stiamo parlando di cambiamenti che anche Frankl applaudirebbe.

Una donna delle pulizie in un ospedale “prendeva molto sul serio il proprio lavoro, tanto da considerarlo di gran lunga superiore rispetto alle sue responsabilità professionali. Aveva rimodulato cognitivamente il suo lavoro facendogli assumere la forma di strumento di guarigione, affinché giocasse un ruolo chiave 'nel rinforzamento della speranza'”. Ha dato un significato al suo lavoro in quanto “ha prestato maggiore attenzione a quei compiti che avrebbero potuto aiutare le persone a riprendersi e a lasciare l'ospedale più rapidamente”.

Gli addetti alle pulizie, il personale odontoiatrico e milioni di altre persone comuni sono in prima linea nella difesa della libertà. Completamente occupati al servizio degli altri, resisteranno al richiamo delle sirene degli autoritari che dicono loro che sono vittime. Non c’è da stupirsi se molti politici lavorino a tempo pieno per rendere più persone dipendenti dallo stato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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